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Il collaudato sistema del «truffatore di professione» I dettagli della confisca per le frodi nei carburanti
Un truffatore di professione. È questa in sintesi la descrizione che gli inquirenti hanno fatto di Alessandro Primo Tirendi. L’imprenditore etneo 40enne a cui ieri la sezione misure di prevenzione del tribunale di Catania ha confiscato beni pari a cinque milioni di euro che erano già stati sequestrati nel 2020. Una misura che, come ha precisato la presidente Maria Pia Urso, è stata imposta dalla «pericolosità sociale di Tirendi» all’epoca dei fatti, tra il 2012 e il 2018. Era stato già il pm a osservare «l’effettiva e abituale dedizione del Tirendi alla consumazione di reati in materia di commercio di carburanti oltre che di violazioni finanziarie». Reati che l’imprenditore, secondo l’accusa, avrebbe commesso «in un considerevole arco temporale e con modalità standardizzate, tanto da potere affermare la professionalità nel delitto». Attività reiterate compiute «con sistematicità e ricorrendo a un collaudato schema criminale» che gli avrebbero generato profitti illeciti. Tali che solo da quelli avrebbe tratto i propri mezzi di sostentamento.
In effetti, gli accertamenti reddituali compiuti dalla guardia di finanza sul conto dell’imprenditore hanno fatto emergere acquisti conclusi senza alcuna giustificazione economica. E, più in generale, un tenore di vita incongruo rispetto alle sue (dichiarate) concrete possibilità: i redditi di Tirendi tra il 2012 e il 2018 risultano, infatti, di gran lunga inferiori all’ammontare delle somme sborsate nello stesso periodo. Per gli investigatori, la giustificazione della sproporzione sta nel fatto che il 40enne sarebbe già stato «dedito professionalmente alla commissione sia di truffe nel settore dei carburanti sia di violazioni tributarie». In quegli stessi anni, l’imprenditore è stato al centro di diverse indagini condotte dalle procure di Catania, Marsala e Palermo. Nel suo curriculum, oltre alle frequentazioni con alcuni pregiudicati, ci sarebbe il coinvolgimento in diverse vicende giudiziarie.
In particolare, nel 2016, è stato sottoposto agli arresti domiciliari dalla guardia di finanza di Trapani con l’accusa di avere fatto parte di un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti di sottrazione di pagamento dell’accisa sul gasolio da autotrazione. L’anno successivo è finito di nuovo ai domiciliari – insieme ad altre 28 persone – nell’ambito dell’operazione Nespola del nucleo di polizia economico-finanziaria di Catania. Le accuse erano di associazione a delinquere finalizzata al contrabbando di prodotti petroliferi immessi nel mercato nazionale in evasione d’imposta, utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, falso ideologico, frode in commercio e turbata libertà del commercio. Con lo stesso provvedimento, il gip aveva disposto il sequestro di 25 impianti di distribuzione di carburante tra le province di Catania, Enna, Ragusa, Siracusa. Nel 2018, Tirendi è stato coinvolto in un’inchiesta su un’associazione a delinquere aggravata finalizzata all’evasione dell’Iva sui prodotti petroliferi commercializzati, tra il 2015 e il 2016, a Catania, Mazara del Vallo (Trapani) e Augusta (Siracusa). Un procedimento collegato all’operazione Dirty Oil che ha portato alla luce un sodalizio internazionale dedito al riciclaggio di gasolio libico destinato a essere immesso nel mercato italiano come carburante da autotrazione con consistenti frodi all’Iva. Sempre nel 2018, Tirendi è finito di nuovo agli arresti domiciliari – insieme ad altre 42 persone – con l’accusa di associazione per realizzare frodi in commercio, falsità in sigilli e strumenti di autenticazione e di sottrarre i prodotti petroliferi commerciati al pagamento delle accise e dell’Iva mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture false e la fittizia intestazione di beni.
Adesso all’imprenditore sono stati confiscati un totale complessivo di oltre 473mila euro di bonifici e il saldo attivo esistente nei conti correnti e nei libretti di deposito e i titoli agli uffici postali e agli istituti di credito. Oggetto di confisca sono state anche un’impresa individuale con sede a Gravina di Catania; la società Tiroil Srl (con sede a Catania), attiva nel commercio all’ingrosso e al minuto di carburanti e di trasporto su strada di merci, anche con veicoli speciali, e tutto il patrimonio aziendale; la Tir.Oil Srl (anche questa con sede a Catania), società che opera nel commercio di prodotti petroliferi senza deposito con tutto il relativo patrimonio aziendale. I giudici della sezione misure di prevenzione del tribunale di Catania lo hanno anche condannato a pagare le spese del procedimento.