Cronaca

L’imprenditore ucciso perché disse no al clan mafioso per la gestione degli appalti

Ergastolo. È questa la richiesta di pena avanzata dalla pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo Alessia Sinastra per il capomafia di Siculiana (in provincia di Agrigento) Filippo Sciara. Nel processo che si sta svolgendo in Corte d’Assise, presieduta da Wilma Angela Mazzara, il 59enne è l’unico imputato con l’accusa dell’omicidio dell’imprenditore Diego Passafiume. Il 41enne, ucciso il 22 agosto del 1993 a Cianciana, nell’Agrigentino. 

Passafiume si occupava di movimento terra e, secondo quanto hanno accertato le indagini, non si sarebbe piegato alle regole che le cosche volevano imporre nella gestione degli appalti e dei sub-appalti. Il giorno dell’anniversario di matrimonio – il 22 agosto di trent’anni fa – l’imprenditore e la moglie avevano deciso di festeggiare trascorrendo la giornata nella casa di campagna del cognato, a Cianciana, dove la coppia aveva da poco acquistato un terreno da utilizzare come deposito dei mezzi. Mentre era a bordo della macchina, insieme alla moglie, alla suocera, alla nipote e ai suoi due figli piccoli, Passafiume decise di fermarsi per fare vedere il terreno alla suocera. In quel momento, venne affiancato da un’auto con a bordo quattro uomini. Uno esplose i primi due colpi di fucile che raggiunsero la vittima al petto, per poi finirlo con una fucilata al volto. Negli anni scorsi, le indagini sono state riaperte dopo alcune rivelazioni da parte del collaboratore di giustizia Pasquale Salemi, detto Maraschino, il primo pentito dell’Agrigentino morto nell’aprile del 2022 stroncato da un male incurabile.

Redazione

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