In ricordo di Giuseppe Fava, ucciso trent’anni fa dalla mafia

IERI SERA PALERMO HA RICORDATO IL GRANDE GIORNALISTA CHE NEI PRIMI ANNI ’80 DEL SECOLO PASSATO DENUNCIAVA LE COLLUSIONI TRA ECONOMIA E ONORATA SOCIETA’

Ieri sera al cinema teatro Colosseum spettacolo, organizzato dall’associazione Immaginarte, in occasione dei trent’anni dalla uccisione per mano mafiosa il 5 gennaio 1984 del giornalista  scrittore siciliano, Giuseppe ‘Pippo’ Fava.
La tela dello spettacolo è stata ordita con gli scritti di Pippo Fava e con le testimonianze di coloro che gli sono stati vicini nell’esperienza della rivista ‘I Siciliani’. Rivista fondata e diretta dal combattivo giornalista, le cui battaglie contro l’organizzazione mafiosa catanese, purtroppo, gli sono costate la vita.
A condurre la serata è stata Alessandra Mulè, che ha saputo creare un miscela perfetta tra parti recitate e testimonianze dal vivo degli ospiti intervenuti.
Si comincia con la proiezione degli interventi di Pippo Fava sulla realtà catanese ai tempi dei quattro Cavalieri del Lavoro che dominavano la vita e la sorte di quella città: i Costanzo, i Rendo, i Finocchiaro e i Graci. Potenti e intoccabili, protetti da una certa ‘società’ con la quale avevano un patto non proprio tacito, laddove operavano gli interessi dei mafiosi loro si sarebbero astenuti dall’intervenire e viceversa. La politica del tempo lasciava fare ed, anzi, rispettava quella divisione delle competenze.

L’unico che denunciava questi equilibri e che combatteva la sua battaglia di libertà era proprio Pippo Fava ed è per questa ragione che è stato eliminato fisicamente. E non solo, perché sulla sua morte sono state costruite tante leggende al fine di screditarlo e di dirottare altrove l’attenzione della pubblica opinione, nonché quella degli inquirenti.
La voce libera di Pippo Fava risultava stonata rispetto al silenzio che accompagnava la pubblica opinione siciliana sull’argomento da parte della stampa e delle televisioni locali, controllate dalle società o dalle significative compartecipazioni dei quattro Cavalieri alle rispettive società editoriali. Quella stonatura doveva essere eliminata dal concerto del silenzio che dominava la vita economica e politica catanese di quel tempo.
Poi lo spettacolo-cerimonia si è sviluppato attorno alla poliedrica figura della presidente-regista-attrice-cantante Stefania Mulè. La quale ha esordito con la lettura recitata e cantata di un pezzo scritto da Pippo Fava nel primo numero de I Siciliani, nel quale descriveva con puntualità e precisione documentale i quattro Cavalieri indicati in precedenza, con accompagnamento di chitarra e percussioni.
Quindi è sta la volta di una testimonianza portata da una collaboratrice di Pippo Fava, Graziella Proto, direttrice della rivista antimafia Casablanca, edita da I Siciliani a Catania. La Proto ha ricordato come la sua esperienza di vita è stata cambiata, in seguito all’incontro con Fava, che ne fatto una giornalista che ancora oggi continua la battaglia contro la mafia. Lei, su suggerimento di Fava, abbandonò la sua carriera politica, a quel tempo era consigliera comunale a Catania per il Partito comunista italiano.

A seguire, inframmezzati da momenti di spettacolo cantato e recitato, sono seguite le testimonianze del giornalista e scrittore Saverio Lodato che ha ricordato che le figure come quella di Pippo Fava, che pure lui non ha conosciuto personalmente, ma ne ha apprezzato l’impegno attraverso i suoi scritti. Ha poi rilevato, in maniera assai ferma, come dal dibattito pubblico è scomparsa la lotta alla mafia, come se questa non esistesse più. Ed in questo senso non è estraneo il comportamento tenuto dal Presidente della Repubblica, Napolitano, il quale nel suo messaggio di fine anno non ha ritenuto di rivolgere parole di sostegno alla figura e al ruolo del magistrato Nino Di Matteo, soggetto ad attacchi espliciti alla sua esistenza in vita, perché ritenuto un pericoloso avversario da parte della mafia e degli ambienti deviati degli apparati dello Stato.

Quindi è stata la volta di Salvatore Borsellino, animatore del movimento delle Agende Rosse. Egli ha sottolineato il suo impegno contro le ingiustizie e le omertà di Stato e rilevato che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rispetto alle vicende che attengono alla trattativa tra lo Stato e la mafia, non dica tutta la verità e che, piuttosto che venire a testimoniare al processo sull’argomento, trovi ogni pretesto, prima per limitare l’ambito delle sue dichiarazioni e poi addirittura per non farle.

Altre testimonianze sono state portate dai rappresentanti delle altre associazioni aderenti alla iniziativa di Immaginarte, quali l’associazione Libera, l’Arci gay, per il tramite del suo presidente Paolo Patanè, e dell’associazione Rita Atria.
Infine, una presenza significativa è stata quella dell’ex dirigente del reparto Omicidi della Squadra Mobile di Palermo, Francesco Accordino, il quale ha ricordato come quella Squadra era composta da persone di alto profilo professionale quali Ninni Cassarà, Boris Giuliano, Giuseppe Montana, tutti uccisi per mano mafiosa.

In conclusione va rilevato che la formula commemorativa proposta dall’associazione Immaginarte è stata accolta molto positivamente sia dal pubblico che dai partecipanti.

(Foto di prima pagina tratta da tratv.altervista.otg)

 


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