Il Palermo ceduto e la città che si divide Il partito pro-Zamparini è in minoranza

Molti hanno esultato accompagnando i loro commenti con un sonoro «finalmente», altri non ce l’hanno fatta a gioire, memori delle emozioni vissute nel recente passato e dei grandi giocatori visti con la maglia del Palermo. E c’è anche chi ha esagerato brindando con lo champagne che aveva tenuto in frigo da quando la trattativa culminata con il closing si stava avviando verso la conclusione. La notizia relativa al cambio di proprietà, una volta fugati gli ultimi dubbi alimentati dalle voci relative ad un’acquisizione delle quote da parte della Proto Group (rumors smentiti categoricamente dal Palermo) e dalla denuncia del club di un accesso abusivo al proprio sistema informatico, ha scatenato reazioni diverse. In giro per la città (come si evince scambiando quattro chiacchiere al bar o davanti un’edicola) e soprattutto sui social, contenitore di opinioni e luogo molto frequentato nell’era della comunicazione 2.0, da ieri (giorno in cui è stata ufficializzata la cessione del club di viale del Fante ad una società londinese) si è creata quasi subito una spaccatura tra anti-Zampariniani e Zampariniani. Con l’ago della bilancia spostato dalla parte della prima categoria. Rappresentativa di un campione di persone che ha accolto come una liberazione l’uscita di scena (?) dell’imprenditore friulano identificato come «il male del Palermo», primo responsabile di una gestione societaria inadeguata e incapace, complice un carattere vulcanico ed instabile, di dare continuità ad un progetto in linea con le ambizioni della città.

Diverso il punto di vista del partito pro-Zamparini. Che, pur essendo in minoranza, ha fatto sentire la propria voce etichettando come «ingrati» i detrattori dell’ormai ex patron e facendo notare che è stato proprio Zamparini a dare lustro alla realtà calcistica palermitana mettendola nelle condizioni, sia in Italia con dodici stagioni in serie A sia in Europa in virtù di cinque partecipazioni in Coppa Uefa, di esibirsi in palcoscenici prestigiosi. «Zamparini bisogna solo ringraziarlo per tutto quello che ha fatto – ha dichiarato a MeridioNews l’ex giocatore e tecnico rosanero Ignazio Arcoleo -, ha salvato la società e l’ha portata ad altissimi livelli. Poi ci sono stati alti e bassi, ma questi vanno accettati con serenità. Mi auguro che i nuovi proprietari riescano a dare ciò che ha dato Zamparini e a rinverdire, con investimenti e grandi giocatori, i fasti del passato». Sulla stessa lunghezza d’onda viaggia Melissa Catanzaro, fondatrice del gruppo Rosanerogirls: «Spero che la nuova proprietà possa fare almeno il 50 per cento di ciò che ha fatto Zamparini prima del quale a Palermo c’era veramente il vuoto tra sofferenze, radiazione e fallimenti. Mi auguro innanzitutto che la nuova società sia seria. Un giudizio sull’ormai ex patron? C’è stato uno Zamparini che all’inizio ha investito molto e un altro Zamparini che, anche per la freddezza dei tifosi che hanno riempito lo stadio solo nelle grandi occasioni, ha deciso che non era più il caso di spendere tanti soldi. Dobbiamo dirgli grazie ma anche lui deve ringraziare Palermo perché, in qualità di imprenditore, ha avuto comunque un ottimo ritorno a livello di immagine».

La metamorfosi di Zamparini durante il suo ciclo palermitano è una tesi condivisa pienamente da Mario Oddo, storico tifoso e portavoce del Comitato TI.R.R., Tifosi rosanero riuniti: «Io Zamparini lo paragonerei a Picasso. Il grande pittore nel tempo ha modificato la gradazione dei colori e, metaforicamente, la stessa cosa è avvenuta qui con Zamparini, passato dal rosa dei primi anni al nero delle ultime stagioni, in pratica dall’anno (2011, ndr) della finale di Coppa Italia. Dispiace il fatto che poteva andare via da trionfatore – e i tifosi avrebbero potuto fargli una statua a piazza Croci al posto di Francesco Crispi -, e invece la sua carriera palermitana è finita in maniera diversa, con le indagini delle Procure a prevalere mediaticamente su altre vicende. Sensazioni per il post-Zamparini? Sono ancora scottato dall’esperienza Baccaglini e, di conseguenza, non voglio esprimermi fino a quando i nuovi proprietari non si presenteranno alla città e alla stampa e illustreranno i loro progetti».


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