Ragusa e i suoi problemi non hanno certo lasciato indifferenti gli studenti, dopo l’appello del Consorzio universitario ibleo e della Provincia a scendere in piazza di fronte al palazzo del Rettorato a Catania. Il numero degli universitari partecipanti non ha però superato la presenza politica. E alla fine l’occasione di poter parlare con il rettore Antonino Recca è andata sprecata. Gli universitari, proprio i diretti interessati, sono infatti rimasti in silenzio (se si escludono gli improperi e le urla udite nell’aula magna).
Step1 è andato a sentire le opinioni e le critiche rivolte all’Ateneo catanese dagli studenti di Ragusa. I quali proprio non ci stanno ad essere considerati di serie “B”. Agraria, Giurisprudenza e Lingue sono le tre facoltà che si oppongono alla chiusura imminente; e Medicina? Quella è tutta un’altra storia.
«Non è soltanto un problema studentesco: se la sede di Ragusa chiuderà, ci saranno danni anche sullo sviluppo del territorio» afferma Adriano, studente della facoltà di Agraria. «Il vero nodo della questione è che si vuole togliere agli studenti il diritto allo studio». Tutti i ragazzi presenti all’iniziativa del Consorzio e della Provincia concordano nel dire che il Rettore sta facendo un grossissimo sbaglio e che soprattutto stia togliendo a molti ragazzi un diritto fondamentale.
«E’ vero che ci sono dei corsi doppioni a Ragusa e a Catania, ma nel caso di Giurisprudenza ci sono ben 1500 studenti iscritti. Non è un corso fantasma con un solo iscritto, com’è successo a Modica» spiega Alessandra. «Chiudere il polo ragusano è una grave perdita dal punto di vista culturale. Avere un’università significa anche ringiovanire la città, cosa che porta uno sviluppo altresì sociale ed economico».
Il caso forse più noto delle facoltà ragusane è quello di Lingue. La sede catanese e il Consorzio non hanno avuto un rapporto idilliaco. Gli studenti lamentano una totale assenza, per il corso di “Mediazione linguistica”, di una laurea specialistica. Più volte portata avanti come esempio di eccellenza (unico polo universitario a sud di Napoli che offre lo studio della lingua giapponese e di quella araba), la sede ragusana ha gravi problemi non solo strutturali ma anche didattici dato che «alcuni lettori non sono pagati da oltre sei mesi. Questo impedisce loro di risiedere qui perché ci vuole un contratto per il soggiorno che scade annualmente. Ciò impedirà loro di rimanere in Italia. Prima o poi ci molleranno, di conseguenza non ci sarà l’opportunità per noi di avere lettori madrelingua. L’insegnante di spagnolo l’abbiamo avuto solo a gennaio, con ricadute sulla didattica e sugli esami», racconta una studentessa.
Non soltanto Ragusa vede a rischio il suo futuro universitario. “Economia aziendale” di Modica è un corso doppione e «la situazione è come quella di “Governo dell’amministrazione”, se non peggiore. Da noi è già iniziata la disattivazione del corso, le iscrizioni sono già state chiuse. Ad ottobre tutti gli studenti del secondo e del terzo anno dovranno completare gli studi a Catania». Davide pensa che sarà difficile mantenere questi corsi attivi, ma una soluzione potrebbe essere quella di creare i tanto auspicati corsi di tutorato, i quali consisterebbero in lezioni di qualche materia con gli esami garantiti a Modica. Ma senza avere il completo servizio. «Siamo disposti anche a scendere a trattative» afferma lo studente.
Non tutti possono permettersi il trasferimento a Catania e molti addirittura temono di dover abbandonare gli studi. «I miei colleghi si lamentano tanto, ma poi sono l’unica iscritta a Giurisprudenza ad essere venuta qua» conclude sconsolata Alessandra. Di certo il rettore Recca dovrà fare i conti anche con gli studenti, i quali non si rassegnano all’attivazione del decreto ministeriale 270 sulla loro pelle. Se le forze dovessero essere quelle mostrate giovedì scorso – lasciatecelo dire – si rischia di assistere ad una Waterloo tutta siciliana.
Il prossimo appuntamento con la protesta di Ragusa è fissato per mercoledì 17. Davanti al Rettorato, ci saranno, oltre a quelli iblei, anche gli universitari del decentramento di Siracusa. Gli organizzatori si augurano, stavolta, un’ampia partecipazione, soprattutto da parte degli studenti.
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