Il primo locale di Catania riconosciuto plastic free  «Meno costi e fatica ridotta per buttare i sacchi»

«Scendere la spazzatura per quattro rampe di scale è pesante, per questo cerchiamo di ridurla al minimo». Risponde pensando subito al risvolto più pratico e logistico della questione, Marcello Ranno, uno dei giovani gestori dell’Ostello degli Elefanti, il primo bar che ha preso con il circolo di Legambiente di Catania l’impegno a diventare totalmente plastic free. Il locale che si trova all’ultimo piano di un palazzo storico di via Etnea con affaccio su piazza Università, «in realtà, plastic free lo è sempre stato. La plastica l’abbiamo quasi del tutto abolita in maniera spontanea già da diversi anni – dice Ranno a MeridioNews ci è venuto naturale forse anche perché lavorando molto con clienti stranieri siamo diventati sensibili alle tematiche ambientali con un po’ di anticipo sui tempi».

Niente stoviglie, piatti, posate, bicchieri, ciotole o vassoi di plastica, «preferiamo servire tutto in vetro o, al massimo, utilizzare piatti di carta di riso non solo per il rispetto dell’ambiente ma anche perché abbiamo capito che ci conviene sia da un punto di vista economico che – aggiunge Ranno – della mole di lavoro e fatica che ci vorrebbero per scendere sacchi pieni fino a piano terra». Adesso, c’è anche un attestato dell’associazione ambientalista appeso all’interno del locale a testimoniare l’impegno del bar, dove di plastica sono rimaste soltanto le cannucce «che presto saranno vietate e ritirate dal commercio per una delibera dell’Unione Europea, nella speranza che i materiali sostitutivi, però, vengano venduti a prezzi più accessibili». 

Una scelta etica importante se si tiene conto del fatto che, in media, le stoviglie di plastica rimangono in circolo nell’ambiente per oltre cinquant’anni e che ogni siciliano all’anno utilizza circa due chili di monouso. «In generale cerchiamo di ridurre al minimo l’utilizzo dell’usa e getta e, adesso che abbiamo ricevuto questo riconoscimento ci impegneremo ancora di più». Del resto tutti i prodotti di plastica monouso sono già stati messi al bando in molti Comuni siciliani. Uno degli ultimi ad avere aderito è Palermo, mentre tra i primi ad avere emanato l’ordinanza c’è Avola, in provincia di Siracusa, dove però le cose non sono sempre andate per il verso giusto. In ogni caso, dall’1 gennaio del 2021 saranno dichiarati fuorilegge

«Catania ha gravi problematiche nella gestione dei rifiuti – lamenta a MeridioNews l’avvocata Viola Sorbello, presidente di Legambiente Catania – e ci piacerebbe che emergesse una economia pulita basata su un’imprenditoria capace di adottare politiche rispettose per l’ambiente e il più possibile ecosostenibili». In effetti, il capoluogo etneo resta lontano dall’obiettivo prefissato del 30 per cento di differenziata con una media annuale che, per il 2018, è rimasta ferma al 7,68 per cento. Ed è per questo che i cittadini catanesi dovranno pagare 600mila euro in più all’anno per il conferimento in discarica, come prevede l’ordine impartito dalla Regione di applicare l’addizionale del 20 per cento sulla quota annua. È a partire dall’analisi di questi dati che dal circolo di Legambiente di Catania hanno inviata una istanza ufficiale al sindaco, Salvo Pogliese, all’assessore all’Ecologia, Fabio Cantarella, e alla responsabile dell’ufficio, Lara Riguccio, per chiedere «un provvedimento che vieti per le attività commerciali non solo la distribuzione di sacchetti per la spesa monouso in materiale non biodegradabile ma anche, in occasione di feste pubbliche e sagre di somministrare cibi e bevande in contenitori di materiali biodegradabili e compostabili». 

In attesa che dalle istituzioni etnee arrivi una presa di posizione in questo senso, «il nostro progetto prevede il coinvolgimento dei cittadini e dei commercianti attraverso una presa di coscienza che li porti a mettere in pratica azioni quotidiane con cui iniziare a cambiare le cose per prendersi cura dell’ambiente. È per questo – afferma Sorbello – che abbiamo lanciato un appello a tutti i titolari di attività commerciali etnee nel campo della ristorazione di convertirsi per diventare plastic free». 


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