Il governo nazionale insiste: stop a Crocetta Da Roma 500 milioni per chiudere il bilancio

«Tutte le exit strategy che volete, purché ce ne usciamo. Non serve trascinarsi, basta con l’accanimento terapeutico». Il sottosegretario all’Istruzione del governo Renzi, il siciliano Davide Faraone, rompe il silenzio sul futuro del governo di Rosario Crocetta e dice basta. Lo fa dalle pagine di Repubblica, all’indomani dell’intervento del presidente siciliano all’Ars. «Il 31 luglio ci sarà l’assemblea del Pd e lì decideremo insieme cosa fare. Io credo che così non si può andare avanti e lo dirò con forza», aggiunge. Una voce importante e molto vicina al presidente del Consiglio che ieri ha incontrato il segretario regionale del Pd, Fausto Raciti, e alla fine ha voluto lanciare un invito a Crocetta e al sindaco di Roma Ignazio Marino: «Si occupino di cose concrete, dei problemi della gente, della sanità – ha detto – Si smetta di guardare a strani giochi politici: se sono in grado di governare vadano avanti altrimenti vadano a casa. Basta con la telenovela continua: la gente non si chiede se un politico resta in carica ma se risponde alle sue domande».

Parole a cui in serata ha risposto lo stesso Crocetta, ospite della trasmissione Omnibus di La7. «Non è che se uno ti sta sulle p… puoi dirgli che se ne deve andare a casa, perché non lo decidi tu ma gli elettori. È come se io dicessi al sindaco di una città siciliana che se ne deva andare solo perché mi è antipatico». Un botta e risposta che quantifica la distanza che c’è al momento tra governo regionale e nazionale. Tanto che ieri lo stesso Crocetta aveva invitato i deputati dell’Ars a decidere senza badare a interferenze esterne. «Voi e solo voi, senza diktat romani o di altri poteri, potete decidere la fine della legislatura, spetta al parlamento sovrano questa decisione». Invece oggi Faraone, mettendo da parte il caso della presunta intercettazione choc, boccia Crocetta su valutazione politiche. «Dalle indagini e dalle parole della Borsellino – dice – emerge un sistema parallelo di gestione del sistema sanitario. Un cerchio magico di cui i siciliani hanno piene le scatole e che va azzerato immediatamente». Il sottosegretario è, insieme al sindaco di Catania Enzo Bianco, tra i nomi possibili per diventare il prossimo candidato del Pd alla presidenza della Regione Sicilia. Ma lui nicchia: «Svolgo un ruolo importantissimo su un tema delicatissimo per il futuro del paese: l’istruzione. Non sono candidato ad altro. Certamente mi piacerebbe in Sicilia un governo che somigli molto di più al governo che guida oggi l’Italia». 

Intanto Faraone annuncia l’arrivo nelle casse della Regione Sicilia di 500 milioni di euro da parte dello Stato, necessari per chiudere il bilancio 2015. Palermo ne aveva chiesti 300, ma la cifra è aumentata dopo un’operazione di riaccertamento dei residui. Non si tratta di un regalo ma di somme dovute. I 500 milioni sono previsti dal disegno di legge 78 in discussione al Senato e relativo alle misure urgenti per gli enti locali. La somma si sbloccherà quindi soltanto quando sarà convertito in legge. Si tratta in particolare di 200 milioni come riconoscimento delle mancate entrate Irpef, riscosse dallo Stato anziché dalla Regione; 100 milioni collegati all’attuazione dell’articolo 37 dello Statuto che riguarda il pagamento alla Regione delle quote Irpef da parte delle imprese con impianti in Sicilia; 150 milioni – che saliranno a 300 per il 2016 e il 2017 – derivanti dalla possibilità di spalmare in sette anni, anziché in tre, il disavanzo globale maturato a fine 2014; 50/100 milioni da ulteriori efficienze sul bilancio regionale e dalla possibilità, da verificare, di utilizzare l’avanzo di gestione 2014 della sanità per ripagare costi sanitari addebitati impropriamente sul bilancio regionale. «È un’operazione richiesta da tempo – sottolinea Faraone – per completare la pulizia del bilancio regionale, eliminando quasi 6 miliardi di euro di partite attive difficilmente esigibili. Un provvedimento che consente alla Sicilia di rimettere in sesto i bilanci e far ripartire gli investimenti».

La chiusura del bilancio regionale è un tassello importante per la possibile fine anticipata del governo Crocetta. Lo ha sottolineato ieri anche il segretario di Forza Italia all’Ars, Marco Falcone. Una volta avuta la certezza su questo aspetto, anche le opposizioni accelereranno l’iter che porta alla sfiducia del presidente. 


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Ieri Renzi aveva invitato il presidente siciliano a «governare o andare a casa». Oggi il sottosegretario Faraone aggiunge: «Il 31 luglio decideremo all'assemblea del Pd. Così non si può andare avanti e lo dirò con forza». Intanto lo Stato verserà le somme dovute alla Regione. Altro tassello che potrebbe accelerare la fine della legislatura

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