“Il Lavoro è vita e senza quello esiste solo paura e insicurezza”

da Pina Santoro
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Nell’amara terra di Sicilia accade che se un soggetto abile nelle arti oratorie, annuncia di voler fare una rivoluzione democratica , alcuni ignari cittadini spinti dalla voglia di cambiamento offrono la loro fiducia ed allora il Comunicatore diventa Governatore.

Passando il tempo si constata che la rivoluzione annunciata altro non è che un’azione di pulizia, sicuramente utile ed apprezzabile, uno stanare i tanti ladri che operando nei diversi settori dell’amministrazione regionale li hanno corrosi, come delle tarme che impadronendosi di un vecchio mobile lo divorano avidamente fino ad estinguerlo.

Con il trascorrere del tempo quegli ignari cittadini scoprono che la rivoluzione annunciata non determina un miglioramento delle condizioni economiche per i Siciliani, né un progresso culturale.

Gli ignari cittadini si accorgono di aver perso anche quel misero lavoro precario che consentiva loro di vivere modestamente ma con dignità. Ai disoccupati delle fabbriche, che chiudono per essere riaperte all’estero, si aggiungono i disoccupati che non si vedono rinnovato un rapporto di lavoro stagionale che durava da circa 30 anni. A tutti questi si aggiungeranno i precari degli enti locali che dopo 25 anni perderanno il diritto di lavorare perché gli enti che li hanno utilizzati, per incapacità, per dissolutezza, per necessità ineluttabili o per semplice scelta hanno sforato il patto di stabilità.

Allora gli ignari cittadini finiscono per comprendere che hanno fatto la scelta sbagliata, che forse era preferibile lasciare la Sicilia in mano ai vecchi timonieri che guidavano la barca magari in maniera maldestra, ma da buoni capitani non dimenticavano di aver a bordo tanti passeggeri, non dimenticavano che a tutti i costi dovevano assicurare loro quanto meno un salvagente per evitare l’annegamento.

Adesso al Capitano non interessa la sorte dei viaggianti, egli da grande condottiero deve solo preoccuparsi di raggiugere la meta prefissata e mentre si affanna ad accusare gli altri membri dell’equipaggio di volerlo fermare, riesce abilmente a bloccarli, utilizzando i medesimi “mezzucci”.

Così … mentre il Condottiero gioca a fare la guerra con gli altri membri dell’equipaggio per l’assegnazione delle candidature europee e delle poltrone assessoriali … il numero dei disoccupati cresce, anche per la mancata approvazione della finanziaria bis.

A nessuno importa se nel frattempo tanti padri di famiglia non sanno come portare il pane a casa, nessuno si preoccupa di quanto possa stare male un uomo a cui viene negato il diritto al lavoro. A nessuno importa se qualche operaio della Forestale, dell’Ente di Sviluppo Agricolo, dei Consorzi di Bonifica, dell’EAS o di altri enti regionali decide che, non potendo garantire un futuro dignitoso ai propri figli intanto si nega il suo di futuro, rinunciando al dono più prezioso ricevuto dalla propria madre.

I Siciliani non avevano bisogno di questa Rivoluzione.

La rivoluzione che i Siciliani aspettavano era quella che assicurava il lavoro, che non è solo fonte di reddito ma da dignità, determina autostima … è vita.

Il Lavoro è vita e senza quello esiste solo paura e insicurezza.

Se poi vi è l’intenzione, così come si annuncia, di combattere la mafia ancora maggiore deve essere l’impegno per assicurare il lavoro, ossia l’indipendenza economica ai cittadini, perché lo stato di bisogno rende l’uomo succube di un sistema assassino che uccide il futuro e permette ai potenti di continuare a dominare.

Diceva  Franklin Delano Roosevelt: “La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature.”

I Siciliani hanno bisogno di una rivoluzione diversa.

 


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