Il cannibale delle due ruote a servizio di Gennuso Massimo Rubino tra ciclismo, elezioni e doping

Politica e ciclismo. Sulle strade del Siracusano, Massimo Rubino lo conoscono in tanti. Prima di finire agli arresti domiciliari, con l’accusa di aver mediato tra il deputato Pippo Gennuso e il clan Crapula di Avola per la ricerca di voti alle ultime Regionali, il 49enne non manca occasione per farsi vedere in gruppo. Quello degli amatori che ogni fine settimana si incontrano per la tradizionale passeggiata. «Fino alla scorsa settimana era lì», racconta uno di loro. «Il cannibale», o anche «il Rubinho delle due ruote». Soprannomi, forse autoassegnatisi, che rendono l’idea dell’approccio alla sua più grande passione. E non solo. «Nel ciclismo sono un cannibale. E un campione non può perdere. Il team Rubino-Cipollini voterà Pippo Gennuso», scriveva a ottobre in un commento sul profilo Facebook del parlamentare autonomista, oggi più vicino a Forza Italia. L’ambizione lo ha bruciato: squalificato più volte per doping, oggi impossibilitato a prendere parte alle gare amatoriali. Così dalle due ruote ha cominciato a guardare a mezzi più pesanti: «Prepara il camion, a cavallo siamo, sono entrato, quando ti dico che sono entrato, sono entrato!», gioiva al telefono con uno dei suoi galoppini, rivendicando di essere riuscito a entrare nelle grazie di Gennuso, che su Rubino avrebbe riposto massima fiducia.

Ad Avola e dintorni Rubino sarebbe il vertice del sistema che, secondo gli inquirenti, avrebbe cercato porta per porta le preferenze per il politico di Rosolini. Ricevendo in cambio soldi (diecimila euro sarebbero accertati), promesse di lavoro e altri regali. Tra cui il nuovo asfalto su una delle strade maggiormente battute dal gruppo di ciclisti del suo team. «Massimo… gli devi dire che ci deve sistemare il Tivoli, per tutti i ciclisti». Bici e politica. Rubino pesca nelle numerose conoscenze dell’universo a due ruote per trovare i voti. E quando quelle finiscono, passa alle famiglie. «Io oramai, se muoio con questa persona, devo morire con questa persona, però non possiamo fare brutte figure ad Avola», è il giuramento di fedeltà per Gennuso. E il 7 novembre, due giorni dopo le elezioni Regionali, a elezione acquisita, è al cannibale che tutti devono rendere conto. Gli investigatori registrano chiamate su chiamate per accertarsi che chi di dovere abbia fotografato l’elenco degli elettori, alcuni dei quali avrebbero dovuto ancora ricevere la ricompensa pattuita. «Massimo, solo tu te la puoi prendere sta cosa», lo prega uno dei votanti che teme che la sua attesa risulti vana. «Aspetta me che ora ci parlo (con Gennuso ndr) e poi glielo dico io sto fatto», lo tranquillizza lui.

Ciclismo e politica. Ma anche la passione per l’altro sesso. Che gli porta guai. Alcuni uomini di Floridia vogliono punirlo per aver infastidito una donna e, come ricostruisce l’ordinanza, vanno a bussare alla porta di Desirée Crapula – figlia del capomafia Michele, detenuto al carcere duro – per chiedere il permesso che la giovane sembra intenzionata a concedere. «Magnaccio – dice di Rubino, raccontando l’episodio al marito Francesco Giamblanco (pure lui arrestato lunedì) – che amici di mio padre mai ne hanno ‘ncuitatu (importunato ndr) femmine dentro casa, hai capito? Ora quando ci vanno i floridiani a casa sua e lo gonfiano tutto, poi caso mai viene da te. Nuddru o munnu, nuddru o munnu copre la spazzatura, poi glielo dico io chi è mio padre ad Avola».

Di amicizie Rubino ne ha tante e importanti. Crea una squadra di ciclismo ed è il primo nel Sud Italia a fregiarsi ufficialmente del nome di Mario Cipollini, storico campione del ciclismo italiano. Team Rubino-Cipollini. Lo storico velocista arriva ad Avola più volte per partecipare a passeggiate non competitive, gare a lui intitolate, e allenamenti. E il Rubinho dei pedali non manca di farsi fotografare insieme all’ex campione del mondo. Oggi al 49enne restano solo le sgambate con i compagni di squadra o qualche gara all’estero, viste le squalifiche per doping. «Nella zona del Siracusano lo conosciamo tutti – racconta un ciclista amatore – ricordo che nell’ottobre del 2012 era tra gli iscritti a una gara ad Avola. Alla partenza però si presentarono i Nas per il controllo antidoping e ci fu il fuggi fuggi di molti atleti, compreso lui».

Politica e ciclismo. Un binomio che gli è fatale il 13 ottobre del 2017: durante un allenamento in compagnia di Giamblanco, complice quel senso di libertà che regalano le due ruote, si lascia andare a valutazioni e confessioni sulle Regionali del 5 novembre. «Con le votazioni come siamo combinati? – chiede ai suoi compagni di viaggio – l’unico che qua può fare tutto quello che… è Pippo Gennuso». Per i carabinieri, che ascoltano le conversazioni grazie a un virus installato nel cellulare di Giamblanco, è l’inizio degli approfondimenti che porteranno agli arresti di lunedì notte.

Riceviamo e pubblichiamo dall’onorevole Giuseppe Gennuso e dal suo legale Corrado Di Stefano: Il tribunale del Riesame di Catania, nell’ambito del procedimento penale n 13470/17 RGNR con provvedimento del 17 maggio del 2018, ha totalmente annullato la grave ipotesi accusatoria. 


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