Le piogge hanno creato disservizi in molte zone. «Nell'Ennese c'è sempre un rimpallo di competenze», denuncia la deputata Elena Pagana. Nell'Agrigentino, dove l'acqua corrente non c'è mai, sono sospesi i turni dell'erogazione. Problemi anche a Messina
I territori in Sicilia lasciati a secco dal maltempo «Nelle condotte non arriva acqua ma solo fango»
Nella Sicilia dove l’acqua è un lusso, il maltempo degli ultimi giorni ha costretto i cittadini di molti territori a chiudere i rubinetti causando emergenze idriche in varie parti dell’Isola. Dai disservizi nel Palermitano, a causa del livello di torbidità dell’acqua che, impedendone l’immissione nei potabilizzatori, ha portato alla sospensione totale dell’erogazione in molti quartieri, al fango nelle condotte dell’Agrigentino che ha fatto slittare le turnazioni idriche, dai valori non conformi nei serbatoi del Messinese fino alla mancanza di acqua potabile in molti Comuni delle province di Caltanissetta ed Enna.
«Nell’Ennese ogni volta che c’è un problema idrico finisce sempre con un rimpallo di competenza per cui è difficile risalire alle responsabilità». Il rimpallo di cui parla la deputata regionale del Movimento 5 stelle Elena Pagana è quello tra Siciliacque – la società partecipata dalla Regione (per il 25 per cento) e dalla multinazionale francese Veolia che vende l’acqua ai gestori – e AcquaEnna che è uno dei privati che la eroga ai Comuni. L’ultimo problema con cui fare i conti è stata la chiusura del potabilizzatore dell’Ancipa, riaperto solo ieri pomeriggio, che serve più di trenta Comuni del territorio con una condotta che arriva anche fino a Gela. «Comuni in cui non è arrivata acqua diretta per un eccessivo livello di detriti e non c’è stata un’emergenza idrica solo perché si vive sempre con le riserve – denuncia Pagana a MeridioNews – Il responsabile dell’impianto mi ha confermato che nelle condotte non arrivava acqua ma fango. L’indice di torbidità che normalmente oscilla in valori che vanno dal 30 al 40 è arrivato a 1600».
«Occorre vigilare sul sistema acque in questa zona della Sicilia – prosegue la deputata – In teoria, se il servizio è scadente, i Comuni possono rescindere il contratto stipulato nel 2014 con AcquaEnna. Dico in teoria – precisa Pagana – perché, allo stato attuale dei fatti, i primi cittadini non possono nemmeno denunciare un disservizio». Stando a quanto riferisce la deputata, questa possibilità sarebbe negata perché «serve un decreto del presidente della Regione per costituire una commissione composta da tre sindaci del territorio e da un presidente del comitati cittadini».
La chiusura dell’impianto di potabilizzazione dell’Ancipa ha creato disagi e disservizi anche nel Comune di Troina. «Siciliacque non riusciva a potabilizzare le acque e ha deciso di chiudere – spiega a MeridioNews il sindaco Fabio Venezia – Di conseguenza abbiamo dovuto chiedere ai cittadini di razionalizzare l’uso dell’acqua». In parte l’impianto ha già riaperto ieri ed entro oggi il problema dovrebbe rientrare del tutto. «Non siamo nella situazione critica di alcuni territori ma anche qui, a settembre, prima del maltempo, abbiamo registrato gravi problemi di torbidità dell’acqua e per due settimane abbiamo dovuto vietarne l’uso umano. Non si è ancora capito – aggiunge il primo cittadino – quale sia stata la causa, ma la cosa assurda è che continuiamo a pagare una delle tasse più alte della Sicilia».
Tra i territori in cui la gestione idrica sembra ferma al Medioevo c’è anche Canicattì, in provincia di Agrigento. «Qui, in pratica, non c’è mai acqua corrente – spiega a MeridioNews il sindaco, Ettore Di Ventura – È un problema atavico con cui conviviamo praticamente da sempre ma adesso, con questa ondata di maltempo, le cose si sono ulteriormente complicate». A Canicattì ogni abitazione è dotata di serbatoi che riescono a contenere un quantitativo di acqua necessario a coprire il fabbisogno per l’arco temporale che va da un turno di erogazione all’altro. Da sabato scorso, però, sul bagnato ci piove: a causa dei disagi provocati dalle forti piogge, l’acqua non confluisce più in queste cisterne. «La rotazione qui va dai sei agli otto giorni ed è suddivisa per quartiere – precisa il primo cittadino – ma, negli ultimi tre giorni, è stato sospeso tutto a causa di un’elevata torbidità in ingresso al potabilizzatore dell’acquedotto Fanaco». Dalla notte scorsa l’erogazione pare essere ripresa, con i tecnici che però dovranno valutarne il livello di torbidità per assicurarsi che possa arrivare fino alle abitazioni.
Altro territorio dell’Agrigentino devastato dall’ondata di maltempo è Palma di Montechiaro, dove la giunta ha quantificato i danni in 20 milioni di euro, deliberando sia lo stato di calamità naturale che quello di emergenza. «Solo per il molo, per il rione Monti e per contrada Ciotta i danni sono stati stimati in circa 10 o 12 milioni di euro. Ma serve la messa in sicurezza delle acque bianche, il ripristino del manto stradale danneggiato e poi ci sono i danni dei privati», ha spiegato il sindaco Stefano Castellino. Non va meglio nel Nisseno dove sono dieci i Comuni rimasti completamente a secco, senza acqua potabile. Anche qui la sospensione della fornitura idrica è stata dovuta a un’elevata torbidità dell’acqua. I comuni interessati sono Acquaviva Platani, Mussomeli, Campofranco, Sutera, Milena, Bompensiere, Montedoro, San Cataldo, Delia e Sommatino. Da queste parti a interfacciarsi con il fornitore Siciliacque è il gestore Caltaqua – Acque di Caltanissetta Spa.
Divieto di utilizzo dell’acqua potabile pure in alcune zone di Messina. Valori non conformi alla norma per l’acqua immessa in circolo da tre serbatoi della città (Gesso, S. Jachiddu e viale dei Tigli) a causa dei danni provocati dal maltempo agli impianti di raccolta e alle reti di distribuzione. Dopo i risultati delle analisi di routine, l’Amam – la partecipata che si occupa di acqua per il territorio peloritano – ha già avviato la pulizia straordinaria dei serbatoi, la disinfezione della porzione di rete idrica interessata programmando nuovi campionamenti dell’acqua. La procedura dovrebbe concludersi nell’arco della settimana e, «sino al rientro nei parametri di legge, si sconsiglia l’utilizzo dell’acqua per uso potabile nelle zone della città interessate. Nel villaggio Gesso, a esclusione della frazione Locanda, invece si fa espresso divieto di utilizzo dell’acqua per uso potabile», fanno sapere dall’Amam.
Problema di natura diversa quello di Favara, dove è franato il vallone Esa Chimento provocando danni ai collettori principali che arrivano al depuratore. I tecnici di GirgentiAcque – la società che gestisce il servizio idrico integrato nell’Agrigentino – sono già a lavoro per far rientrare il rischio di inquinare la zona con i reflui della fognatura, intanto la sindaca Anna Alba annuncia un incontro con il prefetto. «Ho sentito il commissario che gestisce il depuratore del collettore fognario che mi ha confermato – dichiara Alba – che il flusso si è ridotto perché, a monte, c’è stato un discostamento del terreno che è caduto sulla condotta provocando uno schiacciamento». Non si sa ancora se a occuparsi dell’intervento sarà il gestore privato Girgenti Acque o la Protezione civile ma «è necessario capire come agire per evitare il pericolo di un riversamento sul terreno con gravissime conseguenze ambientali. Al momento – aggiunge la sindaca – il terreno è così madido di acqua che non è possibile intervenire».