Il trionfo ‘pazzesco’ delle donne di mafia

Torno dalla solita visita ai parenti d’America per scoprire un nuovo fenomeno sociologico di mafia. Un reality “pazzesco”: Mob Wives. Qualcuno penserà: il solito reality. E no cari miei, qui si tratta di pericolosa dinamite di celluloide. L’ultima trovata della televisione americana è quella di mandare in onda la quotidianità delle donne dei boss mafiosi in carcere. Ed il successo è stato ed è straordinario.

Il reality show americano vede come protagoniste donne – realmente – imparentate con criminali uomini d’onore e personaggi arrestati per crimini di mafia. Alcuni italiani che vivono in Usa conoscono “Mob Wives” e non se ne perdono una puntata. Altro che il nostrano Saviano e l’italico show dell’antimafia. Insostenibile poi il paragone con il modus operandi e vivendi delle donne di mafia nostrane. Inimmaginabile che donne sicule delle famiglie dei Graviano o dei Vitale o dei Riina o dei Bagarella possano consentire simili sceneggiate. Ma, si sa, in America è tutto diverso: pure la mafia e le sue famiglie sono diverse.

Il successo della prima serie è stato così importante che ad aprile partirà anche un altra location. La prima è ambientata a Staten Island, quartiere di New York, territorio della famiglia mafiosa dei Bonanno e dove è stato girato Mob Wives, “Mogli di gangtsers” nel quale, appunto, le consorti o le figlie degli uomini d’onore americani e, in generale, grandi delinquenti che stanno in carcere esibiscono la loro vita quotidiana davanti alle telecamere, senza nascondere nulla, gioie e dolori. La seconda serie sarà ambienta a Chicago e si chiamerà proprio Mob Wives Chicago e racconterà la storia della famiglia di Angelo J.La Pietra, ultimi rappresentante del Sindacato creato negli anni ’20 da Al Capone.

Le donne nella storia della mafia hanno sempre avuto un ruolo importantissimo, anche se nascosto nell’ombra: erano sempre gli uomini che apparivano, che prendevano le decisioni. Questo reality show mostra invece le signore dei gangsters che parlano degli affari di famiglia, che discutono dei problemi quotidiani, che prendono le decisioni necessarie a far andare avanti gli affari, che si occupano dei figli e quant’altro attiene alla vita di tutti i giorni. E naturalmente, come in ogni reality che si rispetti, litigano anche tra di loro. Le famiglie di New York coinvolte sono tra le più famose: c’è Angela “Big Ang” Raiola, nipote di Salvatore Lombardi, ex uomo di fiducia della famiglia di Vito Genovese; poi Renee Graziano, figlia di Anthony Graziano, ex consigliere della famiglia Bonanno ed ex moglie di Hector Junior Pagani, accusato di diversi omicidi mafiosi; quindi Drita D’Avanzo, moglie di Lee D’Avanzo, dentro e fuori dalla galera per reati di droga e rapine in banca; e, ancora, Carla Facciolo, moglie di Joseph Ferragamo, in carcere da un anno; proseguendo è la volta di Kareen Gravano, figlia di Sammy “il toro” Gravano, ex luogotenente della famiglia Gambino; e Ramona Rizzo, nipote di Benjamin “lefty guns” Ruggiero.

La lettura della sinossi della serie fa conoscere perché le protagoniste hanno fatto innamorare gli americani e i nostri connazionali in USA. E’ inutile girarci attorno: la mafia tira sempre il mercato.

Il nuovo idolo patinato e mediatico, la leader di queste Signore di mafia italo-americane, la Star in assoluto è Angela “ The Big Ang” Raiola, che appare anche nella seconda serie. Il suo successo? Semplice. Intanto per gli americani, notoriamente, tutto ciò che è Big e appariscente è sinonimo di bello e la Signora lo è. Al bando quindi il minimalismo e la sobrietà imposti da questo periodo storico: qui parliamo di un Big B-Ang fatta di tanto collagene, botox q.b. , silicone nei punti strategici per esaltarne la femminilità, abiti due taglie in meno e in acrilico animalier e, soprattutto, micro-cani sempre addobbati a festa. 51 anni di esperienza di “Life in plastic, it’s fantastic!”; insomma una vera femmina al passo con i tempi.

D’altronde, l’America è la patria dell’effimero e della chirurgia plastica: apparire prima di essere. Ora se Big è bello, Bad girl è ancora meglio. Infatti Angela Raiola, nipote di zio Sal (Salvatore Lombardi) detto “Sally Dogs”, uomo di spicco del clan dei Genovese, morto appena due anni fa, onora la discendenza spacciando tutt’ora cocaina. L’accento di Big /Bas Angela è materno e pastoso da hangover permanente e gli italo-americani la sentono vicina alle loro super mom and sister, insomma simile a noi italiani.

Se al Big and Bad aggiungiamo the Passion il gioco è fatto. Immaginatevi uno show con protagoniste donne della strada o starlette della criminalità: un cat fight dietro l’altro ovvero quello che succede quotidianamente in Mob Wives. Sotto ai quegli strati di pelle naturale rifatta ed artificiale ricreata direste mai che si nasconde un cuore appassionato e pieno di femminilità? La nostra “Big Ang” si dichiara assolutamente contraria a questi atti di folklore, invitando le altre sue “colleghe” ad usare il cervello. Sì, ma quale? Quello dell’amore. L’amore per la famiglia, per la propria gente, per le tradizioni e via continuando. Perché “Big Ang” si definisce una borderline married: sì, perché ha provato a sposarsi ma non c’è mai riuscita. D’altronde, con quel caratterino che si ritrova, diremmo noi. Invece, dice lei, perché associa il vero amore, quello con la A maiuscola ad un uomo che deve essere rigorosamente italo-americano e munito di un numero di case e di verdi conti correnti. Prima di tutto razza e patrimonio! Non scherziamo! Altro non ci è dato sapere: quello che è certo intanto è l’amore per il suo cane dal nome “Little Louie” e dal guardaroba da far invidia alle più grandi star dello showbiz.

Ovviamente il coro non è un’anime e c’è anche chi, tra gli italo-americani, si lamenta di assistere ancora una volta ad un richiamo all’Italia fatto di “ mafia”, “ spaghetti”, “pizza” e “mandolino”. Anche perché sostengono che è assurdo che ancora nel Terzo Millennio l’italiano medio sia visto in questo modo. Possiamo curarcene o non curarcene; criticare lo stereotipo e perfino vantarci che l’importante sia parlare di noi, male o bene non importa. Il fatto è che noi italiani che abitiamo in Italia non siamo così attaccati al nostro Paese quanto lo sono i connazionali all’estero che l’Italia la vedono ancora come la loro casa e il loro sogno e secondo modelli tradizionali. E così, grazie al reality USA “Mob Wives”, gli italiani sono ancora più criticati e vedono rinforzare i vecchi stereotipi sopracitati.

Il fenomeno italo americano delle donne dei gangsters è diventato talmente di culto da avere generato alcune parodie che stanno facendo il giro del mondo attraverso Youtube. Questa è la situazione in America: un’autentica celebrazione della mafia style con buona pace dei predicatori dell’antimafia. Potere dei media.

A ben vedere, una cosa però è certa: quest’operazione mediatica sta minando, come un tarlo, la mafia italo americana da dentro; la sta privando di allure e di “rispetto”; la sta mettendo in piazza, “sputtanandola” (direbbe qualcuno dal linguaggio diretto); sta consentendo, lontani i riflettori dai capolavori come ‘Il Padrino’, di “ridicolizzare” i gangster e il loro system life. Cosa nostra esce dal grande schermo e va a finire sul piccolo schermo, nell’I phone, nel tablet e su You Tube, con tanto di reality show.

Tutto è partito, dunque, da Staten Island in New Jersey. Le protagoniste, in assoluto, di questa implosione d’immagine della mafia sono dunque le donne della più potente famiglia di mafia d’America di sempre: il clan Bonanno, i cui uomini d’onore colpevoli di crimini sono oramai tutti in carcere. Queste donne del reality mafia: Angela “Big Ang” Raiola, Renee Graziano, Drita D’Avanzo, Carla Facciolo, Kareen Gravano e Ramona Rizzo rappresentando il lato “umano e familiare” della mafia italoamericana, consentono di sminuire l’allure del potenziale criminale di queste famiglie, ridicolizzando i loro uomini e rendendoli comuni criminali. Ognuna di loro racconta la propria storia di vita quotidiana tra visite in carcere ai mariti e parenti criminali (da 416 bis c.p. nostrano per intenderci), udienze in tribunale e momenti di vita privata, tra spaghetti al pomodoro e pizza per i ragazzi, dove non mancano festini e litigate, puntate dal chirurgo plastico e le faccende di casa.

Il reality vuole avere anche un risvolto sociologico, se è vero che mette al centro le donne che, seppur all’ambra degli uomini d’onore, hanno sempre avuto un ruolo primario all’interno dei clan. Non è un caso, infatti, che una delle ideatrici della serie sia proprio una di loro: Jennifer Graziano, figlia di Anthony, ex consigliere del clan e vera matriarca della famiglia.

La serie intanto, visti il successo, attraverso l’emittente Vh1 ha già pensato ad un spin off. Il mese prossimo farà quindi il suo debutto Mob wives Chicago, con protagoniste le donne del clan Angelo J. La Pietra, ultimo rappresentane del Sindacato formato da Al Capone.

Questa pensiamo sarà il colpo finale alla reputazione della mafia americana. Il fenomeno mediatico ne sottolinea la profonda decadenza, lontana dai fasti di Vito Corleone, Al Capone e Scarface.

Ultima curiosità: il frutto preferito da Jennifer Graziano, l’ideatrice di Mob Wives, è la mela; il frutto biblico della conoscenza e del cambiamento. Che dire: Grazie Eva!

Foto de Il Padrino tratta da celebrategoodtimes.it

Foto Fbi tratta da mi-lorenteggio.com

 

Giovanna Livreri

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