Da Ragusa a Segesta, fino al progetto di un museo archeologico a Gela. L'entusiasmo e l'impegno dell'assessore in meno di un anno hanno lasciato un'impronta importante nella gestione dei siti culturali nell'Isola
Gli undici mesi di Tusa da assessore ai Beni Culturali Scavi, mostre, parchi: una primavera finita troppo presto
È stata una primavera in anticipo quella che hanno respirato i Beni culturali siciliani con l’arrivo di Sebastiano Tusa alla guida dell’assessorato regionale. In meno di un anno – si era insediato lo scorso 11 aprile dopo le dimissioni di Vittorio Sgarbi – era riuscito a fare un lavoro importante.
Già nei giorni precedenti il suo insediamento, quando il suo nome come successore del noto critico d’arte circolava molto, proprio a MeridioNews aveva detto che la vera priorità per i beni culturali sarebbe stato «l’adeguamento del sistema museale siciliano agli standard europei. Ci basterebbe tenere bene – aveva aggiunto – quello che abbiamo. Altrove i musei e i parchi archeologici sono luoghi dove vanno tutti, non solo gli addetti ai lavori. Dobbiamo trasformare anche i nostri siti in posti dove la gente si diverte, posti che rispondono alle richieste di una platea diversificata».
E in effetti, da grande conoscitore della materia, proprio dai siti archeologici era ripartito, portando a cinque i parchi in Sicilia: dopo la Valle dei Templi anche Naxos e Taormina, Selinunte e Cave di Cusa, Segesta e Pantelleria. Sedici ne restano ancora da istituire, per completare il progetto avviato dall’archeologo.
E poi il restyling per Cava d’Ispica e Camarina, entrambi in provincia di Ragusa, per i quali erano stati predisposti lavori per sei milioni di euro. Fondi attraverso i quali Tusa ha predisposto l’ampliamento delle aree visitabili dai turisti, i nuovi sentieri e le vie di collegamento tra i monumenti, al fianco di un nuovo allestimento multimediale del museo archeologico di Camarina e di un restyling degli spazi espositivi.
Ma il respiro internazionale che, seppur in poco tempo, Tusa era riuscito a dare ai beni culturali dell’Isola, aveva portato anche a un accordo con il Montenegro, lo scorso settembre, avviando un percorso comune per lo sviluppo delle politiche culturali relative al ricco patrimonio sommerso, con uno sguardo in particolare alla protezione dei siti archeologici subacquei e la formazione di professionisti. Un progetto che Tusa aveva particolarmente a cuore, considerata la lunga esperienza come Sovrintendente del Mare, era quello del museo archeologico a Gela, di cui il governatore Nello Musumeci aveva parlato a MeridioNews nella sua intervista di inizio anno.
Interventi anche per la riqualificazione ambientale, il restauro archeologico e la valorizzazione dell’Isola di Mozia, nella laguna dello Stagnone a Marsala. Tra nuovi percorsi di visita e miglioramento di quelli esistenti, sistemazione del verde e degli arredi esterni, realizzazione di una rete wi-fi e di un’App, installazione di stazioni multimediali e biciclette elettriche: questi alcuni degli interventi previsti.
Tusa aveva anche lavorato a un disegno di legge di semplificazione delle procedure autorizzative in tema di paesaggio, presentato lo scorso novembre. Il testo consentirà di adeguare la legislazione regionale alle norme dello Stato che individuano gli interventi esclusi dall’autorizzazione paesaggistica o sottoposti a procedura autorizzatoria semplificata.
Ma soprattutto, sotto la supervisione di Tusa, in Sicilia sono ripartiti, dopo dieci anni, gli scavi archeologici e i loro restauri. La Regione Siciliana ha finanziato, infatti, otto cantieri nelle province di Palermo, Catania, Agrigento, Trapani, Enna, Ragusa e Messina, per un totale di 500mila euro.
Tanta archeologia, insomma, ma anche uno sguardo attento al resto, dalle arti visive, col boom di visitatori alla mostra su Antonello da Messina e l’invio dell’Annunciata a Milano, fino al finanziamento destinato al restauro dei teatri siciliani. Una primavera in anticipo, di cui Tusa, però, non potrà vedere i frutti.