Il ritorno della Rete di Leoluca Orlando con la battaglia per abolire il permesso di soggiorno

IL MOVIMENTO CREATO DAL SINDACO DI PALERMO ALLA FINE DEGLI ANNI ’80 DEL SECOLO PASSATO NON E’ MAI SCOMPARSO. SONO RIMASTI I MILITANTI DELLA “RETITUDINE” CHE DA CAMALDOLI E, DAL PROSSIMO OTTOBRE, DA PALERMO LANCERANNO UNA NUOVA SFIDA

di Carmelo Raffa

Il Movimento “LA RETE” non ha smesso mai di vivere ed attraverso i militanti della “Retitudine” si appresta a lanciare una Grande iniziativa sociale sull’immigrazione.

A breve partirà una raccolta di firme per abbattere piccoli e grandi interessi ed egoismi: “Abolizione del permesso di soggiorno

Due giorni di lavori nella settimana scorsa che hanno visto la partecipazione in un Convento di Napoli di tante Persone che continuano a credere all’esperienza della Rete fondata nel 1990 dall’attuale Sindaco di

Leoluca Orlandi ieri a Villa Niscemi

Palermo, Leoluca Orlando.

Il prossimo incontro che vedrà sicuramente altre presenze importanti si terrà nel capoluogo siciliano nei giorni 17, 18 e 19 ottobre e vedrà al centro del dibattito, come già accennato, “l’Abolizione del permesso di soggiorno”. In quella sede saranno consegnate le firme raccolte in tutt’Italia a Leoluca Orlando.

Un tema sicuramente caldo che sarà avversato da una moltitudine di persone che si dichiarano a parole ferventi cristiani, ma che nei fatti si dimostrano dei veri e propri egoisti.

L’obiettivo dichiarato dai militanti della RETITUDINE è quello di raccogliere migliaia e migliaia di firme al fine di sensibilizzare il Parlamento, a maggioranza di sinistra, ad abrogare l’attuale legge iniqua sull’immigrazione che vede morire quotidianamente tanti esseri umani.

Un muro da abbattere e tanti finti sordi da costringere ad ascoltare le grida dei disperati, questo sarà il messaggio che hanno lanciato a Napoli i “retini”. E speriamo che in tanti che ancora credono nei veri valori saranno al loro fianco nella raccolta e nella sottoscrizione dell’apposita iniziativa.

Ecco il documento approvato dai partecipanti alla riunione della Retitudine tenutasi a Napoli nei giorni scorsi:

Presso l’Eremo dei Camaldoli in Napoli, dal 20 al 22 Giugno u.s. la Retitudine ha vissuto un momento di riflessione e proposta.

I componenti del Movimento de ‘la Rete2018’, provenienti da numerose Regioni d’Italia, si sono incontrati ed hanno messo in comune le esperienze che hanno caratterizzato il quotidiano vissuto di ogni partecipante. Dagli interventi dei singoli portatori di esperienze è emersa una comune esigenza rispettosa degli ideali che hanno contraddistinto i retini da sempre e che coinvolgono altre donne ed uomini.

Il contesto nazionale ed europeo, dal quale non si può prescindere, ha costituito un filo rosso che ha richiesto ipotesi interpretative nella linea di quelli che sono i valori che hanno sempre guidato ogni scelta de ‘la Rete per il Partito democratico’ fin dagli anni ‘90.

Oggi in Italia il PD esercita grande capacità di attrazione per le proposte del Segretario nazionale mentre i vecchi apparati di quel Partito, come degli altri, sono sempre più marginali nella considerazione dei cittadini e si presentano incapaci di costruire, nel territorio nazionale, quel ‘campo largo ‘ del quale parla il sindaco di Palermo, anima ispiratrice di una politica rinnovata. Abbiamo, quindi, un PD che ancora non è quell’area vasta che abbiamo sempre immaginato dovesse essere un autentico Partito democratico.

Gli interventi, che si sono susseguiti hanno considerato problematiche specifiche legate alle Regioni e rappresentanti della Liguria, del Lazio, dell’Emilia, della Basilicata, della Campania,del la Sicilia, etc., in modo particolare, hanno operato una lettura all’interno di un quadro economico e culturale preoccupante (le stesse condizioni della scuola e delle Università lo dimostrano), che nel Sud mostra ogni contraddizione e poi disoccupazione e precarietà esistenziale e divario crescente con l’altra Italia che vive altro disagio.

La lamentazione non è nello spirito della Retitudine, che è una sorta di sentimento orientato al bene ed alla progettazione del futuro, di un futuro a misura di uomo e quindi a tutti è parso necessario dare spessore alla cittadinanza, alla realizzazione della Costituzione che ha bisogno di essere realizzata e poi ancora più conosciuta affrontando nodi che in modo più che evidente sono pietre di inciampo per lo sviluppo e per la crescita culturale e formativa sul piano autenticamente valoriale.

E’ in discussione la vita stessa degli uomini che sono sulla terra e che non possono essere vincolati nei diritti da frontiere che di fatto rappresentano gabbie.

Ogni donna ed ogni uomo aspira a vivere in condizioni migliori e guarda a luoghi nei quali crede che le condizioni di vita siano più dignitose. La giusta aspirazione non può essere negata da altri uomini in nome di un autoreferenziale diritto, che è poi la legge del più forte e del più egoista.

Il nostro Mare Mediterraneo è una tomba a cielo aperto e noi de la Rete2018 abbiamo pensato che pseudo valori o meglio disvalori vanno culturalmente combattuti e tutti vanno richiamati a considerare come gli stessi strumenti burocratici, frutto di leggi inique che permettono la morte di nostri simili e fratelli, vadano cancellati in nome dei diritti dell’uomo, la cui limitazione non è nella disponibilità di alcuno, di nessun Paese, di nessuno Stato.

Nuove povertà e nuove schiavitù, la sofferenza delle famiglie, degli orfani, dei vedovi e delle vedove deve cessare insieme allo sfruttamento ed al contemporaneo illecito arricchimento.

Bisogna modificare un sistema che produce mafia e corruzione mettendo in campo la forza gentile de la Rete2018, forza culturale. Si tratta di percorrere strade in salita per un complessivo rilancio.

In conclusione i partecipanti all’incontro di tipo seminariale hanno convenuto di lavorare perché il permesso di soggiorno, anche fonte di corruzione, sia eliminato.

A tale fine è stato proposto un Documento che avvia un processo culturale che, se bene orientato, coinvolgerà gli italiani consapevoli della ingiustizia che si sta perpetrando a danno di quelli che con terminologia impropria vengono chiamati extra-comunitari e clandestini.


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