I nastri gialli dell’Ance contro il degrado in città «Abbandono e incuria, il problema è la burocrazia»

L’appuntamento, non è un caso, è di fronte un immobile abbandonato da 40 anni nel pieno centro di Palermo, di proprietà ufficialmente dell’Opera Pia (della Regione), che ha visto tantissimi progetti mai però realizzati. E’ davanti l’ex ospizio di beneficenza di via Paternostro (un tempo la villa del principe di Palagonia) che l’associazionale nazionale costruttori edili di Palermo ha dato appuntamento ai giornalisti. Per lanciare la campagna comunicativa #bloccadegrado: sull’omonimo sito è possibile segnalare i casi di abbandono e incuria di opere pubbliche (soprattutto) e private. Mentre in questo caso i costruttori della città hanno appeso vari nastri adesivi, cartelli e volantini con la scritta degrado in corso, presso alcune delle incompiute più note o preda dell’abbandono: dallo stadio di baseball alla strada di accesso a Monte Pellegrino, dalle scuole abbandonate di Valedi e Pallavicino all’ex stablimento della Coca Cola.

«Studiamo l’iniziativa da tantissimo tempo – dice Fabio Sanfratello, presidente di Ance Palermo – Siamo partiti a maggio con la presentazione dell’evento a Genova. Con noi ci sono 105 associazioni territoriali, per questo vogliamo mostrare a tutti i cittadini che il problema dell’abbandono non è solo dei costruttori. Vogliamo testimoniare il degrado che mette in risalto il problema infrastrutturale di Palermo. Noi non vogliamo aggredire il territorio, vogliamo che si rigeneri quello esistente. Non basta certamente mettere isole pedonali ovunque, serve dare servizi alle persone e alle imprese che producono. Specialmente servono le infrastrutture viare, nell’interno della provincia le strade sono quasi tutte abbandonate, e ciò rende moltissimi paesi isolati».

L’Ance punta il dito soprattutto contro la burocrazia. «Non si può accettare che per un’opera pubblica servano undici anni, dalla progettazione all’esecuzione – continua il presidente Ance Palermo – Quando c’è poi l’aggiudicazione della gara ci sono poi sempre contenzioni che rallentano ulteriormente il tutto». Il sit-in dei costruttori si sposta poi di pochi metri, per arrivare al cantiere di fronte il teatro Politeama che realizzerà l’omonima fermata della metro.

«Un altro esempio paradossale è qui – dice Sanfratello – L’appalto sarebbe dovuto durare 1200 giorni, e invece si è sforato di altri mille giorni il tempo contratto. E tuttora il cantiere è fermo. Chi è competente, come ad esempio le Ferrovie, non prende i necessari provvedimenti. Col risultato che chi vive nella zona ne soffre, a partire dai cittadini che non possono usufruire di un’infrastruttura importante e strategica per Palermo, ma anche tutte le attività commerciali attorno che purtroppo, con questo blocco totale non riescono a lavorare».


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