Il 2016 dell’Isola attraverso sei personaggi Scelta del siciliano dell’anno tocca ai lettori

Nel 2016 che si appresta a scivolare tra i ricordi, sono tanti i siciliani che hanno segnato le cronache nazionali. La redazione di MeridioNews ne ha scelti sei, andando a pescare tra coloro che hanno brillato: chi per exploit condensati di creatività, talento e abnegazione, chi per un paziente e lungimirante lavoro a sostegno di un progetto, di un ideale, di valori. Uomini che hanno fatto del bene, hanno mostrato un’alternativa di speranza in un deserto di negatività o che semplicemente hanno reso più orgogliosi i loro conterranei. Adesso chiediamo a tutti i nostri lettori di sceglierne uno che, secondo loro, merita di essere il siciliano del 2016. Clicca qui per votare sulla pagina Facebook di MeridioNews, con un semplice mi piace sulla foto del volto preferito.

GIUSEPPE ANTOCI – Il presidente del parco dei Nebrodi è sopravvissuto a un attentato nella notte tra il 17 e il 18 maggio, lungo la strada che da San Fratello porta a Cesarò. Una fila di grosse pietre in mezzo alla carreggiata per costringere l’auto blindata a fermarsi, poi una raffica di colpi, uno dei poliziotti della scorta che si butta su Antoci e il commissario di Sant’Agata di Militello, Daniele Manganaro, che arriva da dietro e mette in fuga i malviventi. Da allora il presidente del parco dei Nebrodi, fidatissimo del governatore Rosario Crocetta, è diventato un simbolo della lotta per la legalità e contro la mafia. Dal giorno dopo l’attentato e per alcune settimane, i Nebrodi sono stati passati a setaccio dalle squadre speciali dei carabinieri, ma le indagini non hanno ancora portato all’arresto dei responsabili. Antoci è stato promotore di un protocollo d’intesa con la prefettura di Messina che ha cambiato le regole alla base delle gare per l’affidamento dei terreni. Se prima per i contratti inferiori a 150mila euro bastava un’autocertificazione, il documento introduce l’obbligo della certificazione antimafia per tutte le gare. Passo decisivo che ha portato all’interdittiva per diverse aziende aggiudicatarie dei terreni e poi alla loro revoca. «Questi terreni spettano ai giovani, non alla mafia», è la bandiera di Antoci. 

PIETRO BARTOLO – Tra i siciliani da prendere a modello citati dall’ex presidente del consiglio Matteo Renzi; protagonista di Fuocoammare, film vincitore dellOrso d’Oro a Berlino; ma soprattutto medico di Lampedusa, direttore sanitario della locale Asl, per anni impegnato a soccorrere i migranti, salvare chi è arrivato in gravi condizioni, piangere centinaia di corpi senza vita passati dall’isola delle Pelagie. «C’è chi alza muri, chi tira su fili spinati – diceva Bartolo all’indomani dell’Orso d’Oro – ma non saranno né muri né fili spinati a fermare questa gente. L’unico modo è aiutarla nel suo Paese, e fino a quando non si riuscirà a farlo, il dovere di ognuno di noi è di assisterla, accoglierla. Come ha fatto sempre il popolo di Lampedusa che ha mostrato al mondo il suo cuore grande». Bartolo è stato nominato commendatore dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel 2016 ha raccontato la sua quotidianità nel libro Lacrime di sale, scritto insieme alla giornalista Lidia Tilotta. 

EMMA DANTE – Attrice, regista, sceneggiatrice. Nata a Palermo, cresciuta a Catania, Emma Dante unisce la Sicilia orientale e occidentale sotto il segno dell’arte, del dialetto e della denuncia sociale. Da qualche anno dirige la scuola di mestieri dello spettacolo al teatro Biondo del capoluogo regionale, ed è lì che ha formato una generazione di attori con i quali ha messo in scena Odissea a/r. «Il motore di tutto è il movimento verso la propria origine», ha scritto nelle note di regia della pièce. Nel 2016 ha girato il mondo con il suo Le sorelle Macaluso, che l’ha portata dal Messico a Stoccolma, e che nel 2017 continuerà la sua tournée. «Sono attratta dai derelitti e dai disgraziati. Gli agi fanno perdere di vista le cose importanti, mentre i reietti conoscono l’essenziale — sostiene l’artista —. In loro c’è naturalità, istinto, sospensione di giudizio, che è la cosa più preziosa».

DANIELE GAROZZO – Medaglia d’oro nella specialità del fioretto alle Olimpiadi di Rio, ma anche in generosità. A 24 anni l’acese si è consacrato il migliore al mondo nel giorno più importante per ogni atleta. All’oro nella gara individuale non si è aggiunta una medaglia in quella a squadre, chiusa al quarto posto. Garozzo ha anche vinto il contest della Gazzetta dello Sport: è stato il più votato dai lettori del quotidiano, chiamati a scegliere la medaglia di Rio che ha regalato più emozioni. E, in questa occasione, il giovane schermidore ha mostrato tutta la sua generosità. «Metà del premio (consistente in 150mila euro) la darò in beneficenza a Medici senza frontiere, metà a La tenda di Cristo di Acireale – ha spiegato -. Quest’ultima è una struttura che assiste ragazze madre, bambini e famiglie disagiate e l’ho scelta perché so che ha bisogno che qualcuno le faccia del bene». La decisione nasce da una convinzione: «Atleti e personaggi pubblici hanno una responsabilità nei confronti della propria comunità».

PIF – L’attore e regista palermitano è tornato protagonista del grande schermo, con il suo secondo film, In guerra per amore, al settimo posto tra i film italiani con più incassi del 2016: tre milioni e 600mila euro. E ha fatto il suo esordio anche in televisione, con la serie La mafia uccide solo d’estate, in onda su Rai1 e ispirata alla pellicola d’esordio dell’artista. Sempre la mafia, raccontata con ironia, al centro del lavoro di Pif, stavolta però accusato da alcuni storici di aver raccontato con superficialità i rapporti tra Americani e Cosa Nostra in occasione dello sbarco degli alleati in Sicilia durante la seconda guerra mondiale. «Non è un trattato sociologico – ha sostenuto il regista – ma un film girato dal mio punto di vista, un modo per attirare la società su determinati argomenti, in modo che possano essere approfonditi leggendo il libro di un giornalista o di uno storico». La serie tv ha riscosso un buon successo: le prime due puntate sono state seguite da più di cinque milioni di persone con il 22 per cento di share.

MIMMO SORRENTI – «Quando uno crede nel proprio lavoro e ci mette cuore e coraggio, può riuscire a realizzare un sogno». Mimmo Sorrenti è una delle poche persone che può ancora permettersi di usare parole come «coraggio», «lavoro», «cuore» e «sogno» senza scadere nella retorica. A parlare per lui è la sua storia. È il presidente del Birrificio Messina, leader carismatico e fattivo dei 15 lavoratori che hanno investito i loro Tfr e tutte le loro risorse per ricominciare dal fallimento della vecchia Birra Messina. Lavoratori-imprenditori che, proprio a fine 2016, ce l’hanno fatta: la produzione delle tre nuove birre – la Doc 15, la Birra dello Stretto e la Premium – è stata avviata e nei primi tre giorni di distribuzione 260mila bottiglie sono andate a ruba. Loro, i 15 soci, sono diventati un simbolo di speranza e un motivo di orgoglio per tutta la città dello Stretto. «Io il presidente? Lavoro come tutti i miei compagni, dove c’è bisogno mi butto e lavoro, non guardo al fatto che uno è presidente, un altro segretario – ha precisato Mimmo Sorrenti – Qui siamo tutti uguali». 


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