Il polverino dell’Ilva è arrivato nella discarica di Melilli Da Priolo a Siracusa, pioggia di soldi e poche bonifiche

Il polverino dell’Ilva di Taranto è arrivato mercoledì notte, intorno alle 23, a Catania. Lo scarto industriale che ha fatto scattare la denuncia degli ambientalisti siracusani, come raccontato su I Siciliani Giovani, è sbarcato con la nave Eurocargo Livorno della Grimaldi Line. Per poi essere trasferito, a bordo di cinque automezzi dell’azienda pugliese Setras, alla sua destinazione finale: la discarica Cisma Ambiente in territorio di Melilli. 

I trasferimenti dunque vanno avanti nonostante l’appello delle associazione ambientalisti di fermarli. Nelle scorse settimane il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha provato a tranquillizzare parlando di «situazione provvisoria» e dell’impegno del governo nazionale per l’inquinamento dell’area. «Noi stiamo lavorando molto su Siracusa – ha detto in particolare -, ricordo che ad agosto di quest’anno abbiamo stanziato altri 200 milioni di euro sul Sito di interesse nazionale, proprio per arrivare alla bonifica del sito».

Il Sito d’interesse nazionale di Priolo, istituito nel 1998 e perimetrato due volte dal ministero dell’Ambiente nel 2000 e nel 2006, comprende parte del territorio di Melilli, di Augusta e di Siracusa. Si sviluppa su una superficie di circa 5.815 ettari a terra e quasi il doppio a mare. Un’enorme area dichiarata, sin dal 1990, ad elevato rischio ambientale. E su cui negli anni sarebbero dovuti piovere vagonate di soldi. Almeno sulla carta. «I 200 milioni di cui ha parlato il ministro Galletti l’altro giorno? Hanno lo stesso sapore della presa per i fondelli che abbiamo già subìto», accusa il portavoce di Legambiente Enzo Parisi, lo stesso che ha denunciato il trasferimento del polverino. Di questi soldi non c’è traccia. E non sarebbe la prima volta.

«Nel 1994 – racconta – fu stilato e successivamente approvato un piano di risanamento e vennero stanziati circa quattromila miliardi di lire. Venne utilizzata soltanto una minima parte di quella cifra, per fare opere che non hanno comunque risolto le questioni ambientali. Il piano di risanamento coi suoi soldi è scomparso e non viene nemmeno preso in considerazione come strumento per risanare questa zona». Nel 2004 – secondo quanto riporta il dossier di Legambiente del 2014 sulle bonifiche dei siti inquinati – è stato siglato l’accordo di programma quadro per il risanamento delle aree contaminate nel sito di Priolo. Un anno dopo si è giunti alla sottoscrizione del primo atto integrativo. 

«Sono stati stanziati in totale 64 milioni di euro di cui quasi il 90 per cento risultano ad oggi erogati: questi soldi sono serviti in particolare per i piani di caratterizzazione della rada di Augusta, la bonifica dei capannoni ex Eternit, della penisola Magnisi nel golfo di Augusta e dei porti grande e piccolo di Siracusa. Quegli interventi previsti dall’Accordo di programma risultano quindi in fase di avanzamento». In particolare per l’ex fabbrica Eternit, il rapporto Legambiente sottolinea che «sono stati messi in sicurezza i capannoni, ma non è stata ancora fatta la bonifica definitiva». E ancora, proseguendo con le bonifiche incompiute, «la rimozione delle ceneri di pirite dalla penisola di Magnisi non è stata fatta poiché la ditta vincitrice dell’appalto ha sospeso i lavori a causa della nuova classificazione del rifiuto». L’area di Magnisi, così come uno dei campi sportivi di Priolo e quello di Augusta (tutti realizzati negli anni ’60 e ’70 con le ceneri di pirite), sono stati sequestrati dalla magistratura siracusana. Anche perché l’incuria e le condizioni climatiche avevano strappato i teloni di copertura dai cumuli e le ceneri venivano disperse sui bagnanti.

Nel novembre 2008 è stato siglato un ulteriore Accordo di programma quadro che prevedeva in una prima fase la messa in sicurezza della falda acquifera e la bonifica della rada di Augusta e del Porto piccolo e grande di Siracusa per un totale di 106 milioni e 800mila euro. E un altro accordo quadro è stata firmato nel 2015 per altri 63 milioni che dovrebbe riprendere proprio quanto non realizzato con gli impegni precedenti. «Tutte le bonifiche del Sin – spiega la sindaca di Augusta, Cettina Dipietro – sono state inserite all’interno di quell’accordo». Ecco perché, l’annuncio di Galletti sui nuovi 200 milioni di euro ha spiazzato la prima cittadina. «Quando abbiamo appreso di questa ulteriore somma, pensavamo facesse riferimento alle opere già indicate in questo accordo, invece a quanto pare no. Quali sono questi soldi e a che cosa dovrebbero servire?». 

Tuttavia, nonostante la montagna di soldi, l’Unione europea ha recentemente sanzionato Augusta per 800mila euro per le mancate bonifiche. «Abbiamo il danno di non avere i risanamenti e la beffa di doverci pagare le sanzioni – attacca la sindaca -. È ora che chi di competenza si impegni seriamente ad effettuare le bonifiche. Siamo indicati sito di interesse nazionale da circa 16 anni e da allora non si è visto niente di concreto».


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