Il Monastero accoglie le nuove leve: è festa a Lettere e Filosofia

Non male, questo episodio inaugurale della “Festa dell’accoglienza”, una tre giorni di intrecci d’arte dedicata alle new entries della facoltà di Lettere e Filosofia, avvalorata dalla sua connotazione organizzativa prettamente studentesca. Studenti per gli studenti.

Musica dal vivo ai Benedettini, come evento centrale di questo mercoledì 18 ottobre. Flugge e Tramuntana a segnare continuità con lo spirito di Fuori corso musica dell’anno scorso, per poi lasciare spazio al sofferto rock d’avanguardia degli italo-francesi L’enfance rouge, band ospite di questo gradevole live set.

Non corredo, ma interessante cornice evocativa, l’esposizione collettiva presente in Auditorium, ottimamente accolta dal pubblico e, a detta di molti, da trasformare assolutamente in abitudine. Il contiguo reading di poesie, nel pomeriggio, è stato una bella occasione per ascoltarsi e per poterne riflettere – come è successo – anche tra una birra e l’altra, qualche ora dopo. Immancabile, ovviamente, il “non meno poetico” (così recita la locandina) arrusti e mancia, tappa fissa per gran parte degli avventori. Peccato, questo sì, per le pietose condizioni del Monastero all’ora di chiusura: l’onor di cronaca costringe a fare i conti anche ad un pensiero di compromesso tra il bello di un luogo centenario che “prende vita” e il sacrificio fisico a cui lo si costringe.

Gran bella cosa è stata l’aggregazione variopinta e partecipata di innumerevoli storie diverse: c’erano ragazzi del quartiere, curiosi, ex studenti della facoltà (magari trasferitisi altrove) che hanno colto l’occasione per ritrovare i loro colleghi, cani, gatti, neolaureati, universitari da tutto l’Ateneo e, immancabili, le famigerate “matricole” (poche, a dir la verità). Nota a margine: anche a questo giro, Lettere e Lingue si sono volute tanto, tanto bene.

A fine serata, resta in bocca un po’ a tutti un sapore impastato, come se in realtà l’appuntamento più importante (oltre ad amici, conoscenti o fidanzati), ciascuno di noi, l’avesse preso con un compagno speciale: il Monastero.

È un altro arrivederci, quindi, che sia al sole o alla luna, sopra le nostre teste.

Roberto Pirruccio

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