«La legalità viaggia con le aziende confiscate». È lo slogan che accompagna il logo dell’associazione Addiopizzo sui tir della Geotrans. L’azienda è stata confiscata un anno fa alla famiglia Ercolano e inserita nel percorso di amministrazione controllata. «Lo slogan vuole essere un messaggio di fiducia nello Stato e in quanti quotidianamente si impegnano affinché questa nostra terra possa definitivamente affrancarsi dal cancro che la uccide», spiegano spiegano in una nota i membri dell’associazione antiracket.
Al momento della confisca l’azienda aveva trenta dipendenti, un fatturato di oltre cinque milioni di euro e un ruolo importante nel settore del deposito di surgelati. Riconducibile a Pippo Ercolano – morto tre anni fa, cugino, cognato e storico braccio destro del boss di Cosa nostra Nitto Santapaola – la Geotrans era formalmente intestata ai figli Vincenzo e Cosima Palma Ercolano. Ma da oggi è inserita nella lista pizzo free che raccoglie «130 imprenditori, commercianti e liberi professionisti che hanno detto pubblicamente no al racket».
«Riteniamo, da sempre, che le aziende sottratte alla mafia costituiscano un patrimonio economico e umano che lo Stato ha il dovere di salvaguardare – proseguono i volontari – per evitare che le confische si risolvano in altrettante vittorie di Pirro. Ogni bene non assegnato, ogni azienda che fallisce o viene liquidata costituisce una sconfitta per lo Stato». Un riferimento diretto alle parole di Umberto Postiglione, ex prefetto di Palermo e attuale direttore nazionale dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati, che in un’intervista rilasciata a MeridioNews aveva detto: «Noi non possiamo fare assistenza né inventarci soluzioni impossibili. La maggior parte delle imprese ex mafiose in un contesto normale scomparirebbero». «Ci sono migliaia di famiglie e di lavoratori che non hanno mai chiesto assistenzialismo – ha replicato l’associazione etnea -, ma solo il rispetto dei loro diritti di lavoratori e un pronto intervento da parte di chi ha la possibilità di fare fruttare questo enorme patrimonio delle aziende confiscate».
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