Cari Colleghi, Personale tecnico-amministrativo e Studentigli argomenti che abbiamo avuto modo di affrontare insieme durante i confronti, sempre costruttivi, svoltisi negli ultimi mesi e che hanno anche riguardato molti dei suggerimenti di cui mi avete fatto destinatario, costituiscono l’asse portante di questo mio programma e sono soprattutto riconducibili a didattica, ricerca e internazionalizzazione, ambiti tra […]
Il programma del prof. Russo – Facoltà di Agraria
Cari Colleghi, Personale tecnico-amministrativo e Studenti
gli argomenti che abbiamo avuto modo di affrontare insieme durante i confronti, sempre costruttivi, svoltisi negli ultimi mesi e che hanno anche riguardato molti dei suggerimenti di cui mi avete fatto destinatario, costituiscono l’asse portante di questo mio programma e sono soprattutto riconducibili a didattica, ricerca e internazionalizzazione, ambiti tra loro indissolubilmente legati, ai quali è dedicato gran parte del nostro quotidiano impegno e attorno ai quali si basa il futuro della nostra Facoltà. La gestione di essa non può che essere fondata sui principi cardin e della concertazione, della programmazione e della trasparenza. Purtroppo, e ciò va sottolineato, il quadro di riferimento nazionale che ci troviamo dinnanzi non è sicuramente dei più rosei.
L’Università italiana nel suo complesso attraversa da alcuni anni a questa parte una fase di crisi strutturale e finanziaria, cosicché anche il nostro Ateneo si trova a dovere affrontare un momento non particolarmente felice, anche a causa della riduzione delle risorse disponibili. Da qui la necessità di predisporre un programma su obiettivi strategici condivisi, ragionevolmente conseguibili nell’ambito del prossimo triennio.
La didattica. Come è noto a tutti, la nostra Facoltà ha avviato nel 2007 un processo di riorganizzazione degli ordinamenti didattici, ipotizzando proposte di modifica delle lauree triennali e iniziando un confronto su quelle magistrali. Il lungo e articolato percorso necessario, avviato in Ateneo per la predisposizione di un Regolamento didattico adeguato alla nuova normativa, ha di fatto differito tale riorganizzazione al prossimo anno accademico. Ciò potrà servirci per approfondire il nostro dibattito sulle lauree triennali, perfezionando i corsi sinora approntati, e per progettare le lauree magistrali, mettendo sempre lo studente al centro dei nostri progetti e del nostro agire. Nello stesso tempo, la Facoltà dovrebbe avviare, anche per una migliore definizione ed efficacia dei processi formativi già esistenti, alcune iniziative:
– operare una reale commisurazione dei programmi rispetto ai crediti formativi a disposizione, per favorire un corretto svolgimento della carriera universitaria degli studenti;
– trasferire anche ad altri corsi di studio, in maniera graduale ma continua, la positiva esperienza dell’accreditamento realizzata per il Corso di Laurea di Scienze agrarie tropicali e subtropicali. La pubblicizzazione di tali risultati può favorire lincremento del grado di attrattività dei Corsi di laurea per gli studenti;
– mettere a punto idonee strategie di orientamento, da attivarsi anche in sinergia con il Centro di Orientamento e Formazione dell’Ateneo e con le Scuole secondarie superiori, per far sì che vengano ben percepite all’esterno le nostre potenzialità in termini di qualità di offerta formativa e di servizi erogati agli studenti. Tale attività mira non tanto ad aumentare il numero degli studenti (con il risultato spesso di perderne molti dopo un anno), quanto piuttosto ad attrarre quelli adeguatamente motivati e in grado di compiere l’iter formativo nei tempi previsti. È in tal senso opportuno che la Facoltà provveda a ripensare e a potenziare i canali telematici, trasformando l’attuale sito WEB in un portale in grado di interagire effettivamente con i giovani e con il territorio;
– attivare l’autovalutazione delle aspiranti matricole sotto forma di test d’ingresso non vincolante. L’accertamento precoce da parte degli studenti delle proprie lacune nelle discipline di base, supportato dalla fruibilità di mezzi per il loro recupero, potrebbe consentire a molti di loro di migliorare l’apprendimento delle discipline durante i primi anni di corso;
– avviare un dibattito per valorizzare appieno i risultati delle valutazioni degli studenti;
– elaborare una proposta coordinata di iniziative culturali volte al conseguimento dei crediti per le altre attività previsti nei diversi Corsi di studio;
– realizzare un Placement Office con la creazione di punti di contatto fissi con il mondo del lavoro, mediante panel o conferenze di servizi con gli ordini professionali e con le imprese. Assumono in tale contesto particolare importanza i numerosi rapporti convenzionali per attività di stage con le aziende già avviati dalla Facoltà e che dovranno progressivamente essere incrementati in relazione alle diverse figure professionali formate;
– valutare gli esiti occupazionali dei nostri laureati anche con strumenti aggiuntivi rispetto a quelli già forniti da Alma Laurea.
Altri momenti formativi importanti per la Facoltà sono i master e i corsi IFTS. La creazione dei primi è al momento legata, anche alla luce dell’attuale Regolamento didattico di Ateneo, alla disponibilità di forme di finanziamento esterno, ma si dovrebbe pensare a strutturarli sotto forma di alta formazione permanente di I e II livello finalizzata alla realizzazione di figure professionali adeguatamente preparate e di sicuro inserimento nel mondo del lavoro, così come è già previsto dalle principali Università private del Paese. Per i secondi sarebbe opportuno prevedere, sin dalla fase di progettazione, lo svolgimento presso uno o più laboratori della Facoltà di alcune delle attività didattiche previste, in maniera da aumentarne l’attrattività.
Aspetto più complesso, ma di grande importanza strategica, è quello dei dottorati di ricerca; occorrerà avviare la riflessione sulle Scuole di Dottorato, ancora prive di una normativa nazionale di riferimento, cercando di favorire comunque la realizzazione di aggregazioni sinergiche, che consentano, da una parte, l’aumento delle risorse e, dall’altra, la realizzazione di economie di scala. Bisognerà altresì promuovere, ove possibile, l’adesione dei dottorati a reti o consorzi nazionali interateneo, al fine di migliorare la qualità della didattica e della ricerca; un ulteriore sforzo dovrà essere fatto per cercare di trasferire su un piano internazionale una o più di tali attività.
Una valutazione a parte va fatta per le sedi decentrate dei Corsi di laurea, ove sussistono a mio avviso almeno due ordini di problemi. Il primo è legato alla popolazione studentesca dei singoli Corsi e alla diversa percezione che essa ha della Facoltà, mancando per molti degli studenti un rapporto organico con la sede di Catania e con il suo mondo accademico. Ritengo necessaria, pertanto, che venga realizzata, da parte di chi avrà l’onore e l’onere di rappresentare la Facoltà, una forte e costante azione di promozione di iniziative per gli studenti coordinate tra la sede “centrale” e quelle periferiche. Il secondo è legato ai colleghi che, in relazione alle diverse dinamiche dei raggruppamenti concorsuali, afferiscono alle sedi decentrate, nelle quali talvolta mancano adeguati spazi e strutture per la ricerca e per la didattica. Pur in presenza di un’oggettiva difficoltà nell’individuazione di una interlocuzione stabile, credo che la nostra Facoltà debba svolgere un attento ruolo di vigilanza sui diversi Consorzi o sui Poli decentrati.
In tale contesto:
– per il Corso attivato presso la sede di Nicosia, sia che si vada verso il mantenimento dell’attuale convenzione, sia che se ne definisca una nuova nel caso dell’istituzione di Corsi interateneo, si dovrà puntare sullo sviluppo del corso preesistente in una sede adeguata in termini di spazi, di infrastrutture e personale di supporto;
– per la sede di Ragusa si dovrà rafforzare la caratterizzazione “tropicale esubtropicale” del Corso, spingendo verso una maggiore differenziazione dei contenuti disciplinari e promuovendo accordi che proiettino un numero sempre più elevato di docenti e di studenti verso le aree di riferimento;
– per il Corso di laurea di Caltagirone si dovrà definire il rapporto con il nuovo Consorzio universitario, così da rideterminare l’accordo economico e ottenere una sede che permetta anche l’avvio di unattività di laboratorio e ricerca.
La ricerca. Pur essendo la ricerca una prerogativa specifica dei Dipartimenti, ho lungamente discusso con i colleghi su quale debba essere in tale ambito il ruolo svolto dalla Facoltà partendo
dalla considerazione che questa diviene, di fatto, un “contenitore” dentro cui ricadono attività programmate e sviluppate da altri (Dipartimenti e docenti), ma che, sulla base di tali attività,
essa viene anche valutata. E’ allora indubbio che ci si debba porre innanzitutto il problema di tale valutazione da parte di organismi esterni, demandandone il coordinamento alla Commissione Ricerca e cercando di ottenere il miglior risultato possibile, indipendentemente dalle aree scientifiche di volta in volta interessate. La Facoltà, per affrontare dal punto di vista strutturale il problema della valutazione nel suo complesso, potrebbe trasferire anche le esperienze maturate nell’ambito del progetto Campus One. Parallelamente, bisognerà utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per diffondere con azioni promozionali le attività di ricerca poste in essere dai nostri Dipartimenti, senza per questo trascurare le attività di ricerca interdisciplinari e cercando inoltre, alla luce della mutata offerta formativa, di coinvolgere anche i settori delle discipline di base presenti con un importante carico didattico specie nei primi anni di corso; ciò potrà avvenire mettendo a disposizione, secondo un regolamento da definire, parte dei fondi necessari al cofinanziamento. Occorrerà migliorare ulteriormente le strutture di ricerca interdisciplinari attualmente presenti, come l’Azienda agraria sperimentale, struttura di grande valenza per una didattica da sviluppare in sinergia con la Facoltà e i con Corsi di laurea e sulla quale con l’Amministrazione centrale d’Ateneo sono stati da tempo presi una serie di impegni che devono continuare a essere onorati. Si dovrà altresì ottimizzare l’impiego delle grandi attrezzature per realizzare, insieme ai Dipartimenti, una rete di servizi. Analogamente, dovranno continuare a essere promosse e sostenute le numerose iniziative di ricerca che ci vedono in partnership con centri di ricerca pubblici e privati e a cui siamo e saremo chiamati a partecipare per le nostre riconosciute capacità. Importante è anche lo sviluppo di una relazione attiva con il Liaison Office e con l’UTT (Ufficio Trasferimento Tecnologico), oggi vetrina delle competenze dell’Ateneo.
L’industria alimentare italiana, con 110 miliardi di euro, contribuisce al 17% del Pil e la Facoltà ha le capacità e le competenze per dare alle piccole e medie imprese supporto nella ricerca e nello sviluppo, oltre a fungere da anello di congiunzione con il settore primario, che è divenuto oggetto di rinnovato interesse da parte del Governo nazionale e dell’opinione pubblica. Non è ragionevole pensare di produrre di più e meglio senza il supporto della Facoltà di Agraria, perché il settore agroalimentare è tradizione ma è anche e soprattutto innovazione.
Vanno tenute in debito conto anche le esigenze del personale tecnico-amministrativo, attesa l’evidenza della sua imprescindibilità nel quotidiano di tutti noi. Stiamo purtroppo assistendo a una progressiva riduzione delle unità di personale della nostra Facoltà, che perde spesso validi operatori e al contempo figure storiche, perno dell’attività dei Dipartimenti. L’attuale normativa delega all’Ateneo la gestione di tali aspetti, ma il Preside deve, a mio parere, farsi carico di portare avanti l’esigenza di reclutare nuove unità di personale strutturato destinato ai Dipartimenti e alle altre strutture della Facoltà, partendo dal presupposto, riconosciuto anche a livello ministeriale, della necessità di risorse umane e finanziarie, per il rilevante onere che comportano le attività della Facoltà di Agraria.
Un altro aspetto importante è quello delle strutture edilizie della nostra Facoltà. Senza perdere di vista l’obiettivo del ricongiungimento dell’intero corpo docente presso la sede di via Santa Sofia, pericolosamente messo a rischio dai recenti tagli ministeriali all’edilizia universitaria, credo che la Facoltà debba farsi carico di un continuo e attento monitoraggio della funzionalità e della fruibilità di quella parte degli edifici destinati alla vita comune, in termini di strutture, di impianti e di sicurezza.
L’internazionalizzazione. L’internazionalizzazione del sistema universitario costituisce ormai una delle principali linee strategiche adottate in Italia per innalzare gli standard della ricerca scientifica e della capacità formativa. La proiezione internazionale della Facoltà di Agraria di Catania ha visto negli ultimi anni momenti di rapida crescita e di sviluppo, che si sono concretizzati in programmi congiunti sia di formazione che di ricerca; l’istituzione di master internazionali e la crescente partecipazione a progetti europei di ricerca sono una chiara espressione di tale processo. Il percorso, che deve essere rafforzato per coinvolgere tutte le intelligenze operanti in Facoltà, assume importanza preminente per il ruolo che la nostra comunità può rivestire quale avamposto culturale dell’Europa verso i Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo e del Medio Oriente. Alcune iniziative in tal senso potrebbero essere:
– listituzione di una commissione interdipartimentale per individuare le linee strategiche d’azione e promuovere iniziative organiche di partecipazione ad azioni progettuali mirate;
– la promozione di iniziative di scambio culturale per incrementare il coinvolgimento dei docenti in reti internazionali;
– la graduale trasformazione dei corsi offerti dalla Facoltà, in direzione di una tipologia didattica caratterizzata da una sempre più forte componente in lingua inglese;
– lincentivazione della partecipazione ai processi di mobilità studentesca, anche attraverso la definizione e l’ufficializzazione dei criteri di riconoscimento dei crediti acquisiti, al fine di agevolare la pianificazione dei percorsi formativi multisede;
– la promozione di tirocini e stage da svilupparsi all’estero.
Il Regolamento di Facoltà. Su questo punto ho avuto sollecitazioni da parte di molti colleghi; ricordo a noi tutti che l’attuale versione venne approvata dal Consiglio di Facoltà nel gennaio
del 2002, e da allora ha subito diverse modifiche per essere adeguato di volta in volta ai mutati quadri di contesto. Credo sia giunto il momento di rifarne una lettura complessiva, cercando, ove possibile, di attualizzarla e semplificarla. Lungo tale percorso, che dovrà essere adeguatamente meditato, auspico che si voglia trarre profitto dalle esperienze di quanti si sono già prodigati per la stesura della versione originaria.
Il futuro della Facoltà, come è emerso chiaramente nei colloqui intercorsi con i colleghi, con il personale tecnico-amministrativo e con gli studenti, è fortemente legato alle complesse
dinamiche delle scelte fatte a livello ministeriale. Quindi, mi limiterò a schematizzare alcune riflessioni in merito, soprattutto per rispondere alle legittime aspirazioni dei più giovani, già strutturati o non ancora inseriti nel mondo accademico:
– il Consiglio di Facoltà, alla luce di quanto sinora esposto, deve pensare a uno sviluppo globale dei ruoli, cercando di mantenere sempre un filo conduttore;
– l’ultima attribuzione di “punti organico” è riuscita ad avviare una parziale opera di soddisfacimento delle molteplici esigenze per ruoli di docenti (posti per ricercatore e avanzamenti di carriera), favorita anche dallimprovvisa ricomparsa di norme concorsuali precocemente destinate all’oblio. Credo che tale opera debba continuare a essere perseguita, anche attraverso un costante e proficuo rapporto con gli Organi di Ateneo, tale da garantire con serenità la nostra crescita;
– occorre fortemente ribadire che i colleghi che afferiscono ad altre sedi sono una risorsa della Facoltà e che quindi va a loro indiscutibilmente garantita la possibilità di progredire in carriera; ma vanno anche cercate e coltivate, ove possibile e nel tempo, soluzioni amministrative e finanziarie in grado di garantirne il rientro presso la sede di Catania.
Le attività fin qui proposte dovrebbero consentire nel medio e nel lungo periodo il riconoscimento dell’efficacia della formazione offerta dalla nostra Facoltà, rivolta a un bacino di utenza che vada ben oltre i confini regionali, divenendo al contempo un sicuro punto di riferimento nel territorio per quanto attiene all’eccellenza della ricerca e al numero e alla qualità dei servizi offerti.
Ringrazio sentitamente quanti hanno voluto contribuire con le loro opinioni, con le loro riflessioni e con le loro proposte, alla stesura di questa programma, che è il frutto di un lavoro partecipato, il cui contenuto è condiviso e costituisce un impegno comune a realizzarlo. Il lavoro di questi ultimi mesi è stato per me un’esperienza molto gratificante sia dal punto di vista umano, sia da quello professionale. Queste pagine non possono che rappresentare il punto di avvio di un percorso da adeguare e da articolare in rapporto alle evenienze, sempre attraverso lindividuazione di soluzioni comuni. Il futuro Preside ha il compito di essere il “coordinatore”, in grado di recepire le istanze che provengono sia dall’interno sia dall’esterno della Facoltà e di utilizzare le migliori intelligenze e capacità attitudinali esistenti nella Facoltà, e ha lonere di assumersi le responsabilità decisionali a conclusione di una opportuna azione di informazione e di concertazione. Tutto ciò anche attraverso un costante raccordo con gli Organi di governo dell’Ateneo, con spirito di critica costruttiva e di collaborazione.
Catania, 5 giugno 2008
Prof. Agatino RUSSO