Il teatro per sognare è il progetto dell’associazione D’aRteventi che ha visto protagonisti alcuni carcerati della casa circondariale di Gazzi e diversi studenti dell'Università di Messina. «Abbiamo imparato ad andare oltre i pregiudizi», dicono a MeridioNews
I detenuti del carcere di Messina che sono diventati attori «Un laboratorio che è stato anche un percorso rieducativo»
Non un semplice laboratorio teatrale, ma un’esperienza di vita. Il teatro per sognare è il titolo del progetto ideato e portato avanti dall’associazione D’aRteventi che ha visto protagonisti i detenuti del carcere di Gazzi. Rita, Assunta, Sonia, Vanessa, Erminia, Gaetano B., Angelo, Emanuele, Giovanni F., Giovanni P, Gaetano R., Francesco, Domenico, Lorenzo e Ciccio sono diventati attori della Libera compagnia del teatro per sognare della casa circondariale di Messina e si sono esibiti ieri sera al teatro greco di Tindari. Insieme a loro, sono andati in scena anche alcuni studenti dell’Università di Messina che hanno portato a Tindari Storie da Liolà, lo spettacolo di e con il poliedrico attore e musicista Mario Incudine.
«Il progetto è stato sostenuto dalla Caritas con la guida dell’arcivescovo Giovanni Accolla e del direttore padre Nino Basile – spiega a MeridioNews Daniela Ursino, la presidente dell’associazione D’aRteventi – Per la rieducazione dei detenuti è importante uscire dalle mura del carcere e partecipare a questi progetti anche da condividere con gli studenti e le studentesse che hanno preso parte allo spettacolo». Alice Buggè, Dorina Damani, Giulia Lanfranchi, Cristina Maiorana, Adriana Malignaggi, Alessia Mazzù, Ilenia Mobilia, Angela Triolo e Gaia Vizzini. Sono loro studentesse, iscritte ai corsi di Giurisprudenza e Scienze Politiche, che hanno sperimentato attraverso il progetto «nato per fare conoscere a noi futuri giuristi e non solo, il carcere, attraverso il teatro» un percorso rieducativo della pena. «Nel tempo – spiegano alcune di loro al nostro giornale – Abbiamo fatto tante attività di laboratorio e incontri con artisti invitati al teatro Piccolo Shakespeare (che si trova dentro la casa circondariale di Gazzi, ndr)». Un’occasione di incontro che non le ha lasciate indifferenti: «Abbiamo imparato a guardare la vita sotto tanti punti di vista che prima non immaginavamo – confidano – e soprattutto abbiamo imparato ad andare oltre ogni pregiudizio e a lavorare insieme con un unico obiettivo: l’amore per l’arte e, in particolare, per il teatro».
Uno spettacolo che è stato reso possibile dalla collaborazione di tante realtà: «Dalla direttrice della casa circondariale di Messina Angela Sciavicco alla comandante della polizia penitenziaria Caterina Pacileo – elenca Ursino – fino alla presidente del tribunale di sorveglianza Francesca Arrigo e a tutto il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria». Sullo stesso palco, insieme, si sono esibiti detenuti, studenti, e anche attori professionisti (come Mario Incudine, Giampiero Cicciò, Federica De Cola, Rita Abele e Miriam Scala) ma anche musicisti, ballerini. «Tutti i costumi – ci tiene a sottolineare la presidente dell’associazione D’aRteventi – sono cuciti dalla sartoria teatrale dell’istituto penitenziario e dalle donne della sezione alta sicurezza, mentre gli oggetti di scena sono stati realizzati dalla squadra della manutenzione ordinaria fabbricati della polizia penitenziaria»