Il Nostrale, dal gusto delicato e che si distingue per la sua forma e l'assenza di spine, ha guadagnato il bollino che certifica la produzione controllata e protetta nei terreni. «Evitata l'estinzione. Speriamo aumentino i produttori», afferma Valentina Vacirca a MeridioNews
Il carciofo di Niscemi nominato presidio slow food «Opportunità per nuovi mercati e sbocchi lavorativi»
Crudo, condito a insalata, bollito o arrostito, il carciofo può essere gustato in diverse varietà. Un pasto semplice e genuino le cui radici affondano nei terreni siciliani già da secoli. Tra le diverse varietà, a spiccare è il Nostrale, ecotipo storico, anticamente detto vagghiàrdu– il gagliardo – la cui coltura è diffusa a Niscemi. La pianta nissena si contraddistingue per la sua forma a calice, dal gusto delicato e senza spine. Col tempo ha rischiato l’estinzione. Tuttavia, negli ultimi anni l’indotto e i pochi agricoltori del territorio hanno fatto il possibile per proteggerlo. Un processo di sensibilizzazione che si è intensificato tanto che da pochi giorni il Nostrale è stato dichiarato nuovo presidio slow food.
L’ecotipo numero 56 in Sicilia si è guadagnato il bollino dell’associazione che tutela i cibi di qualità e le produzioni con alle spalle un’importante eredità storico-culturale. «La storia del Nostrale inizia già nell’Ottocento – afferma Valentina Vacirca, della condotta slow food Niscemi-Terre del Maroglio – I primi ovuli sono arrivati probabilmente da Palagonia. Successivamente c’è stata una crescita costante dei campi coltivati a carciofo: agli inizi del Novecento il mercato si è aperto alle altre zone della Sicilia fino a raggiungere Roma. Si tratta di una varietà dal ricettacolo (cuore del carciofo, ndr) è compatto e la presenza di pappo (o barba) è scarsa».
Il nostrale ha dovuto fare i conti con il drastico calo della produzione dopo che alcuni agricoltori lo avevano tralasciato per dedicarsi a varietà più resistenti. Il prodotto, infatti, è molto facile da lavorare, ma le sue limitate capacità di conservazione hanno rappresentato un grosso ostacolo per la produzione. Così nel 2015 è stata proprio l’associazione Slow food a fare in modo che il Nostrale di Niscemi non cadesse nel dimenticatoio. «Circa sette anni fa nelle prime riunioni di Slow food Sicilia, insieme al fiduciario di Niscemi Pino Stimolo, abbiamo individuato questa specie a rischio – prosegue Vacirca – Man mano abbiamo scoperto che il Nostrale veniva citato in documenti storici e in alcuni studi. Questo, insieme alla collaborazione dei due agricoltori presenti sul territorio, ha spinto Slow food Sicilia a finanziare la procedura per il riconoscimento del marchio. L’iter si è concluso col sopralluogo tecnico di Francesco Sottile, referente internazionale di Slow food».
Il Nostrale è presente nel territorio di Niscemi in contrada Ulmo e Acarcia, in prossimità della Riserva naturale orientata della Sughereta. A colivere il carciofo sono gli agricoltori Marco Crescimone e Francesco Perticone, che adesso proveranno a tramandare il prodotto anche alle future generazioni perché la pianta di Niscemi, definita capitale del carciofo, possa rappresentare anche un’opportunità lavorativa per gli studenti di Agraria e quindi un motivo per i giovani a non abbandonare la propria terra. «Vogliamo preservare la qualità dei nostri prodotti, che hanno una storia e possono rappresentare un volano importantissimo per tutto il territorio – conclude Vacirca – Inoltre è un modo di tutelare la biodiversità e rappresenta una valorizzazione sul piano turistico».
Il nuovo presidio Slow food sarà presentato il 23 aprile alla 46esima edizione della sagra del carciofo di Niscemi, che si terrà nella località del Nisseno dal 21 al 25 aprile. Il sindaco Massimiliano Conti si dice «orgoglioso e grato a chi ha creduto al riconoscimento per un prodotto genuino a tutela del sapere e delle nostre tradizioni – afferma il primo cittadino – Il riconoscimento arriva in contemporanea con la sagra. Questo arricchisce la nostra comunità e qualifica il territorio – aggiunge il primo cittadino – sia per quanto riguarda la qualità della vita che in termini di possibilità future».