In Belgio ‘trionfa’ l’eutanasia, anche a richiesta dei carcerati…

APPARE ALQUANTO DISCUTIBILE IL METODO CON IL QUALE VIE4NE AFFRONTATO IL PROBLEMA DEL SOVRAFFOLLAMENTO DELLE CARCERI

Uno dei problemi in Italia pare sia il sovraffollamento delle carceri. Anche in Belgio sembra che questo sia diventato un problema. Solo che la soluzione che hanno deciso di adottare appare quanto meno discutibile.

Nel 2003, il Belgio ha ratificato il Tredicesimo Protocollo alla Convenzione Europea sui Diritti Umani che vieta la pena di morte in tutte le circostanze. Anzi, a dire il vero, in questo Paese la pena di morte era già stata abolita nel 1996 (ma già da prima era concessa solo in rarissimi casi).

Più di recente, nel 2012, il Belgio ha sponsorizzato e votato, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a favore della risoluzione per una moratoria delle esecuzioni capitali in tutti i Paesi del mondo.

Molti penseranno che il problema delle esecuzioni capitali in Belgio era un capitolo chiuso. Non è così: semplicemente hanno pensato bene di risolvere il problema in modo “diverso”. Niente più esecuzioni capitali come si diceva… a meno che a chiederlo non sia lo stesso detenuto.

Nei giorni scorsi un tribunale belga ha concesso il via libera per l’esecuzione capitale (chiamarla eutanasia è solo un eufemismo) di un detenuto, Frank Van Den Bleeken. L’uomo, colpevole di diversi stupri e dell’uccisione di una delle vittime, aveva richiesto di poter scontare almeno parte della pena in Olanda, in un centro per cure psichiatriche. La richiesta nasceva dal fatto che, a quanto pare, in Belgio non esistono strutture adeguate per la detenzione e la cura di criminali con patologie psichiatriche.

Ma i giudici nonostante strutture adeguate siano in costruzione anche in Belgio (e, quindi, sarebbe bastato attendere), hanno deciso di respingere la richiesta. Così a Van Den Bleeken non è rimasto che di chiedere di ricorrere all’eutanasia. I giudici – questo è ciò che è davvero sorprendente – hanno prontamente accolto la richiesta.

Immediatamente questa richiesta è stata fatta anche da altri quindici detenuti, convinti (da chi?) che ricorrere anche loro all’eutanasia sarebbe stato meglio che scontare la pena. Eppure molti di loro non avevano commesso reati tali da giustificare la pena di morte. Ciò nonostante un’equipe di medici è stata tempestivamente incaricata di valutare se i richiedenti manifestavano effettivamente “sofferenze fisiche o psichiche insopportabili e incurabili” tali da rendere “accettabile” l’eutanasia.

Da quando in Belgio è considerata legale l’eutanasia, il numero di quelli che vi hanno fatto ricorso è cresciuto sensibilmente (del 27% solo nell’ultimo anno), fino a raggiungere l’impressionante cifra di 1.807 casi nel 2013. Ma quello che sorprende è il numero delle richieste: tra il 1° gennaio 2013 e la metà di ottobre dello stesso anno, in Belgio, sono state presentate ben 15.279 richieste di morte anticipata.

Nella “civilissima” Europa, dove il suicidio è considerato quasi un reato (in Italia, per esempio, fino a pochi anni fa, chi tentava il suicidio, poteva essere incriminato e così pure per l’eutanasia) c’è chi considera legittimo uccidere, basta che sia la vittima a chiederlo. Quanto alla motivazione basta sceglierne una qualsiasi. Come nel caso di Nathan-Nancy un transessuale che, nel 2002, sempre in Belgio, ha ottenuto l’autorizzazione a suicidarsi (chiamarla eutanasia non cambia la realtà delle cose) solo perché l’operazione di cambio di sesso non aveva avuto gli esiti sperati. E anche in casi in cui a essere “beneficiari finali” dell’intervento sono bambini, come nel caso di una coppia di gemelli, già sordi, a cui è stata diagnosticata un’imminente cecità.

E se l’eutanasia viene concessa per motivazioni come queste perché non estenderla ai detenuti? In Belgio, come del resto in tutti i Paesi della “civilissima” Europa, la pena di morte è stata giustamente eliminata. Il principio fondamentale da tutti riconosciuto è che nessuno ha il diritto di decidere della vita di un altro uomo. Solo una trentina di Paesi (tra cui i “civilissimi” Stati Uniti d’America e Giappone) nel mondo usano ancora la pena capitale. Ma pare che anche a molti di quelli che hanno dichiarato di voler rinunciare alla pena di morte faccia comodo risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri in modo “alternativo”. E, soprattutto, “politically correct”. Per farlo è bastato far sì che a richiedere di essere giustiziati fossero i condannati…

Foto tratta da giornalettismo.com


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