Guerra in Ucraina, in Sicilia cresce la rete di solidarietà «Papà richiamato dall’esercito, io invio cibo e medicine»

Una rete istituzionale e informale da giorni, anche in Sicilia, sta lavorando per aiutare la popolazione ucraina colpita dalla guerra. Nell’Isola la comunità del Paese dell’Est è composta da diverse migliaia di persone, con una forte presenza nella provincia di Messina. Una mobilitazione dal basso da giorni coinvolge associazioni e comuni cittadini con l’obiettivo di raccogliere medicine, vestiario, cibo di qualsiasi tipo purché non deperibile. Il passaparola viaggia tra le app di messaggistica e i gruppi Facebook con post e annunci scritti in doppia lingua. A Catania la raccolta di materiale è fissata per la prima domenica di marzo alla stazione degli autobus di piazza Giovanni XXIII, nei pressi della fontana di Proserpina. Il giorno prima, invece, la comunità ucraina sta cercando di organizzare una manifestazione per la pace con il raduno dei partecipanti fissato in piazza Roma, davanti alla villa Bellini, a partire dalle 15.30. «A bussare alla porta – si legge nella locandina – non è solo il nostro nemico ma quello del pianeta».

Non è l’unica iniziativa organizzata nel capoluogo etneo. In via Plebiscito, nella tipografia che gestisce insieme al marito, Daria, 24 anni, da due in Sicilia, ha indetto una raccolta di beni di prima necessità da inviare nel proprio Paese. «L’appello è rivolto a tutti, connazionali e catanesi – dice la donna a MeridioNews -. Chiunque voglia dare una mano può venire in tipografia. Raccoglieremo la merce fino al 4 marzo, poi la faremo arrivare in Ucraina». Per l’invio dei beni di prima necessità per adulti e bambini le ipotesi in campo sono diverse: «Abbiamo contatti con autotrasportatori che viaggeranno verso la Slovacchia, dove un gruppo di volontari si occuperà di farli arrivare in Ucraina, ma io e mio marito non escludiamo di partire con il furgoncino», spiega Daria. Di motivi la 24enne ne ha più di uno: «Ho una zia che sta cercando di lasciare l’Ucraina e arrivare in Slovacchia, per poi da lì raggiungerci qui a Catania – racconta -. Lei vive a Uzhorod, nella regione dell’Oblast’ della Transcarpazia, ai confini dell’Unione europea. Gli incolonnamenti sono di diversi chilometri. Sta viaggiando da sola in autobus insieme ai suoi due gatti. Arrivata in Slovacchia bisognerà organizzarle il viaggio verso la Sicilia».

Distribuzione aiuti al confine con la Polonia

La zia di Daria ha messo a disposizione la propria abitazione per i profughi. «Nella mia regione c’è una rete di volontariato ben organizzata, al momento – prosegue la 24enne – è l’area dell’Ucraina più sicura e sta diventando meta per chi fugge dalle zone in cui si registrano gli scontri». Per un parente che arriva, un altro nei giorni scorsi ha fatto il percorso inverso. «Mio padre è un militare dell’esercito, è tornato in Ucraina. Al momento è a Uzhorod che attende disposizioni dai suoi superiori, ha già combattuto nel conflitto nel Donbass del 2014». Mentre gli occhi di tutti sono puntati sui possibili esiti dei negoziati iniziati ieri al confine tra Ucraina e Bielorussia, a Kiev e negli altri territori colpiti dagli attacchi dell’esercito russo l’attenzione resta alta. «Ho amici e anche parenti nella capitale, le sirene negli ultimi giorni suonano sempre più spesso, gli attacchi continuano – commenta Daria -. Si vive con la paura, li sento tutti i giorni sperando sempre di trovarli in vita. In molti si rifugiano nei bunker sotterranei che sono rimasti dalla Seconda guerra mondiale, è assurdo pensare che allora i due popoli erano dalla stessa parte e invece adesso si trovano contro». 

Ieri il presidente della Regione Nello Musumeci ha dichiarato che la Sicilia è pronta a fare la propria parte. Il governatore ha aggiunto di voler cooperare, tramite le prefetture dell’isola, nell’invio di aiuti». E a Comiso, la sindaca Maria Rita Schembari ha detto di avere contattato la prefettura di Ragusa per capire cosa fare in chiave accoglienza. «Abbiamo scritto una lettera e siamo in contatto con il capo di gabinetto per capirne l’evoluzione – dichiara la prima cittadina a Meridionews – Attendiamo una eventuale circolare ministeriale per avviare tutte le procedure per ospitare i profughi ucraini all’interno degli alloggi dell’ex base Nato. Alcuni di questi non sono utilizzati da metà degli anni Novanta e avrebbero bisogno di una sistemazione. Le loro condizioni – continua Schembari – non sono comunque cattive, negli anni alcuni alloggi sono stati gestiti da associazioni e volontari». Nel Ragusano, anche alcuni privati hanno fatto sapere di essere pronti a contribuire. «Ho ricevuto la disponibilità a ospitare profughi da qualche albergatore e gestore di bed & breakfast. A questi – conclude la sindaca – nelle ultime ore si è aggiunto anche qualche cittadino che si è detto disponibile a mettere a disposizione la propria abitazione».


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