Il Governo avvia ricognizione sull’esodo volontario: opportunità o trappola per nuovi esodati?

SENZA REGOLE CHIARE L’INIZIATIVA DELL’ASSESSORE ALLA FORMAZIONE PROFESSIONALE, NELLI SCILABRA, POTREBBE RIVELARSI L’ENNESIMO “BLUFF” A DANNO DEGLI OPERATORI DEL SETTORE.

Pronta la trappola per gli ignari lavoratori della Formazione professionale? Con l’andazzo degli ultimi sedici mesi di sfascio in Sicilia del settore, governato da dilettanti allo sbaraglio, è verosimile la nascita di una nuova tipologia di esodati.

Sono tanti i lavoratori che sperano di uscire definitivamente dal settore che non offre più garanzie lavorative e retributive. Con la pubblicazione della scheda ricognitiva per l’esodo volontario dal sistema formativo da parte del dipartimento regionale Istruzione e Formazione professionale, l’assessore al ramo, Nelli Scilabra e l’amministrazione regionale, guidata da Anna Rosa Corsello, ambiscono ad incentivare l’esodo dal sistema.

Non convince l’ennesima iniziativa poco chiara del Governo regionale del rivoluzionario presidente della Regione, rosario Crocetta. Intanto, che senso ha avviare una ricognizione del numero dei lavoratori eventualmente interessati al processo di esodo volontario. Quello che non manca agli uffici del dipartimento Formazione professionale sono proprio i dati di tutti i circa dieci mila lavoratori del settore formativo. Che sia fumo negli occhi per spostare l’attenzione di osservatori ed operatori dal fallimento su tutti i fronti nella gestione della Formazione professionale in Sicilia?

La scheda pubblicata lo scorso 3 marzo è la stessa che le organizzazioni sindacali avevano già confezionato all’amministrazione regionale, su sua richiesta. Proprio così. La scheda che si può scaricare dal sito istituzionale dell’assessorato e che va compilata e consegnata dagli interessati all’Ufficio pubbliche relazioni entro il prossimo 3 aprile è stata commissionata ai sindacati. Tante menti, tanti tecnici, avvocati, esperti, super professionisti del settore strapagati dalla Regione siciliana si sono rivelati inadeguati, insufficienti per partorire un modulo che non serve a nulla se non supportato da chiare e precise norme di disciplina. E quel che più non si comprende è l’attesa di altri tre mesi per pubblicare un modulo già disponibile a dicembre del 2013.

I soliti misteri di un Governo che vive alla giornata, incapace di programmare il futuro del settore. Anche le parole esodo volontario cosa stanno a significare? Di regole o forme incentivanti l’assessore Scilabra, sempre pronta a dichiarazioni ad effetto sui giornali, non ne parla. Il super tecnico, fiduciario del presidente Crocetta e dal segretario generale Patrizia Monterosso – che per diversi osservatori sarebbe il vero deus ex machina della formazione professionale siciliana – quando pensa di informare i lavoratori di ciò che li aspetta? C’è puzza di bruciato, esodo volontario non significa forse che gli aspiranti pensionati dovrebbero addossarsi l’onere dei versamenti sostitutivi per maturare il periodo previsto dalla legge? In questa vicenda un dato è certo, il Governo anche se lo volesse non potrebbe aggirare la legge nazionale che regola l’accesso anticipato alla pensione.

Per maggiore chiarezza d’informazione, si riporta il testo dell’articolo 4 della Legge 28 giugno 2012, n.92 (legge che porta la firma di Elsa Fornero, ministro del Lavoro dell’epoca) come modificato dal decreto legge 18 ottobre 2012, n.179, convertito con modificazioni con legge 17 dicembre 2012, n. 221.

“Nei casi di eccedenza di personale, accordi tra datori di lavoro che impieghino mediamente più di quindici dipendenti e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello aziendale possono prevedere che, al fine di incentivare l’esodo dei lavoratori più anziani, il datore di lavoro si impegni a corrispondere ai lavoratori una prestazione di importo pari al trattamento di pensione che spetterebbe in base alle regole vigenti, ed a corrispondere all’Inps la contribuzione fino al raggiungimento dei requisiti minimi per il pensionamento”.

Va detto che la stessa prestazione può essere oggetto di accordi sindacali nell’ambito di procedure ex articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223 (licenziamento collettivo), ovvero nell’ambito di processi di riduzione di personale dirigente conclusi con accordo firmato da associazione sindacale stipulante il contratto collettivo di lavoro della categoria.

“I lavoratori coinvolti nel programma di cui al comma 1 debbono raggiungere i requisiti minimi per il pensionamento, di vecchiaia o anticipato, nei quattro anni successivi alla cessazione dal rapporto di lavoro. Allo scopo di dare efficacia all’accordo di cui al comma 1, il datore di lavoro interessato presenta apposita domanda all’Inps, accompagnata dalla presentazione di una fideiussione bancaria a garanzia della solvibilità in relazione agli obblighi.

L’accordo di cui al comma 1 diviene efficace a seguito della validazione da parte dell’INPS, che effettua l’istruttoria in ordine alla presenza dei requisiti in capo al lavoratore ed al datore di lavoro. A seguito dell’accettazione dell’accordo di cui al comma 1 il datore di lavoro è obbligato a versare mensilmente all’Inps la provvista per la prestazione e per la contribuzione figurativa. In ogni caso, in assenza del versamento mensile di cui al presente comma, l’Inps è tenuto a non erogare le prestazioni”.

Quindi, la legge parla chiaro, al fine di incentivare l’esodo dei lavoratori più anziani, il datore di lavoro deve impegnarsi a corrispondere ai propri dipendenti, interessati alla fuoriuscita, una prestazione di importo pari al trattamento di pensione che spetterebbe in base alle regole vigenti, ed a corrispondere all’Inps la contribuzione fino al raggiungimento dei requisiti minimi per il pensionamento. E per farlo l’azienda deve presentare apposita domanda all’Inps accompagnata da una fideiussione bancaria a garanzia della solvibilità in relazione agli obblighi.

Il che significa per il settore della Formazione professionale che gli enti formativi dovrebbero effettuare i versamenti cacciando i propri soldi. Cosa che non accadrà mai. Gli enti formativi non hanno entrate proprie se non quelle derivanti dai finanziamenti per le attività progettuali realizzate. Ed anche queste risorse, che non potrebbero essere distolte per corrispondere le retribuzioni ai lavoratori e gli oneri all’Inps, stentano ad arrivare nelle casse degli enti.

Ma questa è un’altra storia che richiama all’attenzione l’inconcludenza dell’amministrazione regionale, soffocata da una burocrazia appesantita da una montagna di provvedimenti amministrativi inutili. E la riprova è che i dipendenti degli enti formativi attendono le proprie spettanze maturate oramai da oltre un anno. In alcuni casi il ritardo tocca anche i ventiquattro mesi. Attesa vana per riscuotere le retribuzioni per l’attività lavorativa prestata che ha gettato sul lastrico migliaia di famiglie.

Per avere un futuro nel settore della formazione professionale, l’esodo allora deve essere incentivato. Magari utilizzando le somme del Piano Azione Coesione appostate per questo scopo dal precedente Governo regionale dell’ex presidente Raffaele Lombardo. Peraltro, l’accordo trilaterale sottoscritto dall’attuale Governo le organizzazioni sindacali il 6 giugno 2013 va nella direzione dell’incentivo alla fuoriuscita. Il Governo regionale ha intenzione di dire come intenderà utilizzare queste somme o aspetta prima la ricognizione inutile dei dati? Sono quarantacinque i milioni a disposizione per incentivare la fuoriuscita. Si tratta, chiaramente, di una somma ampiamente insufficiente per incidere con un esodo significativo.

Si parla poi di quattro anni come arco temporale massimo per l’accesso allo strumento. Anche in questo caso l’amministrazione dovrebbe chiarire e farsi bene i conti con l’effetto della variazione dell’indice della speranza di vita. Aspetto da non sottovalutare per evitare la nascita di un nuovo fenomeno di esodati.

Il settore della formazione professionale in Sicilia è pronto a reggere l’ennesima emergenza sociale? Non va dimenticato chi è l’esodato.

Neologismo introdotto nel 2012 e che ha maggiormente caratterizzato la crisi e il ministero guidato da Elsa Fornero.

“Esodato” è chi ha interrotto il proprio rapporto di lavoro in conseguenza di accordi di ristrutturazione aziendale o crisi aziendali, ma che non ha ancora diritto alla pensione per via di un innalzamento dell’età pensionabile o di una modifica dei requisiti per accedere al trattamento pensionistico. È dunque un sottoinsieme di disoccupati, per lo più over 50, che si trova senza stipendio per lunghi periodi. Nella maggioranza dei casi di tratta di persone che hanno dato le dimissioni in cambio di un incentivo economico nell’attesa di raggiungere l’età della pensione, ma che hanno visto allungarsi il periodo di tempo di attesa per ottenerla.”

Le soluzioni non mancano, il vero problema è che manca l’interlocuzione. L’assessore Scilabra e il suo staff idi tecnici ed esperti non ha ancora affrontato di petto la vera questione. Che non è la ricognizione del personale in odore di requisito, ma la volontà nel gestire un esodo secondo legge. Servono ulteriori risorse da aggiungere ai quarantacinque milioni di euro, già richiamati e regole chiare e di facile applicazione.

Uno strumento, per esempio, potrebbe essere quello dell’unità di costo standard previsto dal Vademecum per l’attuazione del Piano operativo fondo sociale europeo per il periodo 2007/2013. Con le economie che potrebbero liberarsi gli enti sarebbero nelle condizioni di versare la corrispondente somma in favore dei dipendenti beneficiari della misura.. Con l’attuale orientamento dell’amministrazione regionale, questa soluzione appare poco praticabile.

Altra strada percorribile potrebbe essere un accordo regionale tra governo regionale ei sindacati con l’individuazione di un soggetto terzo che non è datore di lavoro, un sostituto che potrebbe essere un ente bilaterale. Per superare eventuali vincoli comunitari, come quello dell’aiuto di stato, la Regione siciliana potrebbe assegnare le risorse alla bilateralità ed attraverso un apposito bando pubblico ed una graduatoria si potrebbero individuare i soggetti beneficiari.

Percorso quest’ultimo attuato, prima della “riforma Fornero” , già in alcune regioni come Lombardia e Puglia. Nelle richiamate regioni, per la verità, l’incentivo per l’esodo non ha riguardato solamente l’ipotesi del pensionamento anticipato mana che la possibilità di uscire da un settore per trovare lavoro altrove. Lo ribadiamo, a scanso di equivoci, sono quarantacinque i milioni di euro ad oggi previsti nel Piano giovani, ampiamente insufficiente per produrre un effetto serio di riduzione della platea dei lavoratori.

In atto, si registra una situazione di stallo. Dopo tre mesi di attesa inutile si è fermi alla ricognizione che è la primissima fase per avviare un ragionamento con le parti sociali. Del tempo si è perso. La scheda pronta già dallo scorso dicembre è stata, stranamente pubblicata solamente a marzo. I tempi si prevedono lunghi. Staremo a vedere.

 


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