Giulio Casale – “In Fondo al Blu” (2005, Mescal)
“mai stato così vero, mai stato così me,
come in fondo al blu
Un Giulio Casale diverso, a piedi scalzi, con occhi sorridenti, curiosi, seduto comodamente nella sua poltrona stile retrò, con accanto una lampada decorata ed un grammofono luccicante, mentre tutto intorno cè il blu dellacqua e del fondale dintimità in cui ha deciso di calarsi e confessarsi, confidarsi; soffro come un uomo canta, citando lonestà intellettuale di Giorgio Gaber. In fondo al blu è il figlio naturale dellantica collaborazione di Giulio col compositore Alessandro Linzitto (suoi gli archi del brano Signor Jones degli Estra), ma anche e soprattutto conseguenza del reading letterario Sullo Zero, che aveva già mostrato palesemente la deliziosa abilità del cantante trevigiano nellesplorazione sociale fatta di versi e musica. Casale è uno scrittore finissimo ed istrionico e qui abbandona per un po laggressività-rock collettiva dei suoi Estra per esporsi maggiormente come individuo e con toni pacati e riflessivi. La metamorfosi succitata trova fondamento sin da subito con lesordio commuovente di Marina Elisa, dedicata alla madre scomparsa, dove la dolcezza dellarpeggio di Casale e la semplicità dei campionamenti di Lizzetto fanno del brano un breve omaggio (efficace leffetto scoppiettio da giradischi) alla musica leggera anni 60. Ma anche lonestà di Eccomi qui, di So che non so e di Dovrei affresca le pareti delle stanze più intimistiche del disco in un gioco a specchi in cui Casale studia il riflesso della sua essenza. Le strutture musicali sono corpose, lavorate fino allo sfinimento, ricalcano arrangiature drakiane e la raffinatezza compositiva di De Andrè e Fossati e, in altre stanze, inoltre, non si spegne lantica fiamma sarcastica ed ironica di Casale, che si diverte anche qui a svegliare il paradosso con lefficacia di pezzi irridenti e dal titolo inequivocabile: Parassita intellettuale, All I want to be (tra Vedder e Waits), Sbarre sui denti (efficace duetto ironico con Roberto Citran) e Vivacchio; brani infarciti di un pessimismo intellettuale maturo, uno sfogliare le pagine dellItalia di oggi, a tratti scuola materna e in altri casi Lungo Carnevale. In fondo al blu è un lavoro eterogeneo, vario, come gli umori del suo autore, e mostra inoltre unapertura ingenua, primordiale e speranzosa (io so che oggi cè questo groviglio di perché / ma so che vedrò la saggezza, linnocenza, la dolcezza di vivere) verso un futuro diverso, il tutto parola di Giulio Casale, oggi meno estremo. Nelle pagine del booklet Giulio molla i braccioli della sua poltrona retrò e pian piano riaffiora in superficie fino a lasciare del tutto gli abissi della riflessione. Fuori dal blu. Il disco è finito.
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