Protetta a Palermo, dove ha denunciato, ma senza scorta a Roma, dove oggi vive. Dal 20 novembre è questa la nuova condizione che deve affrontare Valeria Grasso, l’imprenditrice palermitana che ha denunciato le vessazioni dei Madonia, all’epoca a capo del mandamento di Resuttana-San Lorenzo. Mettendosi, in particolare, contro alla donna boss che reggeva le fila del clan quando il marito, Salvino occhi di ghiaccio, era ormai dietro le sbarre. È Maria Angela Di Trapani, che aveva deciso l’omicidio di Valeria Grasso nella sala colloqui del carcere, chiacchierando col marito. Protetta fino ad oggi con il quarto livello di rischio, questa misura da pochi giorni non è più attiva. Almeno nella Capitale, dove Valeria vive con la famiglia. E la comunicazione, alla testimone di giustizia di Palermo, finora non le è stata neppure notificata attraverso un provvedimento scritto, un atto ufficiale che metta nero su bianco questa allarmante novità.
«La cosa grave è che me l’hanno detto verbalmente, revocandomi la protezione nel giro di due giorni. È una cosa molto inquietante e brutta – commenta a MeridioNews -. Non mi hanno consegnato un atto scritto, niente. Intanto neanche cinque mesi fa il prefetto di Roma Paola Basilone aveva invece rinnovato la tutela». Sulla base di cosa, quindi, è stata presa questa decisione nel giro di pochi mesi? Cosa ha portato a questo cambio di rotta? Ma soprattutto chi ha deciso una misura simile per Valeria? «Nessuno sa niente, la comunicazione è arrivata non so a chi internamente all’ufficio e il comandante del nucleo scorte è venuto a portarmela a voce – spiega Valeria -. L’unica cosa che io non capisco è che chiaramente dovrebbe esserci un atto scritto che annulli la volontà del prefetto». Atto di cui ad oggi, però, non c’è traccia. E se davvero esiste, nessuno di certo lo ha mostrato a Valeria, spiegando chi e perché abbia preso questa decisione per lei e la sua vita a Roma.
«Tra l’altro – torna a dire – la cosa che mi preoccupa è che cinque mesi fa il prefetto la protezione l’aveva rinnovata su territorio nazionale, proprio perché il rischio c’è. A maggior ragione, quindi, mi domando ora chi abbia preso questa decisione». Insieme alle domande resta il fatto che da oggi Valeria non avrà più nessuno che l’accompagni. Almeno a Roma, dove c’è da tempo tutta la sua vita. Mentre a Palermo continuerà ad essere sotto tutela. «Avrei preferito fosse stato al contrario, io nella mia città di origine quasi non ci vivo ormai, mentre qui ho tutta la mia famiglia», osserva. «L’unico chiarimento possibile è che dicano che hanno sbagliato. Perché non è normale – commenta – Sono molto amareggiata, è un momento governativo che non mi piace, brutto, stanno facendo delle azioni molto brutte, mai vista un’era così. Parlano tanto di legalità e di lotta alla mafia e poi invece è come se si stessero colpendo le persone davvero impegnate in prima linea in queste battaglie. Ormai sono proprio disarmata, delusa e amareggiata. E preoccupata, non posso nasconderlo».
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