Il logo del Comune di Catania è ufficialmente diventato uno di quei fenomeni che gli esperti di marketing definirebbero «virali». Sebbene in senso negativo. Dopo i commenti del docente di Sociologia della comunicazione Salvatore Scibilia che, intervistato da MeridioNews, definiva il nuovo marchio etneo «orrendo, becero e stupidamente descrizionista», online si è scatenata la creatività dei cittadini. Che, anche tramite la pagina Facebook A come Catania, stanno raccogliendo le rielaborazioni migliori. Con buona pace di Milko Vallone, il creativo che ha donato a Palazzo degli elefanti il logo che adesso tanto fa discutere. E che ha in portfolio un’altra delle operazioni pubblicitarie etnee più contestate dell’ultimo ventennio: la pubblicità delle mozzarelle Zappalà con un seno di donna in primo piano e il commento «Le cose belle dell’estate». Uno di quei cartelloni che, probabilmente, oggi l’assessora Valentina Scialfa avrebbe fatto oscurare nell’ambito delle attività contro la cartellonistica sessista.
Quella delle latterie siciliane è storia del 1996. Che tutt’ora, però, viene citata nel novero delle pubblicità in cui il corpo delle donne viene usato a sproposito. Ancora oggi sul sito dell’agenzia di comunicazione di cui Vallone è fondatore e direttore artistico, quel seno sbattuto in faccia viene definito «una campagna cult, che ha inaugurato il filone delle pubblicità “vietate ai minori“. Qui di vietato e proibito, in effetti, c’è ben poco – si legge – Il décolleté della modella ha comunque fatto furore, svolgendo appieno il compito di attirare l’attenzione sulla campagna pubblicitaria, e, alla fin fine, su un prodotto che fa del latte il suo ingrediente primario. E qual è il latte per eccellenza se non quello materno?». «Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli», diceva Oscar Wilde. Ma quest’affermazione si scontra con l’opinione illustri scuole di pubblicitari, per cui è il messaggio che deve rimanere in primo piano.
Ma Vallone, professionista pluripremiato, non è nuovo neanche alla collaborazione con il primo cittadino. E con il Comune di Catania. Sempre a titolo personale e gratuito. Per esempio quando si è trattato dell’iniziativa PuliAmo Catania, quando sindaco e giunta, armati di sacchetti e ramazze, sono andati a raccogliere la spazzatura in diverse zone della città. Anche in quella circostanza Vallone aveva donato la sua creatività a Palazzo degli elefanti. Come aveva fatto con Enzo Bianco nel corso della campagna elettorale che ha portato alla sua rielezione, poco più di due anni fa. Era lui, infatti, la mente dietro alle elaborazioni grafiche che hanno accompagnato Bianco nel suo nuovo percorso verso la guida della città.
Ora che il logo di Catania ha avuto un’eco mediatica senza precedenti, spuntano anche le somiglianze con prodotti già realizzati. Come quello dell’Azienda provinciale per il turismo. O quello che appare sui biglietti integrati metropolitana ed Fce. Ma non solo. Quell‘Etna stilizzato richiama anche un po’ quello sulle bottiglie dell’Acquarossa. I cui marchio ed etichette sono stati realizzati dalla stessa agenzia di comunicazione della campagna Zappalà. Cioè quella di cui Vallone è direttore creativo.
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