Il fermento tra i vicoli che Ciprì non vede  «Palermo crolla, non può più attendere»

«Palermo è in tutti i film che ho fatto. È nei gesti e negli sguardi anche quando giro oltreoceano. La racconto in ogni film attraverso la storia delle nostre fiabe e dei nostri misteri. Dei nostri modi di essere e di fare». Daniele Ciprì prova ancora a raccontare la sua città attraverso le immagini. In una confessione più che in una spiegazione. Il regista scorge solo un «ammasso di macerie», come se le immagini della Palermo post apocalittica di Cinico Tv si fossero tradotte in realtà.

«Nella storia Palermo è stata simbolo di ricchezza e di fortuna economica, poteva diventare una bomba ma ora è crollato tutto – racconta il regista a Meridionews – Oggi la città sarebbe all’altezza di vivere sfruttando solo il suo retaggio culturale e antropologico. Si deve smettere di cercare di cambiarla in una metropoli moderna, che non è. L’aspetto artistico di Palermo sta nelle prospettive dei vecchi palazzi, nella gestualità e nella mimica, nelle fiabe antiche. Questo è il punto di forza che si dovrebbe amplificare per vivere di ciò in cui siamo i migliori. Perché abbiamo una storia infinita su cui fare economia. È finito il tempo delle attese».

Palermo è cambiata nelle idee e nelle atmosfere. Ma se l’opinione comune parla del ritrovato fermento, della vivacità che si aggira tra i vicoli, lui non ne è convinto. «Oggi la città non trova più la formula giusta ed è schiava di vecchi sistemi. Parliamo di cinema, un settore che in Sicilia potrebbe tornare ad essere industria. Ma senza mafia. Orlando conosce i problemi di Palermo, cerca di arrabattarsi come può. La sua grandezza sta nel porsi ai palermitani da palermitano, Orlando è Palermo e non lo cambierei con nessun altro. Non solo perché ho vissuto la sua Primavera. Abbiamo provato ad avere altri ma abbiamo rimediato solo brutte figure».

Oggi la città non trova più la formula giusta ed è schiava di vecchi sistemi

Proprio Orlando, in occasione della rassegna organizzata al carcere Pagliarelli, ha detto che, pur stando attenti alla chiave con cui si tratta l’argomento, è meglio fare film di mafia che non farne. Un’affermazione che Ciprì preferisce non sposare. «Con tutta la bella storia che abbiamo – continua il regista – con Giufà, Colapesce e i miti, della mafia non parlerei più. Ciprì & Maresco inserivano la politica e la mafia nei luoghi e nei volti dei loro personaggi, ma erano due indipendenti».

La Sicilia ha già fatto l’industria del cinema «raccontata attraverso uno spirito di orgoglio che oggi non c’è più. Basti pensare a Franco e Ciccio, che hanno sicilianizzato tutti i generi, dal western alla commedia da camera. Loro sono stati inspiegabilmente massacrati dagli pseudo intellettuali che li hanno voluti fare fuori. C’era la voglia e c’era l’indipendenza, di cui oggi è sparita ogni forma, e al cinema trovi il film d’autore o i simil cinepanettoni, con cui si fa botteghino ma di cui nessuno si ricorderà. Mi domando cosa resta poi, in testa alla gente».

Le nuove generazioni oggi si confrontano con enormi difficoltà che rendono impossibile il raggiungimento di qualsiasi obiettivo. Secondo il regista, però, è l’approccio ad essere sbagliato. «Il problema di questa generazione è che aspetta Godot. Concetto che estendo, comunque, all’Italia intera. I ragazzi vivono nel problema di come fare le cose, con quali fondi e con quali aiuti, non sperimentano, non inventano. Quando noi abbiamo iniziato abbiamo investito. Io ho messo in gioco gli scarsi introiti che avevo dai servizi fatti ai matrimoni perché credevo in un progetto con entusiasmo. Non pensavo a far soldi ma a dar vita ad un’identità – continua – Certo a Palermo, con i problemi finanziari e amministrativi che ci sono, la situazione è più grave, non si trova alcun supporto. Mi spiace molto perché credo nelle iniziative promosse dal Centro sperimentale di cinematografia o dei Cantieri Culturali, giusto per fare qualche esempio. Il mio consiglio, però, è quello di fare, nel bene e nel male».

È anche vero che in questi ultimi anni tra cinema e tv si affrontano sempre più frequentemente e con diversi registri le tematiche della lotta alla mafia. Segno forse che il pubblico è pronto per un cinema di denuncia che non sia solo intrattenimento. Ma le pellicole dedicate alla mafia e alla politica secondo Daniele Ciprì non soddisfano né la storia, né il pubblico. «La gente si è stufata dei film di mafia e di una Sicilia intravista solo attraverso la mafia. La Trattativa, La mafia uccide solo d’estate o Belluscone parlano di mafia con un loro particolare linguaggio e sì, sono prodotti vincenti, ma non sono rappresentativi della Sicilia attuale. L’unica cosa decente che parli di Sicilia è Montalbano, il resto va snobbato. Non avendo registi di calibro come Marco Risi, Petri o Rosi oggi si spara soltanto, sono polizieschi». 

Ma che fine hanno fatto i protagonisti seminudi di Cinico Tv? Quegli uomini al limite dell’analfabetismo, che, spronati dalla voce fuori campo di Franco Maresco, davano la loro opinione ora sulla condizione umana, ora sulla politica, sono quasi tutti scomparsi. «A rimanere come simbolo di quegli anni sono rimasti Marcello Miranda, Giordano e Lo Giudice». Racconta Daniele, mentre ricorda le espressioni stonate di Pietro e Carlo Giordano, di Tirone, di Paviglianiti, di Giovanni Lo Giudice e dei fratelli Abbate. «Ciprì & Maresco erano due sconosciuti – continua – Giravamo con la macchina da presa in mezzo a quella gente che non capiva cosa stessimo facendo, mentre il pubblico si domandava sconcertato cosa volessimo dire. Questo accadeva fino a Lo Zio di Brooklyn, poi siamo diventati nazional popolari. Ora quel pubblico di finti intellettuali si deve accollare che siamo diventati la storia». 


Dalla stessa categoria

Ricevi le notizie di MeridioNews su Whatsapp: iscriviti al canale

I più letti

Il suo rapporto con la città, il cinema, la mafia. Il regista parla senza veli, disegnando un ponte immaginario tra passato e presente. Perché Palermo «nella storia è stata simbolo di ricchezza e fortuna, e oggi potrebbe sostenersi solo con il suo retaggio culturale e antropologico». Il problema delle nuove generazioni? «Aspettano Godot. Non inventano e non sperimentano»   

Il suo rapporto con la città, il cinema, la mafia. Il regista parla senza veli, disegnando un ponte immaginario tra passato e presente. Perché Palermo «nella storia è stata simbolo di ricchezza e fortuna, e oggi potrebbe sostenersi solo con il suo retaggio culturale e antropologico». Il problema delle nuove generazioni? «Aspettano Godot. Non inventano e non sperimentano»   

Il suo rapporto con la città, il cinema, la mafia. Il regista parla senza veli, disegnando un ponte immaginario tra passato e presente. Perché Palermo «nella storia è stata simbolo di ricchezza e fortuna, e oggi potrebbe sostenersi solo con il suo retaggio culturale e antropologico». Il problema delle nuove generazioni? «Aspettano Godot. Non inventano e non sperimentano»   

Il suo rapporto con la città, il cinema, la mafia. Il regista parla senza veli, disegnando un ponte immaginario tra passato e presente. Perché Palermo «nella storia è stata simbolo di ricchezza e fortuna, e oggi potrebbe sostenersi solo con il suo retaggio culturale e antropologico». Il problema delle nuove generazioni? «Aspettano Godot. Non inventano e non sperimentano»   

Dal controllo della velocità alla segnalazione di un imminente pericolo. Sono gli Adas, i sistemi avanzati di assistenza alla guida che aumentano non solo la sicurezza, ma anche il comfort durante i viaggi in auto. Più o meno sofisticati, i principali strumenti Adas sono ormai di serie nelle auto più nuove, come quelle a noleggio. […]

Un aiuto concreto ai lavoratori per affrontare il carovita. Ma anche un modo per rendere più leggero il contributo fiscale delle aziende. Sono le novità introdotte dalla conversione in legge del cosiddetto decreto lavoro, tra cui figura una nuova soglia dell’esenzione fiscale dei fringe benefit per il 2023, portata fino a un massimo di 3mila euro. […]

Sono passati tre anni da quando un incendio ha distrutto l’impianto di selezione della frazione secca di rifiuti a Grammichele (in provincia di Catania) di proprietà di Kalat Ambiente Srr e gestito in house da Kalat Impianti. «Finalmente il governo regionale ci ha comunicato di avere individuato una soluzione operativa per la ricostruzione e il […]

«Era come avere la zip del giubbotto chiusa sopra e aperta sotto: ecco, noi abbiamo voluto chiudere la zip di questo giubbotto». Indispensabile se si parla di Etna, dove fa sempre fresco. È nato così CraterExpress, la nuova proposta che permette di raggiungere la vetta del vulcano a partire dal centro di Catania, con quattro […]

Leonardo Caffo, catanese. Fumettibrutti (Josephine Jole Signorelli), catanese. Fulvio Abbate, palermitano. La Sicilia contro Chiara Valerio. È la Sicilia, infatti, a essersi resa protagonista dell’abbattimento delle statue raffiguranti Chiara Valerio, iniziando la rivolta contro il regime amichettistico sotto il quale viviamo.Ricapitolando.Chiara Valerio, scrittrice, editrice, attivista, radiofonica, televisiva, premiata, capa assoluta di una certa parte del […]

Dodici mesi, 52 settimane e 365 giorni (attenzione, il 2024 è bisestile e quindi avremo un giorno in più di cui lamentarci). Un tempo legato da un unico filo: l’inadeguatezza. Culturale, innanzitutto, ma anche materiale, davanti ai temi complessi, vecchi e nuovi. Difficoltà resa evidente dagli argomenti che hanno dominato il 2023 siciliano; su tutti, […]

Il seme del cambiamento. Timido, fragile e parecchio sporco di terra, ma è quello che pare stia attecchendo in questi ultimi mesi, dopo i più recenti episodi di violenza sulle donne. In principio, quest’estate, fu lo stupro di gruppo a Palermo. In questi giorni, il femminicidio di Giulia Cecchettin in Veneto. Due storie diverse – […]

Mai come in campagna elettorale si parla di turismo. Tornando da Palermo con gli occhi pieni dei metri di coda – moltiplicata per varie file di serpentina – per visitare la cappella Palatina e qualunque mostra appena un piano sotto, lo stato di musei e beni archeologici di Catania non può che suscitare una domanda: […]

Riforme che potrebbero essere epocali, in termini di ricaduta sulla gestione dei territori e nella vita dei cittadini, ma che sembrano frenate dalla passività della politica. Sembra serena ma pratica- e soprattutto, attendista – la posizione di Ignazio Abbate, parlamentare della Democrazia Cristiana Nuova chiamato a presiedere la commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana. Quella […]

Dai rifiuti alla mobilità interna della Sicilia, che avrà una spinta grazie al ponte sullo Stretto. Ne è convinto Giuseppe Carta, deputato regionale in quota autonomisti, presidente della commissione Ambiente, territorio e mobilità all’Assemblea regionale siciliana. Tavolo di lavoro che ha in mano anche due leggi su temi particolarmente delicati: urbanistica e appalti. Con in […]

Dall’agricoltura alle soluzioni per il caro energia; dalle rinnovabili di difficile gestione pubblica allo sviluppo delle imprese bandiera del governo di Renato Schifani. Sono tanti, vari e non semplici i temi affidati alla commissione Attività produttive presieduta da Gaspare Vitrano. Deputato passato dal Pd a Forza Italia, tornato in questa legislatura dopo un lungo processo […]