Prende forma l’anno di Palermo Capitale della cultura. Stamattina la cerimonia di presentazione in grande stile al Teatro Massimo. Antipasto alla Sala Onu con il governatore Nello Musumeci, il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore comunale alla Cultura Andrea Cusumano. In Sala Grande, poi, gli interventi del ministro della Cultura Dario Franceschini e del premier Paolo Gentiloni, con lo svelamento del logo e il lancio del sito, operativo da mezzanotte. La cerimonia è stata aperta dall’Inno di Mameli intonato dalle Voci Bianche e dal coro Arcobaleno del Massimo. Presenti decine di sindaci, autorità civili, militari e religiose e l’assessore regionale ai Beni Culturali Vittorio Sgarbi.
Il logo mostra quattro P declinate in arabo, greco, ebraico e fenicio, simbolo dei popoli che hanno gettato le fondamenta di una città al centro del Mediterraneo. Quattro P, inoltre, come i Quattro Canti e come le lingue incise sulla stele conservata alla Zisa. Il simbolo è stato creato da Sabrina Ciprí, 22enne allieva palermitana dell’Accademia di Belle Arti e della cattedra di Design Grafico guidata da Fausto Gristina.
Più di 780 gli eventi previsti, praticamente due al giorno (qui potete trovare i principali, con date e dettagli), che si sommano alle circa 600 iniziative collaterali a Manifesta 12. Tra le prime manifestazioni svelate da Orlando e Cusumano la retrospettiva su Robert Capa, la mostra su Antonello Da Messina, un’installazione del Premio Nobel Wole Soyinka, la riqualificazione dei giardini e del Castello della Zisa e della Casina Cinese-Pitré, la nascita di un No Mafia Memorial, un museo-archivio-laboratorio della lotta alla mafia.
Ma non finisce qui. Palermo tornerà a ospitare una sinagoga (presso l’Oratorio di Santa Maria del Sabato). I reali d’Olanda, dopo la visita istituzionale dell’anno scorso, confermeranno il proprio legame con il capoluogo siciliano finanziando una manifestazione a Ballarò. E ancora due call internazionali per rispolverare i progetti dell’acquario in via Messina Marine e del centro congressi, la Casa delle Scienze al Gasometro, la presentazione in anteprima mondiale del progetto degli Aga Khan Trust for Culture di ricostruzione del suq, della moschea degli Omayyadi e del minareto di Aleppo, patrimonio dell’Unesco, distrutti nel 2013 durante il conflitto siriano. Senza dimenticare il ritorno del ritratto di Donna Florio con un allestimento a Villa Zito, il restauro di Palazzo Butera grazie a Massimo Valsecchi e alla moglie Francesca Frua de Angeli, il rilancio di Castello Utveggio, l’Opera Paese nel quartiere Danisinni, la ricollocazione dell’altare Gagini nella cappella dedicata allo Spasimo, il portale web del turismo, il Rigoletto dell’attore hollywoodiano John Turturro, il Museo della Maschera palermitana dedicato a personaggi storici come Franco Franchi, Ciccio Ingrassia o Beppe Schiera e quello della Vespa in via Maqueda.
Musumeci ha annunciato «un contributo di un milione di euro a valere sul fondo per le autonomie per Palermo Capitale della Cultura e per tutti quei comuni che nei prossimi anni dovessero conquistare dei titoli per delle caratteristiche specifiche. Penso ai borghi o ai premi che riguardano i paesaggi, le specialità culinarie e così via. Tutti i comuni siciliani quest’anno si devono sentire capitali d’Italia». Soldi che si aggiungono al milione di finanziamento dal Mibact per il prestigioso riconoscimento.
«La Regione non sarà spettatrice – ha proseguito Musumeci -. Questa è una grande opportunità, dobbiamo essere ambiziosi. Ieri sono stato nella Valle dei Templi, mi dicevano con orgoglio che l’anno scorso hanno avuto 800mila visitatori. Ma può un angolo così straordinario accontentarsi di 800 mila visitatori? La Valle dei Templi dovrebbe averne milioni… In Sicilia non abbiamo l’ambizione di guardare oltre, ci accontentiamo».
«Nel prossimo Cipe – ha annunciato Gentiloni – sarà previsto uno stanziamento del Ministero ai Beni culturali per una grandissima biblioteca a Palermo di studi islamici dedicata a Giorgio La Pira. Non siamo impazziti. Non siamo qui a celebrare Palermo non rendendoci conto dei disagi e delle difficoltà che dobbiamo affrontare, questo però è un modo per rispondere alle difficoltà e per rilanciare la città e la Sicilia intera. Se non lo facciamo investendo sulle nostre qualità in quale altro modo possiamo rilanciare questa straordinaria città e tutta l’Isola? Per cui grazie Palermo, l’Italia è orgogliosa di te. Questa è la città del dialogo con il Mediterraneo. Guai a rinunciare a questa storia, a queste radici, e guai a immaginare che le radici possano essere utilizzate per chiuderci, per alzare muri: è la forza delle nostre radici che ci consente di dialogare senza chiusure e protezionismi. Ed è una lezione di questa città, che ha sofferto e che certamente non ha del tutto superato difficoltà sociali, che è stata anche al centro di lutti e minacce, che è stata in qualche modo costretta a convivere con stereotipi a livello nazionale e internazionale. Ma è una città che sta cambiando, proiettata nel futuro».
«La vittoria di Palermo – ha detto Franceschini – è stata una vittoria basata su un progetto molto forte, di convivenza, di dialogo e di apertura, una delle caratteristiche con cui la città sta ricostruendo una vera crescita e rinascita e il logo lo rappresenta nel modo migliore possibile. Per Palermo il ruolo di Capitale della cultura non finirà il 31 dicembre 2018 ma continuerà sulla base del lavoro fatto in questi anni. Il capoluogo della Sicilia resterà anche dopo quest’anno Capitale della cultura, del dialogo e soprattutto del Mediterraneo». Franceschini ha rivelato inoltre che il 16 febbraio sarà annunciata la Capitale della cultura 2020: fra le otto città candidate c’è anche Agrigento.
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