Per gestire l’enorme flusso di denaro che amministrava da anni, Ninì Bacchi - fotografato dall’operazione Game over come il re delle scommesse online in affari con i boss di Cosa nostra - considerava fondamentale reinvestire gli illeciti guadagni in un circuito pulito. Come quello dei terreni venduti all’ignara ditta tedesca di supermercati
Imprenditoria, mafia e guadagni occulti: l’affaire Lidl «Su uno stradone importante, se no che ci facciamo?»
«Ora dobbiamo fare il Lidl a Palermo, fra poco cominciamo e ci sarà l’inferno». È sicuro di quello che dice, Benedetto Bacchi, per i collaboratori più stretti e i fedelissimi solo Ninì. È il 29 maggio 2017 quando, intercettato, telefona a un cugino per raccontargli il suo progetto futuro, sulla falsariga di uno identico già andato in porto, e con successo: il supermercato Lidl di Partinico. Per gestire il flusso di denaro che gli gira per le mani, e che gli inquirenti non hanno esitato a definire «impressionante», deve inventarsi delle alternative. Delle soluzioni apparentemente pulite, magari tramite delle persone perbene e insospettabili, attraverso cui riciclare la montagna di denaro occulto nelle sue tasche.
È all’interno di questo quadro che si colloca, secondo quanto emerso dall’ultima operazione antimafia denominata Game over, l’acquisto dei terreni su cui poi sono stati costruiti prima il supermercato Lidl di Partinico e, in seconda battuta, quello di viale Regione Siciliana a Palermo, aperto di recente al posto di Salamone&Pullara. Imprese in cui la multinazionale tedesca dei discount non sarebbe coinvolta, ignara del fatto che stesse acquistando da un imprenditore, per gli inquirenti, colluso con la mafia. Per farlo, Bacchi si serviva di alcuni fedelissimi. Primo fra tutti, l’architetto Devis Zangara, coinvolto anche lui nell’ultima operazione messa a segno e finito ai domiciliari per riciclaggio, titolare dell’azienda edile Cev Srl, società impegnata nella costruzione di importanti edifici in area palermitana tra cui i due supermercati, nella quale sarebbero stati investiti 750 mila euro di fondi occulti.
Al fianco di Bacchi c’è anche Alfredo Cannone, pure lui ai domiciliari, titolare invece della Si.Co.Se, che sarebbe stata finanziata per circa 950 mila euro dallo stesso imprenditore. Dopo un iniziale stop dei lavori di demolizione, a giugno scorso, del vecchio Salomone&Pullara a causa dell’istanza di una professoressa dell’Università di Palermo che asseriva che l’edificio fosse un’opera d’arte industriale da tutelare con un vincolo, la situazione si è in breve sbloccata grazie a un sopralluogo del cantiere effettuato proprio dalla Si.Co.Se srl di Partinico. Il direttore tecnico alla guida è proprio Cannone, che non perde tempo e il giorno dopo avvisa già l’amico: «Ci sono risvolti per la Lidl .. risvolti positivi».
Operazioni finanziarie e imprenditoriali di facciata, per gli inquirenti, per mezzo delle quali Bacchi avrebbe offerto in vendita al gruppo Lidl Italia, ignaro di tutto, diversi appezzamenti di terreno dove la ditta tedesca avrebbe poi realizzato la nota catena di supermercati, che sarebbero a loro volta stati costruiti dalle imprese edili dei fedelissimi Zangara e Cannone. Aveva pensato a tutto Bacchi. Anche ad espandersi. E il suo fiuto per gli affari era arrivato fino a Roma. «Il terreno del Lidl…a che punto siamo?». È il 30 novembre 2016 quando Devis Zangara pone questa domanda. All’altro capo del telefono, in diretta dalla capitale, c’è il fratello Fabio, che sa esattamente cosa rispondere: «Ci sono due/tre possibilità…il terreno lo dobbiamo trovare vicino a un centro, insomma deve essere sopra uno stradone importante, altrimenti che cazzo facciamo? ». «Sì – è entusiasta Denis, all’altro capo del telefono -. Deve essere un posto bello, dove ci passano, vicino a una rotonda, a uno snodo».
A Roma, però, non ci sono certo i prezzi di Partinico. E la manovra rischia di costare un po’ di più. Per i due milioni e duecentomila euro del Comune del Palermitano, infatti, se ne devono calcolare, secondo le stime di Fabio Zangara, almeno il doppio. Giù al Sud la «cresta» che ne avrebbero ricavato Bacchi e i suoi si aggira al milione di euro, compreso il margine dei costi. Lidl a parte, però, a Roma esisterebbe anche una seconda alternativa: l’Eurospin. «Qui ce n’è una marea», rassicura Fabio. Ma il sogno di espansione, pare, non riuscirà mai a varcare i confini siciliani.