I ‘siti neri della Cia, dove la tortura è di casa

NON CONTENTI DI GUANTANAMO, GLI AMERICANI HANNO APERTO LUOGHI DOVE TORTURARE I PRIGIONIERI IN MEZZO MONDO, COMPRESA L’EUROPA (ROMANIA E POLONIA). LA VERITA’ E’ CHE OBAMA SI STA CONFERMANDO UNA DEI PEGGIORI PRESIDENTI DEGLI STATI UNITI DELLA STORIA DI QUESTO PAESE

Nel 1984 le Nazioni Unite sentirono l’”esigenza” di dotarsi di un accordo internazionale che riguardasse il rispetto dei diritti umani, già ritenuti inalienabili. Sono passati ormai trent’anni, ma, come ormai sempre più spesso accade, la situazione non è migliorata. Anzi.

L’articolo 1 della Convenzione sottoscritta definiva “tortura” ogni “azione con la quale viene inflitta intenzionalmente una grave sofferenza o dolore, sia fisica che mentale, con lo scopo di ottenere dal soggetto o da terze persone informazioni o confessioni, di punirlo per un atto che egli o una terza persona ha commesso o è sospettato di aver commesso, o di intimidire il soggetto o una terza persona, o per alcun motivo basato su una discriminazione di qualsiasi genere, quando il dolore o la sofferenza sono inflitti da o per l’istigazione o con il consenso o l’acquiescenza di un pubblico ufficiale o altre persone che agiscano con capacità ufficiali”.

Ebbene, da molti anni ormai, gli USA, nascondendosi dietro la scusa della psicosi del terrorismo (specie dopo gli attacchi del 11 Settembre 2001), fanno ricorso a qualsiasi mezzo, legale e non, per raggiungere i propri obiettivi. E non solo sul proprio territorio. Il tutto ovviamente in palese violazione di tutti i principi che sono alla base del diritto nazionale e internazionale. A volte addirittura coinvolgendo altri Stati che, volenti o nolenti, hanno dovuto sottomettersi alla macchina da guerra americana.

Qualche anno fa, Obama, ricandidandosi alla presidenza degli USA, promise che avrebbe posto fine a questa pratica e che avrebbe chiuso Guantanamo, il più famoso di questi centri di detenzione e tortura. Sono passati alcuni anni da quando Obama è stato rieletto, ma della sua promessa pare essersi persa ogni traccia.

In un rapporto pubblicato di recente dalla Open Society Foundations, vengono citati 54 i Paesi che si sono resi complici degli abusi e delle torture con le quali gli agenti della CIA cercano di estorcere informazioni a terroristi e presunti tali. In questi Paesi, secondo il rapporto, l’”Agenzia” dispone di luoghi di detenzione, detti “siti neri”. Luoghi ufficialmente inesistenti, ma nei quali gli USA utilizzano “sofisticati metodi di interrogatorio”e nuovi, raffinati, metodi di tortura.

Il tutto come detto in palese violazione dei diritti umani riconosciuti internazionalmente. Proprio quei diritti umani che gli USA hanno usato e continuano ad utilizzare come scusa per dichiarare guerra (ovviamente loro preferiscono dire “intervenire in missioni di pace”) a Paesi in mezzo mondo, dall’Afganistan, all’Iraq, alla Libia, alla Siria, alla Corea del Nord e, ultimo ma non ultimo, alla Crimea e la Georgia.

Come mai nessuno dei Paesi coinvolti nelle operazioni degli USA ha pensato che non è giusto violare i diritti di persone spesso detenute senza nemmeno sapere perché o condurre indagini con metodi che ricordano le peggiori torture medievali? Giusto per capire le dimensioni del problema, basti pensare che, solo a Guantanamo, sono stati imprigionati circa ottocento detenuti. Di questi poco più di dieci o giù di lì sono stati processati e meno della metà di questi condannati. Tutti gli altri sono tuttora detenuti e molti di loro senza nemmeno sapere perché, dato che fino ad ora non è stata formalizzata nessuna accusa.

Secondo il Washington Post e l’organizzazione statunitense Human Rights Watch (che ha pubblicato uno sconvolgente rapporto dal titolo “Torturare e farla franca”), la Cia disporrebbe di una rete di carceri segrete in giro per il mondo, alcune delle quali in Europa.

“Le nostre informazioni – dichiara Jean-Paul Marthoz, portavoce di HRW – indicano che la Polonia e la Romania sono i Paesi che hanno ricevuto prigionieri della Cia”, ma non si escludono installazioni anche in altri Paesi dell’est Europa. Altre si troverebbero in Asia e in Medio Oriente.

Dei black sites si è tornato a parlare solo grazie alla pubblicazione da parte del quotidiano The Washington Post di un rapporto in 6.300 pagine stilato dalla commissione Servizi Segreti del Senato federale, ufficialmente top secret.

In questo rapporto si parlerebbe anche delle tecniche adottate dai “paladini dei diritti umani” statunitensi. Tecniche come costringere i detenuti a rimanere a lungo immersi in vasconi colmi di acqua ghiacciata oppure il ben più noto waterboarding, l’annegamento controllato (che prevede di riversare acqua nelle vie respiratorie del recluso).

Questi moderni sistemi di tortura, perché di questo si tratta in definitiva e nient’altro, sono spesso eufemisticamente definiti ‘tecniche rafforzate d’interrogatorio’,  sarebbero, in qualche caso ed entro certi limiti, ufficialmente approvati dal Pentagono. Il problema potrebbe sembrare un mero cavillo legale, ma non è così. Fino a che punto enti come la Cia sono autorizzati a ricorrere ad autentiche torture? È sufficiente dire che “informazioni cruciali” non si potrebbero raccogliere altrimenti, per autorizzare di fatto la tortura di altri esseri umani?

La tracotanza con cui tutto ciò viene fatto ha ormai raggiunto un livello da lasciare senza parole. Secondo quanto riportato in un recente articolo de Il Sole 24 ore, la Cia avrebbe informato del proprio “modus operandi” “tanto il Ministero della Giustizia quanto lo stesso Congresso, come in grado di procurare informazioni uniche e non altrimenti ottenibili” (scusa peraltro smentita da un’analisi approfondita della tempistica delle operazioni della Cia e delle informazioni ricevute con queste “tecniche rafforzate”).

Lo scorso anno, Rob Freer, di Amnesty International, ha dichiarato che “la pretesa del governo di Washington di essere il paladino dei diritti umani non è compatibile con l’apertura del carcere di Guantanamo, le commissioni militari, l’assenza di assunzione di responsabilità e la mancanza di rimedi per le violazioni dei diritti umani commesse da funzionari statunitensi, tra cui la tortura e le sparizioni forzate che costituiscono crimini di diritto internazionale”.

“Ciò di cui c’è ora bisogno è il riconoscimento e l’applicazione, da parte delle autorità nordamericane, dei principi internazionali sui diritti umani. Questo significa l’obbligo di abbandonare le commissioni militari in favore di processi equi in tribunali ordinari e civili, rilasciare i detenuti che gli Stati Uniti non hanno intenzione di processare, accertare pienamente le responsabilità e fornire accesso a forme di rimedio giudiziario per tutte le violazioni dei diritti umani”.

Ma quando un Paese come gli USA decidono di operare in questo modo, pare proprio che gli appelli di enti come Amnesty International siano sempre destinati a cadere nel vuoto. Pochi giorni fa Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia, ha presentato un invito al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, perché ponesse una serie di domande al presidente degli Usa, Barack Obama. Domande che avrebbero dovuto riguardare, tra l’altro, i centri di detenzione come Guantanamo e i diritti dei detenuti.

Ovviamente, tutto ciò non è servito a nulla.

Ciò che appare ormai chiaro è che alcuni Paesi ormai considerano “eticamente accettabile” che una superpotenza (USA, India o Cina poco importa) utilizzi ogni mezzo per sovvertire il sistema politico di un altro Paese o per raggiungere i propri obiettivi di “conquista economica”. E anche quando ciò non viene visto come “politically correct” spesso si pensa che basti voltarsi dall’altra parte e far finta di non vedere, nascondendosi dietro una maschera di omertà e di garanti della “sovranità nazionale”.

Visto questo stato di cose non sorprende che nessun risultato sia stato fino ad oggi ottenuto dalle proteste contro il MUOS in Sicilia. Obama, che pure aveva promesso di finire le guerre cominciate dai Bush, oggi continua a inviare truppe su più fronti di tutti i suoi predecessori, continua a sottoscrivere leggi e accordi internazionali per la pace nel mondo e per il rispetto dei diritti umani, ma si guarda bene dal rispettarli, continua a imporre le proprie scelte a Paesi stranieri e a dislocare il proprio esercito in molti Paesi (tra cui l’Italia)….

E quando qualche informazione sul loro operato, è avvenuto più e più volte nel corso degli ultimi anni, basterà continuare a negare, negare tutto e sempre. Alla fine i giornali non ne parleranno più, la gente smetterà di farsi delle domande e non se ne parlerà più …e loro potranno continuare a fare ciò che volevano…

 

 

 

 


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