Alla cooperativa Terra Matta, di Partinico, è possibile ritirare le ceste solidali che supportano progetti di autonomia economica delle donne. Ciò avviene dopo la manifestazione del 22 dicembre, che ha ricordato il femminicidio di Ana, avvenuto un mese prima
Il Natale femminista delle ceste di FuoriMercato «Per una solidarietà che non ci faccia sentire sole»
«Vogliamo che il Natale sia un’occasione per sostenere un cambiamento concreto nella vita di tante donne, attraverso la solidarietà reciproca che ci permette di lottare e di non sentirci sole. Perché sappiamo che solo insieme potremo liberarci dalla violenza». Per il quarto anno consecutivo la rete FuoriMercato – che mette in rete diverse realtà urbane e rurali in nome di uno scambio da intendere in chiave anticapitalistica e del mutuo soccorso conflittuale – realizza le ceste di mercato solidali.
A occuparsene nel Palermitano è la cooperativa Terra Matta, di Partinico. «Abbiamo scelto di supportare dei progetti di autonomia economica delle donne e di mutuo soccorso femministi – si legge nella nota diffusa – Le ceste, quest’anno, sono delle borse realizzate dalla Casa delle donne autogestita Lucha y Siesta con al suo interno la Kollontai, vodka antisessista della fabbrica recuperata Ri-MAFLOW e un pesto di olive e mandorle di Contadizioni Combattenti, una co-produzione delle Cuoche Combattenti e di Contadinazioni. Il 5 per cento del ricavato di ogni cesta andrà alla Cassa di mutuo soccorso FuoriMercato, che sostiene le realtà di mutualismo per tutto il resto dell’anno».
Il legame tra cibo e femminismo, d’altra parte, proprio a Partinico ha visto la scorsa domenica un importante episodio. Il 22 dicembre si è infatti tenuta nella cittadina del Palermitano una passeggiata in centro contro la violenza maschile sulle donne, che ha preso spunto dal terribile femminicidio dello scorso 22 novembre avvenuto proprio nella zona di Partinico. In quel caso a essere uccisa in modo violenta è stata Ana, una donna di 30 anni.
«Dal 2000 a oggi le donne vittime di femminicidio in Italia sono state tremila – ha ricordato il percorso Non Una Di Meno – Tre femminicidi su quattro avvengono in famiglia e in almeno un caso su quattro c’è una storia di violenze pregresse compiute dall’autore. Un bollettino di guerra che è destinato ad allungarsi. Il femminicidio è l’atto finale del ciclo della violenza maschile contro le donne che comprende la violenza economica, psicologica, linguistica e culturale. La violenza sulle donne oggi invade tutti gli ambiti di vita e ha radici profonde e saldamente ancorate nella società in cui viviamo».
«Ana – continua la nota – è stata uccisa dall’uomo con cui aveva una relazione ma la violenza che ha subito non è finita con la sua morte. Violenza sulle donne è anche l’attenzione morbosa dei media, il racconto distorto che ha descritto Ana come una donna facile, disonesta e sbagliata perché aveva deciso di abortire e che descrive il suo assassino come un uomo in preda ad un raptus che solo per un momento ha perso il controllo. Abbiamo imparato che le violenze che ci infliggono non sono fatti intimi e privati. Marchiano i corpi di tutte noi e attraversano le vite di tutte.Ma ora possiamo affrontarle insieme. E mai nessuna di noi potrà definirsi libera finché non lo saremo tutte».