Dopo la morte di 300 persone nel Canale di Sicilia, a manifestare la propria indignazione c'era anche un soggetto politico atipico per la bandiera della Trinacria: il movimento Noi con Salvini. «La Lega fa male non solo ai migranti, ma anche agli italiani», commenta Adham Darawsha, presidente della Consulta delle Culture di Palermo
I leghisti siciliani contro le traversate «disumane» Darawsha: «Vogliono impedirle sparando?»
«Dalla Libia non deve partire proprio nessuno». Parole già sentite, ma ad alzare la voce questa volta in merito all’ultima tragedia nel Canale di Sicilia, quando 300 persone sono morte in mare durante la traversata per raggiungere dall’Africa le cose italiane, è anche un volto politico nuovo. Abbastanza atipico per l’isola: I leghisti del sud. Ossia, il movimento Noi con Salvini. II gruppo di sostegno alla Lega nord nato non sulle Alpi ma nella terra delll’arancino o dell’arancina, dipende in quale parte della Sicilia la mangi. «Io di Salvini penso tutto il male possibile. Non perché è leghista, ma perché si spaccia per un leader nazionale che non è – commenta di rimando Adham Darawsha, palestinese, 34 anni, laureatosi a Palermo in Medicina e presidente della Consulta delle Culture, quarta istituzione della città – Come fanno a parlare di coste libiche, quando Salvini e i suoi compagni hanno guardato l’ultimo governo Gheddafi cadere dallo schermo dei palazzi del governo? Come vorrebbero impedire questi sbarchi? Sparandogli o creando dei ghetti? Dopo di che io non riesco a capire una cosa: se l’ufficio statistiche dell’Unione europea afferma che entro il 2050 servono all’Europa 50 milioni di persone, da dove volete che vengano da Marte?».
Intanto le manovre leghiste di avvicinamento alla Sicilia continuano. «I nostri sondaggi ci davano al 15 per cento. Ma io oggi dico che saremo molti di più», affermava ai giornalisti durante la presentazione del progetto politico Noi con Salvini a Palermo Angelo Attaguile, deputato Pdl ex lombardiano e presidente onorario del Catania calcio, chiamato a coordinare la discesa in Sicilia del segretario leghista Matteo Salvini. Perché, spiega, è ormai tempo di superare la stizza per le offese anti-meridionaliste di un tempo: d’altronde Salvini ha anche chiesto scusa e ha visitato la tomba di Don Luigi Sturzo, il padre dell’autonomia siciliana. Non più solo dal nord, quindi, arrivano come dei siluri le dichiarazioni della Lega in merito all’ennesima strage di Lampedusa. Ed il leit motiv è sempre lo stesso: «È disumano vedere centinaia di persone morire in mare per colpa di un’Italia e di un’Europa che invece di difendere i propri confini e scoraggiare le partenze, incentivano queste masse di disperati a tentare la traversata – spiega a MeridioNews Francesco Vozza, militante palermitano di Casa Pound e attivista del movimento Noi con Salvini – Ben sapendo che poi i nostri militari saranno pronti a soccorrerli». «Dalla Libia non deve partire proprio nessuno e, più in generale, queste persone andrebbero aiutate a casa loro – conclude -, magari non portando la guerra sulle loro terre come hanno fatto e stanno continuando a fare i paesi occidentali, Usa e Francia in testa».
«La Lega di Umberto Bossi era antifascista. Mentre questa Lega ha delle connotazioni che mi lasciano molto scioccato – continua Darawsha – Queste persone non fanno male solo ai migranti, ma anche agli italiani. In che italia vorrebbero vivere? Che faranno quando tutti i migranti non verseranno più circa 15 milardi di euro di tasse all’anno? Che ne sarà dell’agricoltura in Italia senza migranti?». Allo stesso modo, il presidente della Consulta delle Culture non riesce a spiegarsi il nuovo interesse politico dei siciliani per un progetto distante e storicamente antagonista come quello della Lega Nord. «Io, se incontrassi un immigrato che si dichiara leghista, gli direi di vergognarsi. Perché vuol dire che ha dimenticato tutto il dolore che questi signori ci hanno fatto passare, attraverso alcune leggi come la Bossi-Fini oppure il decreto Maroni. Lo stesso vale per i siciliani». Eppure, esperienze come quella di Maletto – Comune del Catanese dove alle ultime elezioni nazionali il Carroccio ha preso il 34,9 per cento dei voti, più che a Pontida – dimostrano che è possibile. «Io non temo il voto popolare o la democrazia – conclude Darawsha – Io temo la degenerazione popolare».