Uno studente, una insegnante, un elettricista e pochi altri. Ieri erano a Librino per ricordare Peppe Cunsolo, il piccolo giocatore dei Briganti rugby morto in circostanze misteriose in viale Castagnola. Ma Luciano Bruno, l'organizzatore, non si abbatte: «Pochi ma buoni» commenta. Il piccolo corteo ha cercato di farsi strada tra l'indifferenza dei passanti. «Un ragazzo ignorato da tutti nel suo quartiere mi fa restare di stucco», commenta Enzo, uno dei partecipanti
In dieci per Peppe Cunsolo a Librino I manifestanti: «Siamo pochi, ma buoni»
«Pochi, ma buoni». Luciano Bruno commenta così la manifestazione che ha organizzato per ricordare Peppe Cunsolo. E’ il 17 marzo, nemmeno due mesi sono passati da quando il piccolo giocatore dei Briganti rugby Librino è stato trovato in strada in fin di vita, solo e senza spiegazioni. Era il 28 gennaio, e Peppe sarebbe morto dopo due settimane di coma, il 14 febbraio. Oggi però i fiori sul luogo dell’incidente sono già secchi.
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«Siamo pochi, anche perchè i Briganti sono fuori per una partita» commenta Luciano, comunque soddisfatto. La squadra ha onorato la memoria di Peppe Cunsolo con una visita- sopralluogo nel campo San Teodoro. Il campo, negato loro nel 2009 dal comune di Catania per affidarlo al Catania calcio, è stato ritrovato oggi «in condizioni vergognose», commentano i Briganti. E a testimonianza dello stato dell’impianto sportivo, hanno inserito una nutrita fotogallery su facebook. Lo stesso social network dal quale Luciano ha lanciato il suo appello per «una vittima della strada e dell’indifferenza», ma che ha visto poche adesioni. Per un sabato pomeriggio a Librino, «dieci persone non sono poche» commenta Luciano.
I manifestanti hanno un solo cartello e delle candele, che non verrano usate: sono le quattro e il sole splende, come il giorno dell’incidente. «Peppe me lo ricordo, l’ho incontrato al centro Iqbal Masih quando feci il mio spettacolo teatrale Librino. Voleva attaccare i palloncini, un gesto che mi è rimasto in mente», ricorda Luciano, che come Peppe Cunsolo qui è nato e cresciuto. Raccontando le sue tante difficoltà è divenuto scrittore e autore teatrale “per caso”. Lungo il viale Castagnola lo accompagna Raffaella Carrara, insegnante di scuola media. «Come insegnante non so spiegarmi quanto accaduto, perché non ci siano le istituzioni qui a Librino. Ma qui si va oltre, perché un ragazzino non può andare solo a quell’età, la famiglia ha le sue responsabilità» commenta Raffaella.
E’ sabato, come nel giorno dell’incidente, e il via vai di persone lungo il viale è continuo. Ma nessuno si ferma. Natale Anastasi, studente, commenta amaramente questo stato di cose. «Sono indignato. Questa tragedia non è stata ascoltata da nessuno e noi dobbiamo parlarne, perché è difficile essere partecipi di quel che succede nel territorio». Ma se Natale pensa che la responsabilità di quanto accaduto sia da attribuire alla mancanza di attenzione, Enzo Tedesco, elettricista, è certo della responsabilità del quartiere. «Una così giovane persona che viene ignorata da tutto e da tutti nel suo quartiere, così popoloso e in pieno giorno – accusa Enzo – mi fa pensare all’insensibilità che ormai ha colpito tutti. Sono solo di stucco».
Il piccolo corteo si avvia verso il luogo dell’incidente, dove viene lasciato il cartello con la semplice scritta “Peppe Cunsolo”. Luciano prende un pennarello e scrive un breve «grazie» sul cartello, con qualche lacrima. Attorno qualche passante incuriosito guarda, ma è solo un attimo.