Nel 2006 Antonino Messina, catanese, era in forze alla Digos di Rimini. Durante una discussione col nipote della sua ex compagna brasiliana, approfittò del suo ruolo. L'agente intanto è tornato a lavorare nel capoluogo etneo, ma la condanna è diventata definitiva. Lo aspetta un altro processo per aver coperto delle entreneuse con documenti falsi
In carcere un poliziotto della Questura di Catania Compì un arresto per motivi personali in un night club
Un litigio per motivi personali, un arresto ingiustificato e poi l’accusa di aver coperto alcune ballerine di night club con documenti falsi. Per questi motivi un funzionario di polizia catanese, Antonino Messina, 50 anni, è stato arrestato dopo che la sua condanna a tre anni e sei mesi di carcere per arresto illegale, falso in atto pubblico e calunnia è diventata definitiva. I fatti contestati all’uomo risalgono al 2006, quando il poliziotto era in servizio alla questura di Rimini, dove lavorava come responsabile Digos. Dopo l’inizio della sua avventura giudiziaria, Messina era stato trasferito a Catania, dove prestava servizio da gennaio dello scorso anno. Adesso l’agente è detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, nel Casertano, ed è in attesa di un nuovo processo – previsto per aprile – per omessa denuncia.
Tutto comincia nel 2006, quando il poliziotto si presenta al night club Pierrot di Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, gestito dalla sua ex compagna, una donna brasiliana, e dal cugino, anche lui catanese. Messina intendeva risolvere con la ex alcune questioni, quando nella discussione interviene il nipote della donna, un 24enne brasiliano. Scoppia una lite e il giovane dà un pugno all’agente che lo arresta per oltraggio e violenza a pubblico ufficiale. Manette che, secondo il giudice chiamato a confermare il fermo del ragazzo, sono state fatte scattare illegalmente.
Dopo questa prima accusa, Messina resta a Rimini, ma viene trasferito in un altro ufficio. Poi si sposta a Catania. E da qui al carcere militare. In attesa di affrontare un nuovo processo davanti al tribunale di Ravenna, sempre legato al night club gestito dall’ex compagna dell’uomo. Secondo i magistrati, il poliziotto avrebbe saputo e coperto che alcune entreneuse del locale – le ragazze che hanno il compito di far avvicinare i clienti – sarebbero state di nazionalità russa, pur esibendo documenti lituani. Un espediente per evitare la richiesta di un permesso di soggiorno, considerato che la Lituania fa parte della Comunità europea, al contrario della Russia.