È la storia di Claudio Schifano che cinquant'anni fa escogitò a Palermo un modo per lisciare anche le capigliature più ribelli, grazie a una sua invenzione. Oggi ha sessantadue anni ed è il proprietario di una parruccheria in corso Vittorio Emanuele, ma non ha dimenticato quegli anni irripetibili
Il barbiere che domava i capelli ai tempi dei Beatles «Clienti pure da Olanda, lavoravamo per 14 ore di fila»
C’erano una volta i Beatles che a loro insaputa hanno creato una star a Palermo. Già, perché sono stati la fortuna del giovanissimo parrucchiere Claudio Schifano e della sua attività per almeno sei anni più o meno cinquant’anni fa. Claudio oggi ha sessantadue anni (anche se ne dimostra molti di meno) ed è il proprietario di una parruccheria in corso Vittorio Emanuele: taglia capelli a uomini e donne, ma cinquant’anni fa aveva una barberia di famiglia in piazza Marchesi Arezzo che si chiamava Francois, francesizzando il nome di uno dei suoi fratelli.
Lui aveva dodici anni allora e quando la moda dei Beatles scoppio in Italia e a Palermo, poco a poco, lo stile e anche la capigliatura dei quattro artisti inglesi furono imitati dai giovani. Purtroppo c’erano tantissimi ragazzi con la chioma riccia che si disperavano perché allora non esistevano le piastre per capelli e anche gli asciugacapelli non erano molto potenti. «Ne esisteva solo una tipologia e si chiamava MenoWat e aveva 500 wat, troppo pochi per allisciare i capelli» spiega Claudio. «Mio padre morì quando io avevo due anni, eravamo poverissimi – aggiunge – e io non ho avuto l’opportunità di studiare, già a 12 anni mi davo da fare nella barberia di famiglia. Seppure non studiai avevo una passione per le enciclopedie che leggevo spesso».
Un giorno un amico di Claudio era disperato per i suoi capelli riccissimi e per questi non poteva seguire la moda dettata dal famoso gruppo di Liverpool, così il giovane barbiere che aveva letto da poco informazioni sui vulcani e sulla potenza del calore in grado anche di sciogliere le pietre capì che avrebbe dovuto aumentare il calore del suo asciugacapelli. E così fece: accorciò la resistenza e il calore sprigionato fu tale da riuscire con una spazzola a stendere anche le capigliature più ribelli. Purtroppo, però, l’apparecchio si surriscaldava spegnendosi quasi subito. Dopo svariati tentativi, finalmente, riuscì nel suo intento: potenziare il calore per una messa in piega completa.
Il primo che sperimentò il nuovo metodo di allisciamento fu proprio il suo amico che frequentava il liceo artistico di piazza Turba. Dopo di lui arrivarono tutti i suoi compagni di scuola, poi i parenti, in brevissimo tempo la notizia si sparse e la barberia lavorava fino all’una di notte. «La mattina dividevamo i numeri ed eravamo impegnati tutto il giorno sette giorni su sette – aggiunge Claudio – usavo la brillantina di allora che era praticamente grasso animale, la mettevo sui capelli e poi con una spazzola a mezza luna e l’asciugacapelli modificato lisciavo i capelli, si faceva un fumo incredibile, ma il risultato era fenomenale. Dopo qualche tempo arrivarono anche dalla provincia. Gli altri colleghi venivano a spiare il mio trucco ma non capirono mai come facessi. Un giorno venne una rivista olandese a fare un servizio su di me, da allora un sacco di olandesi venivano con questo articolo in mano per farsi lisciare i capelli da me. Lavoravo 14 ore al giorno».
Un successo sempre crescente per la Barberia di piazza Marchesi Arezzo e per Claudio che per sei anni fu una star a Palermo, vinse diversi premi, partecipò a concorsi internazionali con grandissimo successo. Poi arrivò il declino quando partì per la leva militare, al suo ritorno in Barberia aveva preso campo in televisione Nino D’Angelo e i suoi capelli liscissimi a caschetto la facevano da padrone tra i giovani, ma a lui non piaceva così, gradualmente, smise di lisciare le zazzere ribelli, e poi giunsero sul mercato le piastre che sostituirono gli apparecchi modificati di Claudio.