«Facciamo schifo e non lo sapevamo». Con una citazione di una storica copertina de il manifesto, il Sicilia Queer Film Festival negli scorsi giorni ha annunciato l’esclusione dai finanziamenti della Direzione generale cinema del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Una scelta che ripete quella dell’anno scorso ma che va in controtendenza con ciò che è avvenuto per cinque anni, dal 2012 al 2016. E che comporta, per il piccolo ma noto festival cinematografico palermitano che negli anni si è affermato come una delle più importanti manifestazioni queer d’Italia, una rinuncia alla somma di diecimila euro. Non pochi per una realtà che ogni anno offre un’apprezzata offerta cinematografica.
«Di certo è stata una sorpresa negativa – dice Andrea Inzerillo, direttore artistico del festival – Dopo la bocciatura dello scorso anno, che arrivò completamente inaspettata, ci siamo messi a studiare per bene il bando. Abbiamo lavorato sui settori in cui avevamo preso punteggi più bassi. Provando a migliorare dove è stato reputato che non fossimo forti». Dispiace soprattutto di aver perso la rilevanza nazionale, nella valutazione fatta dal ministero. «Se non fossimo una realtà fortemente credibile – continua Inzerillo – non avremmo avuto la possibilità, per esempio, di aprire l’ottava edizione del festival con l’anteprima nazionale de La Strada dei Samouni, che ha vinto il premio come miglior documentario al Festival di Cannes 2018 ed è ora distribuito dalla Cineteca di Bologna. E non avremmo ottenuto come film di chiusura Un couteau dans le cœur di Yann Gonzalez, che faceva parte del concorso principale di Cannes 2018 e che al Sicilia Queer è stato proiettato in anteprima internazionale. Ottenere film come questi in anteprima e a due sole settimane da Cannes vuol dire essere considerati una realtà significativa: non c’è denaro (di cui notoriamente non abbondiamo) che possa garantire queste prestazioni». L’operatore culturale fa poi notare un altro aspetto poco chiaro: «È paradossale che nel 2012, quando eravamo certamente più piccoli, e per tutti gli anni seguenti siamo stati finanziati, e adesso invece no. In questi anni abbiamo ottenuto riconoscimenti internazionali sempre più importanti, e nonostante tutte le difficoltà il festival è in crescita».
E quella del Sicilia Queer non è neanche l’unica esclusione eccellente, se si scorre la lista pubblicata dal ministero. Per i festival palermitani, infatti, è una vera e propria debacle, almeno dal punto di vista del governo. Come mai, dunque, festival come il Sicilia Queer, il SoleLuna, l’Efebo d’Oro che vengono finanziati e riconosciuti di forte interesse dalla Regione Siciliana non vengono invece riconosciuti dal Mibact? Come è possibile questa differenza? «Noi abbiamo dei bandi ad evidenza pubblica – fa notare Alessandro Rais, dirigente della Sicilia Film Commission – Sul nostro sito si trovano le precise griglie di valutazione e le istanze di cofinanziamento che i festival presentano. Un metodo trasparente, preciso e ampio che porta le nostre commissioni di valutazione, formate tra l’altro non solo da esperti della Regione ma anche da un membro dell’Agenzia per la coesione territoriale della presidenza del consiglio e un membro designato dalla direzione nazionale cinema del ministero, a ritenere quest’ultimo anno, nonché negli anni passati, i festival da lei citati e altri illustri esclusi come meritevoli».
La scelta del ministero, dunque, ha sorpreso lo stesso Rais. «Non si tratta tra l’altro di quest’ultima tornata di finanziamento ma anche della precedente – continua il dirigente regionale – Proprio il sostegno della Regione Siciliana, all’interno del programma Sensi Contemporanei, ha permesso di svolgere nell’Isola festival di qualità che hanno promosso il territorio attraverso significative manifestazioni culturali. Col risultato che questi festival negli anni sono cresciuti, sia come impatto sul territorio sia come maturazione della proposta culturale e dell’eco internazionale. Di questo noi siamo orgogliosi. E faccio presente che l’assessore allo Spettacolo Sandro Pappalardo è stato promotore dell’ultimo bando per i festival cinematografici siciliani che è un bando triennale, una cosa che credo assolutamente unica nella storia del sostegno dato dalla Regione Siciliana alle attività culturali». Il bando in questione, che si trova anche questo sul sito della Sicilia Film Commission, è stato pubblicato il 17 agosto e si è concluso il primo ottobre. «Abbiamo garantito risorse per le rassegne cinematografiche siciliane per l’anno 2018, 2019 e 2020 – spiega Rais – stabilendo addirittura in anticipo le finestre per presentare le istanze, in modo da poter dare una risposta per tempo agli organizzatori. Per esempio per le risorse del 2019 le domande andranno presentate tra metà novembre e metà dicembre di quest’anno. E noi potremo dare una risposta poco dopo, facendo in modo di attingere per chi potrà ad un’anticipazione del 50 per cento. La Regione è molto attenta insomma a questo tipo di impresa culturale creativa, che può promuovere il territorio anche in senso turistico e sviluppare economia».
Pare di capire, insomma, che sui festival la Regione intenda mettere le toppe create dai buchi dal ministero. «Sarebbe bello che a livello nazionale si capisse che in Sicilia c’è una realtà di qualità che si è sviluppata – afferma il dirigente -, probabilmente c’è stata una disattenzione da parte del ministero». Se si pensa che ad Efebo d’oro, il primo degli esclusi, sia stato assegnato uno scarno punteggio di 8, su un massimo di 20, nella categoria “storicità, staff, risorse e partner” proprio quest’anno che celebra i 40 anni di attività; o che le graduatorie del ministero abbiano quest’anno incentivato pochissimo i festival che trattano le tematiche lgbt, viene da pensare che forse è qualcosa di più di una disattenzione o di un mero errore tecnico. Desta per esempio sorpresa il caso del Giffoni Film Festival: certamente una delle rassegne più celebri a livello italiano e internazionale che non a caso quest’anno raggiunge il massimo punteggio possibile (100 punti). E che ha visto riconosciuto un contributo di ben 850mila euro, mentre il secondo in classifica, La Settimana Internazionale della Critica, incassa 100mila euro (anche se il secondo contributo maggiore per quantità è quello delle Giornate degli Autori, che si vede riconosciuto un contributo di 230mila euro).
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