«Vivere e sentirsi vivi non sono la stessa cosa. Ho sempre creduto che a fare la differenza siano le grandi cose, quelle totalizzanti, nel bene e nel male. L’importante è non stare nel mezzo, perché tutto quello che non sale e non scende è un elettrocardiogramma piatto».
La storia di un percorso dal vivere – o sopravvivere – al sentirsi vivi. È Il colore delle cose non dette, libro del mese di Rizzoli a firma di Simone Rausi, scrittore catanese, giornalista, direttore creativo di un’agenzia di comunicazione. Più che un curriculum, esperienze e capacità percepibili dalle pagine: nella scrittura rapida, asciutta, che permette alle emozioni di prendere corpo da sé; e nelle descrizioni di forme e colori, compresi i bianchi e i neri, che arrivano come immagini vivide. Con questo libro, l’autore gioca con il lettore: formalmente sta nella narrativa che fa sorridere, ma è la storia di un lutto da superare. È un mistery in cui scoprire chi si cela dietro un’identità segreta, ma a metà della lettura la ricerca non è più così importante. Almeno non quanto il percorso che si fa per scoprirlo. Non è una storia d’amore, ma dentro ce n’è di tutte le forme: quello familiare, tra fratelli e verso i genitori; quello tra amici, quasi una medicina che non tutti prendono volentieri; quello delle coppie annoiate e infedeli; quello delle vite parallele e segrete che sono piuttosto fedeltà a se stessi.
Un po’ di trama senza spoiler: Nina, la protagonista, ha perso il fratello Samuele in circostanze non chiare. È chiusa nel suo lutto, incapace di reagire, e i dubbi su quanto davvero conoscesse una persona con cui ha condiviso la vita aumentano quando riceve sul cellulare un messaggio da un numero sconosciuto. Una persona senza sesso né età, ma che conosceva bene Samuele e vive nello stesso palazzo di Nina. Un condominio di varia umanità da passare in rassegna: porte, persone e vite dietro le quali la ragazza non aveva mai guardato davvero. Il rapporto tra la protagonista e la persona sconosciuta si snoda attraverso 36 domande, divise in tre gruppi di intensità e profondità crescenti, a cui rispondere a turno: un metodo inventato negli anni ’90 dallo psicologo statunitense Arthur Aron per entrare in intimità con chiunque, sconosciuti compresi. Qualcuno dice serva a innamorarsi (e che funzioni davvero). Di sicuro sconvolge i piani e i ritmi delle relazioni, aprendosi in 45 minuti come forse non si è mai fatto in un’intera vita.
Per chi fosse curioso, mercoledì 12 luglio, alle 19, tra i tavolini delle legatoria Prampolini di Catania ci si potrà mettere alla prova con le domande. Un appuntamento per coraggiosi, a giudicare dal turbamento che si prova anche solo leggendo lo scambio tra Nina e la persona sconosciuta. Domande, e ancora più le risposte, che pagina dopo pagina modificano il corso di una vita: creando opzioni tra cui scegliere e tagliando alibi in maniera dolorosa. Un romanzo in cui rivedersi in uno o più d’uno dei personaggi del condominio, per ritrovarsi a fare le 36 domande con se stessi – i principali sconosciuti – e per assolversi. Il colore delle cose non dette finisce per essere ancora una volta quello che non è: un manuale per capire se si stia solo vivendo e come invece sentirsi vivi.
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