Il ritrovamento del mammifero, sulla spiaggia a confine tra Lascari e Cefalù, fa ancora discutere. L'animale, infatti, è diventato il simbolo dell'inquinamento. «Il tempo sta per scadere, eppure non tutti se ne rendono ancora conto», dice Gianmarco Codraro
Il capodoglio rosa e un mare di plastica nello stomaco «Necessario creare una cultura ecologica e farla girare»
Fa ancora discutere la carcassa del capodoglio rosa ritrovata la mattina del 17 maggio sulla spiaggia a confine tra Lascari e Cefalù. E se ad attirare l’attenzione in un primo momento era stato l’inusuale colore del mammifero marino, dopo le operazioni della capitaneria di porto propedeutiche alla rimozione ci si è concentrati su un altro fattore. Meno di colore e certamente più sostanziale. Il giovane capodoglio di sei anni aveva infatti lo stomaco inondato di plastica.
«Non sappiamo se è morto per questo – riporta una nota di Greenpeace Italia – ma non possiamo far finta che non stia succedendo nulla: sono ben cinque i capodogli spiaggiati negli ultimi cinque mesi, il mare ci sta inviando un grido di allarme, un SOS disperato. Il nostro mare e i meravigliosi animali che lo abitano sono in pericolo e ci chiedono aiuto. Noi non abbiamo intenzione di stare a guardare e ci stiamo attivando con The Blue Dream Project e con i ricercatori per monitorare lo stato di salute del Mediterraneo».
E la battaglia contro la plastica è quella che porta avanti anche la rete siciliana Lassala peddiri, nata il 7 marzo per volontà degli attivisti della Valle del Mela, da anni impegnati nella lotta contro l’inceneritore, al fine di portare avanti una campagna isolana che si pone come obiettivo l’eliminazione della plastica monouso (in quanto inutile e dannosa) da tutto il territorio regionale. Oggi gli attivisti sono stati impegnati nella pulizia della spiaggia di Romagnolo: un appuntamento che si ripete ogni domenica e che mira alla restituzione di una delle storiche spiagge del capoluogo siciliano, e che viene portato avanti dai ragazzi e le ragazze di Azzizzart, Tu Sei La Città, Fajdda-Unione Giovanile Indipendentista, Lisca Bianca e Scalo 5B.
«In generale succede sempre più spesso che i ritrovamenti di pesci e mammiferi di medie e grandi dimensioni – osserva Gianmarco Codraro – portino a scene come quella di Cefalù. Una volta che aprono la bocca gli animali non selezionano il cibo e prendono tutto. Questo comunque conferma ancora una volta che i nostri mari sono saturi di plastica, e in particolare alcuni punti dove convergono le correnti. Recentemente ad esempio abbiamo diffuso un video che mostrava grossi accumuli di plastica sullo stretto di Messina. Ciò insomma conferma che il tempo sta per scadere. Eppure non tutti ancora se ne rendono conto. Per esempio durante la pulizia della spiaggia di oggi abbiamo trovato persino dei giocattoli».
A monitorare la situazione c’è anche l’associazione A Sud Sicilia, che si occupa di ambiente e giustizia sociale. «L’evento del capodoglio è la punta dell’iceberg della crisi ecologica in atto – dice Giulia Di Martino – Manca la consapevolezza collettiva della profonda connessione fra il sistema economico di continua estrazione, produzione e consumo, e i danni irreversibili che in questo modo la nostra società sta causando alle altre specie e a se stessa. In termini di salute, ma anche in termini di conflitti ambientali e sociali. Animali e piante, ma anche le classi più povere, il sud globale: sono i soggetti più deboli su cui si sta riversando il peso di questa crisi. Per questo secondo noi di A Sud è necessario creare cultura ecologica e farla girare, supportando ad esempio i comitati territoriali, le mobilitazioni dal basso in difesa dei territori e della dignità delle comunità».