Sebino Scaglione si definisce «un artigiano del sociale». Negli anni '90 fu tra i promotori delle prime coop che gestivano i beni di Cosa Nostra. Da alcuni anni mette la sua esperienza a servizio dei giovani che arrivano via mare. A settembre una bomba è esplosa davanti la sua casa di Canicattini Bagni
Impresa sociale, il modello del sociologo siracusano Dai terreni confiscati a Provenzano ai minori stranieri
«Il mio desiderio non è mai stato quello di fare il ricercatore, ma di sporcarmi le mani con il disagio e fare l’artigiano del sociale». Per mettere in pratica i suoi principi Sebino Scaglione ha fondato la cooperativa Passwork. Una realtà imprenditoriale con circa 60 dipendenti che opera nel settore dell’innovazione sociale: dall’accompagnamento al lavoro per immigrati, disabili psichici, ex detenuti ed ex tossicodipendenti, alla lotta alla dispersione scolastica, all’educazione alla legalità e alla multiculturalità nelle scuole; fino ai servizi di prevenzione del disagio giovanile e delle dipendenze. Da tre anni, però, si è aggiunta una nuova sfida: l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, e in particolare quelli con disagi psichici. Un settore che fa gola a molti ma a cui Scaglione sta provando ad applicare il proprio modello.
Lo scorso 17 settembre una bomba è esplosa davanti alla sua casa. Un atto di intimidazione su cui le forze dell’ordine continuano ad indagare. Forse dovuto al tentativo condizionare le sue attività. «La forza – commenta – mi viene dalla rete di forti relazioni sociali costruita negli anni che mi ha insegnato come i veri processi di cambiamento possano avvenire solo grazie alla società civile organizzata e, questo, spesso crea forti atteggiamenti di resistenza».
Scaglione già all’indomani della laurea in Scienze politiche, nel 1991, è tra i protagonisti, insieme alla Cgil e all’Arci, «della prima esperienza di accoglienza di migranti fatta nella provincia di Siracusa e riguardava soprattutto persone provenienti dal Maghreb, dalla Tunisia, dall’Algeria e dal Marocco». Una missione che affonda le radici nella sua vita privata. «Quando avevo un anno e mezzo la mia famiglia è emigrata in Germania, lì ho fatto la scuola media per poi rientrare in Italia. In quegli anni ho vissuto direttamente cosa significano il pregiudizio e i meccanismi di ghettizzazione. Una esperienza del genere te la porti dentro e a me – ha detto – ha lasciato l’empatia di comprendere lo smarrimento dei migranti di oggi».
Fra il 1996 e il 1997 – conclusa l’esperienza di assessore allo Spettacolo a Canicattini Bagni, dove ha inventato il festival che ha reso il paese sulle colline del Siracusano la capitale siciliana del jazz – il sociologo diventa il progettista di Arci Sicilia, in un’epoca in cui questa figura praticamente non esisteva. Nascono così i progetti dell’Arci di inserimento lavorativo dei minori a rischio di reclutamento da parte delle organizzazioni mafiose in Comuni come Corleone e Gela; la creazione della prima cooperativa sociale Lavoro e non solo per gestire i terreni confiscati a Bernardo Provenzano a Corleone con l’inserimento lavorativo di disabili psichici.
«Fare impresa sociale – ha spiegato Scaglione – significa, da una parte, confrontarsi con le regole economico-finanziarie che regolano il mercato di tutte le aziende private, dall’altro c’è la responsabilità sociale, il rispetto delle persone, il benessere della comunità e, soprattutto, i processi di cambiamento». È così che nel 2000 nasce Passwork, unica cooperativa riconosciuta dal ministero del Lavoro come soggetto accreditato in Sicilia per sperimentare percorsi di inserimento lavorativo di ex detenuti che avevano ottenuto l’indulto e disabili psichici.
Dal 2013 una nuova svolta: l’accoglienza dei migranti, in particolare una casa solo per donne vittime di tratta con disagi mentali e psicologici e per i loro bambini. La struttura si chiama Obioma, che nella lingua afriaca ibo significa cuore buono e accogliente. «Io non sono un albergatore che fa accoglienza – tiene a precisare Scaglione – sono un operatore sociale che ha l’obiettivo di attivare percorsi per l’autonomia delle persone». Con lo stesso spirito, nel 2014 attiva nel Comune di Floridia un altro centro per richiedenti asilo e rifugiati e nell’ottobre del 2015 apre la comunità alloggio per minori stranieri non accompagnati Casa Aylan. Ci vivono dodici ragazzi, tra i 14 e i 16 anni: cinque provenienti dall’Egitto e sette dal Sub Sahara, in maggioranza professano la fede musulmana e a Canicattini Bagni ormai si sentono a casa. Vanno a scuola, il pomeriggio fanno i compiti con un gruppo di compagni, frequentano corsi di musica, calcio, pugilato, il gruppo scout, vengono invitati alle feste di compleanno e stanno anche nascendo i primi amori con ragazze del paese. «L’integrazione passa anche da queste piccole cose», sottolinea Scaglione.
Il prossimo obiettivo è aprire, tra Palazzolo Acreide e Buccheri, una struttura specialistica per minori stranieri non accompagnati con disagio psicologico o psichiatrico. «Sempre più ragazzi arrivano con forti disagi psicologici, al limite di disturbi psichiatrici per tutte le violenze, anche sessuali, che subiscono durante il lungo viaggio». Attività che richiedono grande competenza e passione. Ma non solo. «È chiaro che, per fare questo, è necessario creare forti alleanze con altri soggetti del territorio come le associazioni di categoria, quelle di volontariato, le imprese e gli enti locali. E, non sempre il nostro sistema politico è all’altezza rispetto a questo modo di fare impresa che rivendica, non solo a parole ma anche con i fatti, la propria autonomia. In questi casi – conclude il sociologo – bisogna avere la forza e soprattutto la visione strategica di non farsi attrarre dal tutto subito e dai facili guadagni».