Il primo ‘Contratto di Fiume’ della Sicilia va in scena a Catania: è quello di ‘Pedara-Etna

RIGUARDA LA GESTIONE DI UNA GRANDE AREA DELL’ISOLA COMPRESA TRA IL SIMETO E L’ALCANTARA. OBIETTIVO: L’ADOZIONE DI UN SISTEMA DI REGOLE COMUNI IN CUI I CRITERI DI PUBBLICA UTILITA’, RENDIMENTO ECONOMICO, VALORE SOCIALE E SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE HANNO LA PRIORITA’ NELLA RIQUALIFICAZIONE DI UN BACINO FLUVIALE

Uno dei problemi alla base della crisi che, da mesi e anni ormai, caratterizza la Sicilia e, più in generale, l’Italia, è la scarsa attenzione posta nella gestione delle risorse del territorio. Eccezione a questa, che ormai pare essere diventata una regola, è quella dei Contratti di Fiume.

In Europa, i primi contratti di fiume si sono sviluppati in Francia (al di fuori dell’Europa si sono diffusi in molti Paesi come, ad esempio, in Canada e in Africa). I primi contratti erano dei semplici “accordi” a carattere volontario non aventi natura vincolante. Solo successivamente questa prassi si è diffusa in Belgio, in Lussemburgo, nei Paesi Bassi, in Spagna e in Italia.

Nel Bel Paese, da alcuni mesi, ormai si stanno diffondendo, seppure in modo molto meno noto di quanto avrebbero dovuto e potuto essere, questi sistemi innovativi per la programmazione e la pianificazione strategica finalizzate alla riqualificazione dei bacini fluviali.

Il fine ultimo di questi sistemi per la gestione del territorio è quello di realizzare percorsi concordati a livello locale (a livello nazionale la diffusione di questi sistemi è ancora limitata), condividendo le scelte per la gestione del territorio con tutti gli attori coinvolti nel pieno rispetto di quanto previsto da Agenda 21Locale, l’innovativo strumento di governance attraverso il quale gli Enti Locali operano in collaborazione con tutti i soggetti territoriali per definire piani di azione che perseguano la sostenibilità a livello locale.

Quelli per la realizzazione dei Contratti di Fiume, a tutt’oggi sembrano essere tra i pochi progetti, se non gli unici, realizzati nel rispetto dei principi di Agenda 21, definiti nel 1992 al termine della Conferenza per l’Ambiente delle Nazioni Unite di Rio de Janeiro.

I Contratti di Fiume mirano alla realizzazione di scenari di sviluppo dei bacini durevoli proprio perché condivisi nel modo più ampio possibile. Questo risultato può essere realizzato mediante l’adozione e la condivisione di un sistema di regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale, sostenibilità ambientale intervengono in modo prioritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di un bacino fluviale seppure nel rispetto dei bisogni e delle esigenze della popolazione del territorio e vengono riconosciuti tali da tutti i soggetti direttamente o indirettamente interessati.

In Italia sono già stati realizzati diversi Contratti di Fiume (anche sottoforma di Contratti di Lago, Foce, Costa, ecc.). Sono stati realizzati diversi Tavoli Nazionali, Umbertide (2008), Rimini (2008), Arezzo (2009), Roma (2009), Milano (2010), Torino (2012), Bologna (2012), e, più di recente, Firenze.

Proprio il coinvolgimento di tutti soggetti interessati, e quindi anche della popolazione che risiede nel territorio, sono alla base della metodologia delle varie Agenda 21Locali e, quindi, anche dei Contratti di Fiume.

Per questo motivo nei giorni scorsi, a Pedara, sulle pendici dell’Etna, si è tenuto un incontro nel corso del quale è stato presentato il Contratto di Fiume “Pedara-Etna”, che ricade su un ampio territorio compreso tra il Simeto e l’Alcantara. Alla riunione hanno partecipato oltre al coordinatore di Agenda 21Locale, Angelo Torre, e al coordinatore tecnico scientifico del Tavolo Nazionale Agenda 21Locale sui Contratti di Fiume, Massimo Bastiani, molti dei Sindaci del comprensorio, il consigliere delegato CNC dell’Ordine dei Chimici, Eugenio Cottone, e il presidente del Consiglio nazionale dei geologi, Gianvito Graziani.

Nel corso dell’incontro sono state presentate le caratteristiche dello strumento Contratto di Fiume non solo sotto il profilo della tutela dell’ambiente ma, in modo più ampio, in termini di opportunità di gestione delle risorse paesistico-ambientali.

Come previsto da Agenda 21Locale, il tutto verrà realizzato mediante un approccio strategico condiviso, che non prescinda dalla valutazione delle politiche (in termini di efficacia e di coerenza con gli obiettivi prefissati). Fine ultimo del Contratto di Fiume sarà la definizione e realizzazione di una programmazione di bacino condivisa e integrata, che non prescinda da una attenta definizione dell’ambito territoriale e dalle sue caratteristiche e potenzialità. Ciò al fine di riuscire, caso forse più unico che raro in Sicilia, ma anche su tutto il territorio nazionale (sebbene principio base di tutte le Agenda21Locali presenti nel nostro Paese che vedono la partecipazione di oltre 500 enti, fra i quali 11 Regioni, 69 Province e 369 Comuni), a realizzare le azioni previste e inserite nei piani di sviluppo locali, regionali e nazionali, nei modi e nei tempi previsti.

In prima pagina foto del fiume Simeto tratta da siciliano.it

 

 

 

 


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