Il “Nero” di Parigi: letteratura, passione, rivoluzione

Indiscusso protagonista della vita quotidiana, l’esotico “oro nero” si eleva a simbolo della cultura francese, testimone da secoli di una storia travagliata e di un patriottico fervore. Raccontare una nazione attraverso la magia del suo costume: è così che la dott.ssa Malika Akbi ci introduce, nella conferenza del 28 Novembre, alla storia della capitale, ma da una prospettiva del tutto nuova e originale, presentando secoli di storia come visceralmente legati alla quotidianità. Parigi si racconta attraverso i suoi Caffè. Protagonisti di una storia letteraria e sociale, essi si stagliano come unici testimoni di libera espressione e di libero pensiero, influenti laboratori d’arte (basti solo pensare al “Café de la Coupole ” e agli incredibili dipinti) e luoghi di creazione letteraria. Dal “Café Procope”(1672) , questo luogo si trasforma da semplicemente ricreativo a luogo di cultura e di pathos artistico. Intellettuali, artisti, poeti e pensatori fanno del Caffé il loro Eden, dando alla luce opere letterarie di grande prestigio. Les autres sont là, sans me gener. Così Sartre, lì si isolava, davanti a una sola consumazione. Un pessimo cliente, dunque, ma da quell’angolo preparava la meditazione e il pensiero filosofico esistenzialista. Così Voltaire, Diderot e D’Alembert si sarebbero illuminati davanti a un caffè e in quei luoghi gremiti di viaggiatori e di assidui frequentatori la storia si arricchiva di idee. Il diciottesimo secolo vede la nascita dei Caffé “illuminati” e a loro la nuova accezione di mezzi di informazione e di luoghi dove il dibattito politico alzava sempre più il suo grido. Pamphlet, fervore patriottico ed espressioni gergali, circolavano per le sale ed il Caffé assumeva le sembianze di un luogo da evitare, mal frequentato e rifugio di ribelli. Nell’Ottocento il Caffé si associa alla ricerca del lusso, chiave di un benestare tutto borghese. Difficile dimenticare la sontuosità del “Gran cafè Parisien”. Ma la vera svolta è il Bistrot: utopia concreta della vita popolare. Artisti, anarchici e socialisti rendono il Caffé “del popolo” reale. Politica e letteratura si fondono a MontMatre. Picasso, anche lui assiduo frequentatore, dà vita alla sua eccentrica arte. Dal Caffé al cabaret il passo è breve: spettacoli e divertimento invadono il quartiere parigino. Finalmente luogo pubblico, con ingente partecipazione proletaria. Purtroppo la situazione attuale trova la magia del Caffé ormai in declino. In pericolo di estinzione. Oggi i leggendari Caffé parigini rischiano di essere sostituiti da comunissimi fast- food e trattorie. Non più specchio della società moderna, sono altamente frequentati da studenti e lavoratori, la semplice conversazione sostituisce il libero pensiero, l’abitudine l’arte, la routine quotidiana l’invenzione, l’alcolismo la passione. Aspettare un nuovo genio? Forse sì.

Al termine della conferenza abbiamo incontrato la dottoressa Malika Akbi per qualche domanda sul mondo dei caffè parigini.

Cosa rende oggi giorno il bistrot un luogo ancora speciale?

Il café rimane per la maggior parte dei parigini un luogo d’incontro dove si mescolano le classi sociali, le varie popolazioni ed etnie. Per un giovane il cafè fa parte del suo quotidiano, è quasi impensabile che un giovane non frequenti un cafè: ci andrà per studiare o per incontrare i suoi amici. Questo è comunque forte a Parigi, dove hanno un modo tutto loro di vivere questo momento. Nel resto della Francia pur essendo il cafè molto diffuso non ha questa forte dimensione quotidiana.

Esiste nella cultura extra-francese un luogo che possa essere accostato al café?

No, non c’è niente di simile. Qui è molto più sviluppato il concetto del bar dove bevi il caffè e poi vai via. L’idea del caffè parigino è un modo di vivere la quotidianità completamente diverso e saldamente  radicato nella cultura parigina.

Il café è spesso ritratto in fotografie famose. Ce n’è qualcuna che considera più rappresentativa della vita parigina?

L’essenza del bistrot, o almeno l’ideale di bistrot che Parigi vuole ancora vivere, è quello rappresentato dalle foto di Cartier-Bresson e soprattutto di Doisneau. Una particolarmente significativa potrebbe essere quella in cui il ceto popolare rappresentato da un bugnat ( colui che trasporta il carbone) al bistrot insieme ad altri clienti di altre estrazioni sociali, ma su tutto regna in’atmosfera di allegria.


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