Gnuri, tradizione antica che sopravvive tra mille difficoltà «Siamo esausti e colpiti dalla crisi, ma nessuno ci ascolta»

«È un lavoro estenuante, ore e ore sotto il sole, almeno sei per ogni giornata, non abbiamo tregua e anno dopo anno il lavoro rallenta e diminuisce, noi siamo stanchi ma non perché non amiamo il lavoro che facciamo ma per le condizioni in cui lo viviamo, noi e i cavalli che ne fanno parte tanto quanto noi». Queste le parole di Gianbattista Zizza, uno dei cocchieri che ieri pomeriggio abbiamo incontrato dopo esserci presentati e accolti a Piazza Verdi, nella zona che costeggia il maestoso Teatro Massimo, proprio dove vengono parcheggiate le carrozze della Cooperativa Cocchieri Palermo.

Come ogni anno, con l’arrivo dell’estate la parola d’ordine in gioco in Sicilia è turismo. E passeggiando tra le vie del centro a Palermo è impossibile non notare sugli attraversamenti stradali e tra le macchine e i motorini due mezzi d’accompagnamento turistico in particolare: la Moto Ape Piaggio Calessino, un’alternativa moderna, rivisitata, su ruote e la classica carrozza o calesse, antico mezzo che ancora oggi desta fascino. Scavando a fondo alla questione e avvicinandoci più all’impegno che richiede il mestiere piuttosto che alla mera apparenza, emergono tutte le problematiche che avvolgono questa professione, lo stesso mezzo, e in particolare i suoi attori sociali protagonisti: il cocchiere e il cavallo.

«Abbiamo chiesto mille e una volta al sindaco Orlando e alle autorità – prosegue – di darci degli spazi più comodi per noi e per i cavalli, che non hanno acqua, perché non abbiamo delle colonnine per l’acqua per farli bere, e che non hanno riparo dal sole, come noi, e si vede, basta guardarci in faccia. Non veniamo ascoltati, non sappiamo nemmeno dove possiamo conservare la paglia per gli animali». Esistono due cooperative: quella dei Cocchieri Palermo e la Cooperativa Trinacria ben distinte da colore e logo. Tra le difficoltà segnalate, non tanto il calo del flusso di turisti ma, più che altro, una difficoltà legata a una questione logistica: «I turisti non ci vedono – continua Zizza – nel momento in cui arrivano a Piazza Politeama e non ci trovano vicini all’ingresso del Teatro, se ne vanno e la stessa cosa succede a Piazza Massimo come da tutte le parti, e poi noi rischiamo i verbali dei vigili urbani perché ci spostiamo e ci fermiamo in zone dove non possiamo stare per farci notare di più, rendiamoci conto».

A colpire, tuttavia, è soprattutto la condizione dei cavalli, splendidi ma oltremodo segnati dalla fatica, dal caos cittadino e dalla temperatura troppo alta per sostenere un carico così elevato per tutta una giornata. Ci racconta il cocchiere: «Non abbiamo le stalle, non ci forniscono le stalle e i cavalli sono stanchi, non vogliono camminare, sono forzati». I cavalli sono costretti a lunghe rincorse tra le auto, in mezzo alle corsie preferenziali tra i gas dei bus e dei grossi camion e a calcare l’asfalto non troppo omogeneo delle vie del centro rischiando di crollare da un momento all’altro. Economicamente in città, quindi, se pur in alta stagione, le cose non stanno andando per il meglio per chi, ancora oggi, porta avanti lavori tradizionali e d’altronde faticosi se pur leggendari e così pittoreschi. Manteniamoci forti alle tradizioni, senza tralasciare però la speranza a questo punto. 

Un consiglio tentiamo di darlo però: creare un sito web con una mappa cittadina collegata a un qualsiasi maps per smartphone dove segnalare e collocare le basi o i parcheggi delle carrozze, potrebbe essere un buon metodo per tutti i turisti interessati a trascorrere un paio d’ore nel centro storico in sella ad un calesse, prima ancora di arrivare in città.


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