Il Comune non vuole più neanche la lotteria Via Sicilia al passo, il consorzio mai nato

Tra le società partecipate che il Comune di Catania si affretta a dismettere ce n’è una per cui nessun privato sembra disposto a fare follie. Si tratta del consorzio Sicilia al passo. Se non lo avete mai sentito nominare, nessuna paura. Probabilmente neanche la finalità per cui è nato vi dice niente: promozione della Lotteria nazionale del podismo. Vi suona nuova? Tranquilli, in realtà non è mai esistita. Cosa ci fa una lotteria accanto a servizi come l’acqua, il gas, il trasporto ed i parcheggi? E perché il Comune di Catania possiede una quota del 33 per cento in un consorzio simile?

Una premessa è d’obbligo, a scanso di equivoci. Per tenere in vita questa scatola vuota i tre soci che l’hanno costituita nel 2005, i comuni di Castelbuono, Catania e Siracusa, si erano impegnati a versare 2500 euro ciascuno. Ma pare che in questi sette anni dalle casse di Palazzo degli elefanti non sia uscito un euro. Non siamo quindi di fronte all’ennesimo spreco di denaro pubblico. Piuttosto all’idea, quantomeno bizzarra, partorita dalle menti dei nostri amministratori.

La storia del consorzio Sicilia al passo inizia nel 2004, quando l’ex sindaco di Castelbuono, Mario Cicero, primo cittadino dal 1997 al 2007 con due giunte di centrosinistra, decide che il giro podistico internazionale che si celebra ogni 26 luglio nella cittadina del Palermitano può ambire a qualcosa di più. D’altronde costituisce già un vanto, essendo, sostengono da quelle parti, la corsa più antica d’Europa; la prima edizione risale al 1912. Perche dunque non abbinare alla gara una lotteria nazionale? «Fortunatamente i siciliani in giro per l’Italia sono tanti – riflette adesso Cicero – poteva essere un’idea vincente». Per rendere più appetibile e più forte la proposta, l’idea viene presentata ai tre principali comuni siciliani dove già si svolgono gare podistiche: Siracusa, Catania e Palermo. Il capoluogo, dopo un iniziale interessamento, si tira fuori. Rimangono così le due città della Sicilia orientale. Ai piedi dell’Etna, il 3 febbraio di ogni anno, si corre il trofeo Sant’Agata. Nella patria di Archimede, la City Marathon.

Il 23 settembre del 2005, davanti al notaio Maria Bonomo, avviene la stipula dell’atto costitutivo del consorzio Sicilia al passo. Un organo dotato di assemblea, consiglio di amministrazione, collegio dei revisori dei conti e perfino un comitato scientifico. Tutti ruoli, ribadiscono i soggetti coinvolti, ricoperti a titolo gratuito. Le tre amministrazioni si impegnano a versare annualmente 2500 euro. Somma che il comune di Catania non avrebbe elargito. «Nel bilancio degli ultimi anni non risultano capitoli di spesa con tale finalità», conferma l’attuale vicesindaco e assessore al Bilancio Roberto Bonaccorsi.

Il motivo per cui i siciliani emigrati in giro per l’Italia non hanno mai trovato nelle tabaccherie i biglietti della lotteria nazionale del podismo, lo spiega Cicero. «L’unico ad impegnarsi sul serio per questa vicenda sono stato io. Eravamo riusciti ad ottenere l’approvazione delle commissioni al bilancio di Camera e Senato, ma poi il governo ha bloccato tutto. Non abbiamo avuto una lobby abbastanza forte a nostro sostegno». Così quello che nel 2005 veniva descritto da Cicero come «un innovativo sistema di autofinanziamento, perfettamente rispondente alle nuove pertinenze delle amministrazioni locali in tempo di devolution», oggi rimane una scatola vuota. Da cui, dopo sette anni, il comune di Catania ha deciso di uscire definitivamente.

Salvo Catalano

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