Il Codice della Verità alternativa

Una caccia al Sacro Graal che si compie ai giorni nostri, tra Parigi e Londra. E’ un libro, ma potrebbe benissimo essere un film (e lo sarà per la regia di Ron Howard). E’ americano e questo trasuda da ogni pagina, nella scrittura, nella copertina, nell’impostazione quasi scientificamente da best-seller, nella ruffianeria per la scelta dell’argomeno trattato. Si fa leggere quasi tutto d’un fiato, perché il “mistero” di fondo è uno di quelli che per gli amanti del tema è praticamente irresistibile.

“Il codice da Vinci” è il fortunatissimo romanzo–thriller di Dan Brown, lo scrittore americano che ha venduto oltre sette milioni di copie del suo ultimo lavoro letterario. Lavoro che non finisce di suscitare polemiche, severissime critiche, tacciato anche di stupidità, avversato dal mondo cristiano per la cattiva luce che getta su Chiesa e Opus Dei: negli States, l’universo religioso è interamente mobilitato per contestare le tesi sostenute da Brown nel Codice da Vinci. Ovvero, la teoria per cui il Santo Graal cela la vera storia di Gesù Cristo e di Maria Maddalena, negando la natura divina del primo.

Una teoria di grande fascino romanzesco appannaggio dei più esperti conoscitori e filologi del tema, su cui Brown ha ricamato un intricato romanzo ricco di colpi di scena e costruito per non lasciare un attimo di respiro al lettore che ama i best-seller all’americana. Condito con una caratterizzazione del mondo cattolico (e dell’Opus Dei in particolare) per nulla edificante. Cosa che, dopo gli scandali dei preti pedofili, ha scosso gli ambienti religiosi americani.

Tornando al romanzo, ritmo incalzante, un susseguirsi di cambi di scena, continue sorprese in un percorso di disvelamento che attanaglia il lettore. Un lavoro costruito alla perfezione (e a tavolino), già pronto per essere tradotto in versione cinematografica. Cosa che avverrà a breve. Un lavoro che, più che giocare sull’aspetto psicologico dei personaggi, costruisce la sua fortuna sull’inaspettata identità degli stessi personaggi e sulla affascinante teoria alternativa del Graal, il “calice” che non è un calice, protetto dai cavalieri templari per secoli e secoli. Un racconto che attinge a documenti e studi di crittografia e chiama in causa diversi maestri dell’Arte, antichi riti pagani e il culto della Dea.

Una miscela di grande fascino che rivela anche un rigore logico che rende possibile la teoria alternativa al Cristianesimo che oggi conosciamo e che la Chiesa avrebbe tenuto sempre nascosta cercando di distruggerne le prove. Non si tratta di una scoperta, quella del Graal come ben altro dal calice che cercava Indiana Jones: altri testi sulla vera natura del Graal sono stati pubblicati anni addietro.

Abbracciare la teoria o viverla solo come un affascinante e fantasioso filo conduttore del romanzo è una scelta personale. Certo è che – a parte le ultime pagine del libro che forse rivelano qualche discrepanza nella logica del racconto – Brown è stato estremamente abile nel tessere un’altra “verità”, possibile perché no, chiamando in causa uno dei geni più apprezzati e misteriosi della Storia: Leonardo da Vinci. Nessuno potrà resistere, leggendo il libro, ad andare a osservare meticolosamente il dipinto più celebre del Maestro: l’ultima cena.


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