Il cucchiaio nelle orecchie/Schettino fa l’inchino

“Ha tutte le carte in regola per essere un artista” scriveva e cantava Piero Ciampi: Schettino ha tutte le carte in regola per essere un coglione, per questo non lo è. C’era un grande campione in Francia, si chiamava Bernard Hinault, incazzoso orso tasso, di poche parole piccolo bretone, era tutto quello che odiano i parigini, era, è, sarebbe stato il nostro Pantani se i francesi fossero italiani. Ma sono, erano, saranno sempre parigini. Essere parigini non vuol dire essere snob, solo i newyorkesi possono averne diritto, essendo meravigliosamente senza nobilitate e senza una gran storia, essere parigini è semplicemente essere nella siciliana tascieria di Enri Levy, il cognome completo non lo ricordo (Perniola non ricorda mai il cognome di Berlusconi e io perché dovrei ricordare il cognome di un maitre à penser francese?), cioè nella siciliana tasceria della sua camicia bianca senza cravatta, sfibbiata sino all’ombelico. Essere coglioni o francesi significa anche nascondere al mondo le periferie, le oltrecittà dove il mondo, talvolta, senza particolari briluccichi può essere ancora spaventosamente bello, o celiniano se volete. Schettino ha tutte le carte in regola per essere un coglione: non ha divisa, ha la faccia da bullo francese, senza gessato ma comunque in bianco e nero, sa parlare bene l’italiano quasi come Di Pietro, ha la ragazza moldava in cabina di comando, che non è una fidanzata qualsiasi, una moldava conclamata, nella tradizione maledetta del cinema e della canzone francese, putain: “Ah ah ah ah putain de toi, ah ah ah ah ah ah pauvre de moi” cantava e scriveva l’amico di Piero Ciampi, Georges Brassens. Schettino è tutto dentro il soggetto filmico ideato e girato dal capitano De Falco che sa riprendere la vita e la morte in diretta e sa fare diventare coglione chi non lo è, eroe chi non lo è. Schettino Francesco davanti l’isola del Giglio fa l’inchino ma non per arrivare come avrebbe fatto Ariel su ciò che si può raggiungere soltanto se ci si spezza la costola giusta, semplicemente per dare piacere alla sua dolce isola moldava. Il dio da lì appare e restituisce il saluto a un esercito di coglioni che in quanto croceristi, ogni tanto, il buon dio dell’isola moldava del Giglio mette in croce. Perché se non leggete il prospetto nel vostro certificato di assicurazione sino alle postille, siete fregati e coglioni. Ci sarà da qualche parte scritto o potreste intuire prima dell’imbarco che la morte è sul vostro conto e che la compagnia non ne avrà responsabilità se non saranno ritrovati i vostri pezzi, sino a tre quattro quattordici quaranta la compagnia vi ripagherà, con un inchino. “È perché è solo un artista?che l’hanno preso per un egoista.??La vita è una cosa?che prende, porta e spedisce.” Scriveva e cantava Piero Ciampi, firmandosi Litaliano, nel suo primo disco parigino.

 

 


Dalla stessa categoria

Ricevi le notizie di MeridioNews su Whatsapp: iscriviti al canale

I più letti

“ha tutte le carte in regola per essere un artista” scriveva e cantava piero ciampi: schettino ha tutte le carte in regola per essere un coglione, per questo non lo è. C’era un grande campione in francia, si chiamava bernard hinault, incazzoso orso tasso, di poche parole piccolo bretone, era tutto quello che odiano i parigini, era, è, sarebbe stato il nostro pantani se i francesi fossero italiani. Ma sono, erano, saranno sempre parigini. Essere parigini non vuol dire essere snob, solo i newyorkesi possono averne diritto, essendo meravigliosamente senza nobilitate e senza una gran storia, essere parigini è semplicemente essere nella siciliana tascieria di enri levy, il cognome completo non lo ricordo (perniola non ricorda mai il cognome di berlusconi e io perché dovrei ricordare il cognome di un maitre à penser francese?), cioè nella siciliana tasceria della sua camicia bianca senza cravatta, sfibbiata sino all’ombelico. Essere coglioni o francesi significa anche nascondere al mondo le periferie, le oltrecittà dove il mondo, talvolta, senza particolari briluccichi può essere ancora spaventosamente bello, o celiniano se volete. Schettino ha tutte le carte in regola per essere un coglione: non ha divisa, ha la faccia da bullo francese, senza gessato ma comunque in bianco e nero, sa parlare bene l’italiano quasi come di pietro, ha la ragazza moldava in cabina di comando, che non è una fidanzata qualsiasi, una moldava conclamata, nella tradizione maledetta del cinema e della canzone francese, putain: “ah ah ah ah putain de toi, ah ah ah ah ah ah pauvre de moi” cantava e scriveva l’amico di piero ciampi, georges brassens. Schettino è tutto dentro il soggetto filmico ideato e girato dal capitano de falco che sa riprendere la vita e la morte in diretta e sa fare diventare coglione chi non lo è, eroe chi non lo è. Schettino francesco davanti l’isola del giglio fa l’inchino ma non per arrivare come avrebbe fatto ariel su ciò che si può raggiungere soltanto se ci si spezza la costola giusta, semplicemente per dare piacere alla sua dolce isola moldava. Il dio da lì appare e restituisce il saluto a un esercito di coglioni che in quanto croceristi, ogni tanto, il buon dio dell’isola moldava del giglio mette in croce. Perché se non leggete il prospetto nel vostro certificato di assicurazione sino alle postille, siete fregati e coglioni. Ci sarà da qualche parte scritto o potreste intuire prima dell’imbarco che la morte è sul vostro conto e che la compagnia non ne avrà responsabilità se non saranno ritrovati i vostri pezzi, sino a tre quattro quattordici quaranta la compagnia vi ripagherà, con un inchino. “è perché è solo un artista?che l’hanno preso per un egoista. ??la vita è una cosa?che prende, porta e spedisce. ” scriveva e cantava piero ciampi, firmandosi litaliano, nel suo primo disco parigino.

“ha tutte le carte in regola per essere un artista” scriveva e cantava piero ciampi: schettino ha tutte le carte in regola per essere un coglione, per questo non lo è. C’era un grande campione in francia, si chiamava bernard hinault, incazzoso orso tasso, di poche parole piccolo bretone, era tutto quello che odiano i parigini, era, è, sarebbe stato il nostro pantani se i francesi fossero italiani. Ma sono, erano, saranno sempre parigini. Essere parigini non vuol dire essere snob, solo i newyorkesi possono averne diritto, essendo meravigliosamente senza nobilitate e senza una gran storia, essere parigini è semplicemente essere nella siciliana tascieria di enri levy, il cognome completo non lo ricordo (perniola non ricorda mai il cognome di berlusconi e io perché dovrei ricordare il cognome di un maitre à penser francese?), cioè nella siciliana tasceria della sua camicia bianca senza cravatta, sfibbiata sino all’ombelico. Essere coglioni o francesi significa anche nascondere al mondo le periferie, le oltrecittà dove il mondo, talvolta, senza particolari briluccichi può essere ancora spaventosamente bello, o celiniano se volete. Schettino ha tutte le carte in regola per essere un coglione: non ha divisa, ha la faccia da bullo francese, senza gessato ma comunque in bianco e nero, sa parlare bene l’italiano quasi come di pietro, ha la ragazza moldava in cabina di comando, che non è una fidanzata qualsiasi, una moldava conclamata, nella tradizione maledetta del cinema e della canzone francese, putain: “ah ah ah ah putain de toi, ah ah ah ah ah ah pauvre de moi” cantava e scriveva l’amico di piero ciampi, georges brassens. Schettino è tutto dentro il soggetto filmico ideato e girato dal capitano de falco che sa riprendere la vita e la morte in diretta e sa fare diventare coglione chi non lo è, eroe chi non lo è. Schettino francesco davanti l’isola del giglio fa l’inchino ma non per arrivare come avrebbe fatto ariel su ciò che si può raggiungere soltanto se ci si spezza la costola giusta, semplicemente per dare piacere alla sua dolce isola moldava. Il dio da lì appare e restituisce il saluto a un esercito di coglioni che in quanto croceristi, ogni tanto, il buon dio dell’isola moldava del giglio mette in croce. Perché se non leggete il prospetto nel vostro certificato di assicurazione sino alle postille, siete fregati e coglioni. Ci sarà da qualche parte scritto o potreste intuire prima dell’imbarco che la morte è sul vostro conto e che la compagnia non ne avrà responsabilità se non saranno ritrovati i vostri pezzi, sino a tre quattro quattordici quaranta la compagnia vi ripagherà, con un inchino. “è perché è solo un artista?che l’hanno preso per un egoista. ??la vita è una cosa?che prende, porta e spedisce. ” scriveva e cantava piero ciampi, firmandosi litaliano, nel suo primo disco parigino.

“ha tutte le carte in regola per essere un artista” scriveva e cantava piero ciampi: schettino ha tutte le carte in regola per essere un coglione, per questo non lo è. C’era un grande campione in francia, si chiamava bernard hinault, incazzoso orso tasso, di poche parole piccolo bretone, era tutto quello che odiano i parigini, era, è, sarebbe stato il nostro pantani se i francesi fossero italiani. Ma sono, erano, saranno sempre parigini. Essere parigini non vuol dire essere snob, solo i newyorkesi possono averne diritto, essendo meravigliosamente senza nobilitate e senza una gran storia, essere parigini è semplicemente essere nella siciliana tascieria di enri levy, il cognome completo non lo ricordo (perniola non ricorda mai il cognome di berlusconi e io perché dovrei ricordare il cognome di un maitre à penser francese?), cioè nella siciliana tasceria della sua camicia bianca senza cravatta, sfibbiata sino all’ombelico. Essere coglioni o francesi significa anche nascondere al mondo le periferie, le oltrecittà dove il mondo, talvolta, senza particolari briluccichi può essere ancora spaventosamente bello, o celiniano se volete. Schettino ha tutte le carte in regola per essere un coglione: non ha divisa, ha la faccia da bullo francese, senza gessato ma comunque in bianco e nero, sa parlare bene l’italiano quasi come di pietro, ha la ragazza moldava in cabina di comando, che non è una fidanzata qualsiasi, una moldava conclamata, nella tradizione maledetta del cinema e della canzone francese, putain: “ah ah ah ah putain de toi, ah ah ah ah ah ah pauvre de moi” cantava e scriveva l’amico di piero ciampi, georges brassens. Schettino è tutto dentro il soggetto filmico ideato e girato dal capitano de falco che sa riprendere la vita e la morte in diretta e sa fare diventare coglione chi non lo è, eroe chi non lo è. Schettino francesco davanti l’isola del giglio fa l’inchino ma non per arrivare come avrebbe fatto ariel su ciò che si può raggiungere soltanto se ci si spezza la costola giusta, semplicemente per dare piacere alla sua dolce isola moldava. Il dio da lì appare e restituisce il saluto a un esercito di coglioni che in quanto croceristi, ogni tanto, il buon dio dell’isola moldava del giglio mette in croce. Perché se non leggete il prospetto nel vostro certificato di assicurazione sino alle postille, siete fregati e coglioni. Ci sarà da qualche parte scritto o potreste intuire prima dell’imbarco che la morte è sul vostro conto e che la compagnia non ne avrà responsabilità se non saranno ritrovati i vostri pezzi, sino a tre quattro quattordici quaranta la compagnia vi ripagherà, con un inchino. “è perché è solo un artista?che l’hanno preso per un egoista. ??la vita è una cosa?che prende, porta e spedisce. ” scriveva e cantava piero ciampi, firmandosi litaliano, nel suo primo disco parigino.

“ha tutte le carte in regola per essere un artista” scriveva e cantava piero ciampi: schettino ha tutte le carte in regola per essere un coglione, per questo non lo è. C’era un grande campione in francia, si chiamava bernard hinault, incazzoso orso tasso, di poche parole piccolo bretone, era tutto quello che odiano i parigini, era, è, sarebbe stato il nostro pantani se i francesi fossero italiani. Ma sono, erano, saranno sempre parigini. Essere parigini non vuol dire essere snob, solo i newyorkesi possono averne diritto, essendo meravigliosamente senza nobilitate e senza una gran storia, essere parigini è semplicemente essere nella siciliana tascieria di enri levy, il cognome completo non lo ricordo (perniola non ricorda mai il cognome di berlusconi e io perché dovrei ricordare il cognome di un maitre à penser francese?), cioè nella siciliana tasceria della sua camicia bianca senza cravatta, sfibbiata sino all’ombelico. Essere coglioni o francesi significa anche nascondere al mondo le periferie, le oltrecittà dove il mondo, talvolta, senza particolari briluccichi può essere ancora spaventosamente bello, o celiniano se volete. Schettino ha tutte le carte in regola per essere un coglione: non ha divisa, ha la faccia da bullo francese, senza gessato ma comunque in bianco e nero, sa parlare bene l’italiano quasi come di pietro, ha la ragazza moldava in cabina di comando, che non è una fidanzata qualsiasi, una moldava conclamata, nella tradizione maledetta del cinema e della canzone francese, putain: “ah ah ah ah putain de toi, ah ah ah ah ah ah pauvre de moi” cantava e scriveva l’amico di piero ciampi, georges brassens. Schettino è tutto dentro il soggetto filmico ideato e girato dal capitano de falco che sa riprendere la vita e la morte in diretta e sa fare diventare coglione chi non lo è, eroe chi non lo è. Schettino francesco davanti l’isola del giglio fa l’inchino ma non per arrivare come avrebbe fatto ariel su ciò che si può raggiungere soltanto se ci si spezza la costola giusta, semplicemente per dare piacere alla sua dolce isola moldava. Il dio da lì appare e restituisce il saluto a un esercito di coglioni che in quanto croceristi, ogni tanto, il buon dio dell’isola moldava del giglio mette in croce. Perché se non leggete il prospetto nel vostro certificato di assicurazione sino alle postille, siete fregati e coglioni. Ci sarà da qualche parte scritto o potreste intuire prima dell’imbarco che la morte è sul vostro conto e che la compagnia non ne avrà responsabilità se non saranno ritrovati i vostri pezzi, sino a tre quattro quattordici quaranta la compagnia vi ripagherà, con un inchino. “è perché è solo un artista?che l’hanno preso per un egoista. ??la vita è una cosa?che prende, porta e spedisce. ” scriveva e cantava piero ciampi, firmandosi litaliano, nel suo primo disco parigino.

Dal controllo della velocità alla segnalazione di un imminente pericolo. Sono gli Adas, i sistemi avanzati di assistenza alla guida che aumentano non solo la sicurezza, ma anche il comfort durante i viaggi in auto. Più o meno sofisticati, i principali strumenti Adas sono ormai di serie nelle auto più nuove, come quelle a noleggio. […]

Un aiuto concreto ai lavoratori per affrontare il carovita. Ma anche un modo per rendere più leggero il contributo fiscale delle aziende. Sono le novità introdotte dalla conversione in legge del cosiddetto decreto lavoro, tra cui figura una nuova soglia dell’esenzione fiscale dei fringe benefit per il 2023, portata fino a un massimo di 3mila euro. […]

Sono passati tre anni da quando un incendio ha distrutto l’impianto di selezione della frazione secca di rifiuti a Grammichele (in provincia di Catania) di proprietà di Kalat Ambiente Srr e gestito in house da Kalat Impianti. «Finalmente il governo regionale ci ha comunicato di avere individuato una soluzione operativa per la ricostruzione e il […]

«Era come avere la zip del giubbotto chiusa sopra e aperta sotto: ecco, noi abbiamo voluto chiudere la zip di questo giubbotto». Indispensabile se si parla di Etna, dove fa sempre fresco. È nato così CraterExpress, la nuova proposta che permette di raggiungere la vetta del vulcano a partire dal centro di Catania, con quattro […]

Sul nuovo social network X, tale Esmeralda (@_smaragdos), commenta un articolo del Domani a proposito dei finanziamenti alla Cultura elargiti dai Fratelli d’Italia siciliani: «Amici, soldi (pubblici) e politica. In Sicilia tutto fa brodo. Su questo penso non leggerò un commento croccante di Ottavio Cappellani. Perché gli amici so’ amici, gli ex amici so’ nemici». […]

Dodici mesi, 52 settimane e 365 giorni (attenzione, il 2024 è bisestile e quindi avremo un giorno in più di cui lamentarci). Un tempo legato da un unico filo: l’inadeguatezza. Culturale, innanzitutto, ma anche materiale, davanti ai temi complessi, vecchi e nuovi. Difficoltà resa evidente dagli argomenti che hanno dominato il 2023 siciliano; su tutti, […]

Il seme del cambiamento. Timido, fragile e parecchio sporco di terra, ma è quello che pare stia attecchendo in questi ultimi mesi, dopo i più recenti episodi di violenza sulle donne. In principio, quest’estate, fu lo stupro di gruppo a Palermo. In questi giorni, il femminicidio di Giulia Cecchettin in Veneto. Due storie diverse – […]

Mai come in campagna elettorale si parla di turismo. Tornando da Palermo con gli occhi pieni dei metri di coda – moltiplicata per varie file di serpentina – per visitare la cappella Palatina e qualunque mostra appena un piano sotto, lo stato di musei e beni archeologici di Catania non può che suscitare una domanda: […]

Riforme che potrebbero essere epocali, in termini di ricaduta sulla gestione dei territori e nella vita dei cittadini, ma che sembrano frenate dalla passività della politica. Sembra serena ma pratica- e soprattutto, attendista – la posizione di Ignazio Abbate, parlamentare della Democrazia Cristiana Nuova chiamato a presiedere la commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana. Quella […]

Dai rifiuti alla mobilità interna della Sicilia, che avrà una spinta grazie al ponte sullo Stretto. Ne è convinto Giuseppe Carta, deputato regionale in quota autonomisti, presidente della commissione Ambiente, territorio e mobilità all’Assemblea regionale siciliana. Tavolo di lavoro che ha in mano anche due leggi su temi particolarmente delicati: urbanistica e appalti. Con in […]

Dall’agricoltura alle soluzioni per il caro energia; dalle rinnovabili di difficile gestione pubblica allo sviluppo delle imprese bandiera del governo di Renato Schifani. Sono tanti, vari e non semplici i temi affidati alla commissione Attività produttive presieduta da Gaspare Vitrano. Deputato passato dal Pd a Forza Italia, tornato in questa legislatura dopo un lungo processo […]