Il pianista che viene dall’Est

«Ha nelle mani i pianissimi “celesti” di Richter, i fortissimi squillanti di Gilels, gli accordi misteriosi di Cherkassky. E ogni cosa gli riesce con disarmante facilità». Così il giornale britannico “Guardian” ha definito Radu Lupu, pianista rumeno, ospite dell’Associazione musicale etnea lo scorso mercoledì 19 novembre. La serata è stata organizzata in collaborazione con il Teatro Massimo Bellini. Il programma ha avuto protagonisti due grandi compositori tedeschi, Ludwig van Beethoven e Robert Schumann, insieme al talento del pianista nato nel sud della Romania.

Lupu, tra i numerosi riconoscimenti ottenuti nella sua lunga carriera, si è aggiudicato il premio “Abbiati” oltre a un Grammy ed un Edison per le incisioni. I primi due brani (la Sonata in mi maggiore op.14 n.1 e la Sonata in sol maggiore op.14 n. 2) scivolano con eleganza, mentre con le prime note della Sonata in do minore op.13 n.8 – detta “Patetica” dallo stesso Beethoven – ci si trova coinvolti in un’atmosfera solenne, vitale, irruente.

Radu Lupu sembra quasi schivo nel rapporto con il pubblico, ma il suo coinvolgimento durante l’esecuzione è intenso. La seconda parte della serata è dedicata a Schumann. L’Arabesque in do maggiore op.18 è un brano delicato nel suo inizio per poi prendere vigore e tornare con lo stesso tema dolce e cullante e finire infine quasi in dissolvenza, «una sospensione onirica del tempo» (come scrive Dario Miozzi, docente di Storia della musica).

La rigogliosa Fantasia in do maggiore op.17 e due bis chiudono il concerto del musicista rumeno che viene ripagato con un lungo applauso dal pubblico.

Il prossimo appuntamento è quello di domenica 30 novembre con Matilde Politi: cantante, strumentista e poeta, porterà il teatro Sangiorgi “alla scoperta delle tradizioni popolari”.

 


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