A sei giorni dal voto sono ancora pochi gli esponenti della vecchia politica siciliana che hanno capito quello che potrebbe succedere il 28 ottobre. Tranquillizzati da sondaggi generosi, si baloccano nellidea che, tanto, i siciliani, come sempre, alla fine voteranno in massa per i Partiti tradizionali.
Gli unici che non si fanno molte illusioni – questo dobbiamo riconoscerlo – sono gli esponenti del Pdl che, almeno come Partito, si aspettano una bella batosta. Mentre gli esponenti delle altre formazioni politiche tradizionali si aspettano che i siciliani, dopo essere stati massacrati negli ultimi quattro anni da un Governo imbelle e banditesco, si facciano martirizzare per altri cinque anni.
Lidea che i siciliani possano essere incazzati neri per le tassi del Governo Monti, per lImu, per i fondi europei che il Governo Lombardo non è riuscito a spendere non li sfiora neppure. Appena ieri, con il sorriso sulle labbra, il segretario regionale del Pd siciliano, Giuseppe Lupo, esclamava: Tanto vincerà Crocetta. Non sappiamo se vincerò Rosario Crocetta – noi ne dubitiamo -: in ogni caso, quello che colpisce è la sicurezza con la quale gli esponenti del Pd siciliano si danno vincenti in questa campagna elettorale.
Come se quattro anni di Governo con un presidente della Regione siciliana inquisito per mafia non abbiano lasciato traccia alcuna tra iscritti, militanti e simpatizzanti. Come se quattro anni di malgoverno e di clientelismo sfrenato non abbiano provocato nausea in un Partito – parliamo sempre del Pd – dove la base è composta da persone serie e per bene (non a caso il capogruppo del Pd allArs uscente, Antonello Cracolici, nei suoi manifesti elettorali, si richiama alle persone per bene del suo Partito, nellillusione di intercettare il loro voto, dopo averli umiliati impedendogli di pronunciarsi, in combutta con i vertici nazionali dello stesso Pd, con il referendum sul sì o sul no al Governo Lombardo).
Per motivi misteriosi il Pd siciliano, che in quattro rovinosi anni di Governo con Lombardo ne ha combinate di tutti i colori, dovrebbe essere premiato dagli elettori. Per motivi misteriosi i siciliani, che hanno le scatole piene di una sanità pubblica allo sfascio – la sanità virtuale di Massimo Russo, la definisce Giovanna Marano, candidata della vera Sinistra alla presidenza della Regione siciliana – domenica prossima dovrebbero catapultarsi alle urne per votare il Pd.
Del resto, i già citati ultimi sondaggi tranquillizzanti danno Giovanna Marano e Claudio Fava all8 per cento, le loro liste abbondantemente sotto il 5 per cento, mentre il Pd siciliano, premiato dagli elettori della Sinistra per quattro anni di buon governo, sarebbe al 20 per cento con le liste, magari anche al 25 per cento, con Crocetta al 27, forse al 28 per cento. Testa a testa con Nello Musumeci…
Ma i siciliani sono veramente così teste di legno? Giustamente, Gianfranco Miccichè, che non si sente inferiore né a Crocetta, né a Musumeci (e, secondo noi, ha tutti i motivi per pensarlo) non ci sta e si dà vincente pure lui. Appena ieri sera era persino disposto ad offrire la spalla ad Angelino Alfano, la sua creatura che poi lha tradito e che, oggi, affonda senza abbandonare la nave del Pdl. Alfano, insomma, potrebbe andare a piangere da Miccichè appena scoprirà che lo stesso Miccichè uscirà vincitore dalle urne…
Di questi tre politici tradizionali, lunico che non si dà vincitore è Musumeci – che forse, dei tre, è quello messo meglio – vuoi perché, per abitudine, cerca di utilizzare al meglio le parole, vuoi perché, forse, deve avere capito qualcosa.
Noi – lo abbiano detto e scritto un sacco di volte in questa campagna elettorale – non crediamo nei sondaggi. Ma crediamo nei processi politici. Noi vediamo Giovanna Marano e Claudio Fava molto più avanti rispetto ai sondaggi: perché abbiamo la presunzione di credere che gli elettori della Sinistra siciliana, che sono ancora per fortuna tanti, hanno capito una cosa: hanno capito che lunica Sinistra con la S maiuscola rimasta in Sicilia è quella, per lappunto, di Giovanna Marano e Claudio Fava.
Allorizzonte, però, noi vediamo un grande successo del Movimento 5 Stelle. E oggi cercheremo di raccontare il perché.
A prescindere dai vaneggiamenti di alcuni dirigenti del Pd, che pensano, addirittura, di vincere le imminenti elezioni, a noi sembra che due elementi non siano stati ben analizzati in questa campagna elettorale. Il primo, in verità, è stato appena adombrato e subito rimosso. Il secondo elemento è rimasto, invece, nellombra. Vediamo quali sono questi due elementi.
Il primo elemento è lo scardinamento del sistema dei partiti operato in questi quattro anni da Lombardo. Tra maggioranze variabili e trasformismi vari, il presidente della Regione uscente è riuscito a coinvolgere nei suoi giochi di potere una parte del Pdl, lUdc, i finiani e, naturalmente, il Pd. Ognuno di questi Partiti ha lasciato sul campo un pezzo della propria dignità politica e della propria credibilità presso lopinione pubblica.
Ma se si trattasse solo di questo, alla fine, non ci sarebbero problemi. La novità – e qui arriviamo allanalisi del secondo elemento – è che Lombardo, con la sua non-politica, non ha scardinato solo buona parte del sistema dei Partiti, ma ha messo in discussione anche il rapporto tra gli stessi Partiti politici tradizionali e gli elettori siciliani.
La questione, si badi, non è riconducibile soltanto alle risorse finanziarie che mancano: questo, certo, è già un problema, ma non è il problema.
Quella che oggi è venuta meno, grazie allazione dissennata di Lombardo e, soprattutto, di alcuni suoi assessori, è la fiducia dei siciliani verso la politica. Se facciamo mente locale alle passate campagne elettorali, non ne troviamo una in cui i siciliani non erano incazzati neri con la politica. Ma, alla fine, andavano a votare comunque: e votavano, per lo più, per la politica tradizionale.
I Governi di Lombardo hanno spezzato questo legame storico. Certo, centra, in parte, lazione del Governo Monti. Centra la crisi economica internazionale. Ma se la politica siciliana tradizionale, oggi, non riesce più a parlare la lingua dei siciliani, ebbene, il merito, se così si può dire, è di Lombardo e dei suoi dissennati Governi, i peggiori in assoluto nella storia dellAutonomia siciliana.
E in questo scenario che si inserisce Beppe Grillo. Con molta probabilità, i nostri lettori ci prenderanno per matti. Ma noi lo diciamo ora, ad urne ancora chiuse: dopo quello che ha combinato Lombardo al sistema politico siciliano, domenica prossima può succedere di tutto: anche che il candidato del Movimento 5 Stelle vinca la corsa per la presidenza della Regione. Del resto, se lo stesso Grillo va ripetendo che il suo Movimento è ormai il primo Partito in Sicilia qualche buona ragione ci sarà.
Lo diciamo ora: i siciliani non sono matti, Grillo non è una malattia politica: la vera malata è quella che ha colpito la politica siciliana di Lombardo: una politica alla quale i siciliani non credono più, perché è una politica incapace di dare risposte politiche prima che economiche o di governo. Sotto questo profilo, non è esagerato affermare che il migliore alleato di Grillo, di certo senza volerlo, è stato il presidente Lombardo.
Sia chiaro: quello che noi scriviamo, per alcuni politici siciliani della vecchia guardia, non è una novità. Magari noi utilizziamo un linguaggio diretto, magari anticipiamo i tempi con la nostra analisi. Ma i primi ad aver capito qualcosa sono loro, i politici tradizionali più avveduti: sono loro che, in questa campagna elettorale, girando per i paesi grandi e piccoli della Sicilia, hanno intuito che qualcosa si è rotta. Ora perché hanno trovato le porte chiuse, ora perché, parlando con la gente, hanno avuto la sensazione di non essere stati chiari, forse di non essere stati capiti o, forse, di essere stati al cospetto di interlocutori che li hanno ascoltato solo per educazione.
Lo chiediamo a certi candidati che conoscono il territorio e che noi stimiamo: stiamo dicendo cose vere o cose false? Stiamo inventando o stiamo raccontando la verità?
La gran massa di voti che il Movimento 5 Stelle si accinge a raccogliere – un terremoto destinato a sconvolgere in profondità gli equilibri politici siciliani – è anche il frutto del lavoro dei grillini. Ma senza la crisi in cui è piombata la politica siciliana tutto quello che sta avvenendo non sarebbe nelle cose. Negare questo è come negare levidenza.
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