Gli invisibili

Sempre più spesso le sorti della società odierna vengono decise nei luoghi modesti, dalla gente comune. E non dai capi di governo e dalle istituzioni. Teatro di uno dei tanti incontri sconosciuti ai più non era un grande auditorium, ma solo la piccola sagrestia della chiesa di San Niccolò l’Arena.

 

Ennesimo incontro del giovedì sera, la serata era incentrata su un tema che sta molto a cuore a Don Pino Ruggieri: “Il commercio e lo sfruttamento degli esseri umani”. Secondo i dati ufficiali sono 36.000 i casi di sfruttamento sessuale. E l’Italia è tra i pochi Paesi in Europa dove non si punisce la domanda di prostituzione. Pinella Leocata sul quotidiano La Sicilia ha pubblicato un paio di articoli sulla prostituzione che a Catania non è affatto scomparsa – come sembra – ma si è semplicemente spostata all’ingresso secondario del porto.

 

Purtroppo sfruttamento dell’uomo non vuol dire solo prostituzione. Medici Senza Frontiere ha girato il Sud Italia per verificare le condizioni degli immigrati che lavorano nei campi agricoli. I risultati dell’indagine non hanno tradito le aspettative: spesso senza servizi igienici, questa gente non solo lavora in nero, ma in più, con umiliante accondiscendenza, china il capo al fenomeno del “caporalato”.

 

Presenti alcune delle associazioni che operano nella città di Catania, tra cui il Centro Astalli e l’associazione Penelope. Tra pubblico e intervenuti figuravano anche volontari delle associazioni e qualche immigrato. Uno di loro si chiama Abram e il suo sguardo era tutt’altro che triste. Sorrideva perché tra quella gente si sentiva a casa, si sentiva coccolato da gente amica. Probabilmente tutta un’altra storia rispetto al suo passato. Però né lui, né gli altri presenti hanno voluto raccontarla la loro storia. “Questo fa ben capire lo stato in cui si trova questa gente…” commenta la sig.ra Elvira del Centro Astalli. E aggiunge: “Non si vuole parlare di categorie, ma di persone a cui vogliamo personalmente molto bene.” Comincia poi a dare un po’ di dati per inquadrare il fenomeno dell’immigrazione: “mezzo milione di irregolari in Europa, 75% dei quali sono coloro che dopo aver soggiornato in Italia con permesso provvisorio, non lo hanno rinnovato. Nel 2004 sono state 13.000 le persone sbarcate sulle coste italiane, ma prevalentemente in Sicilia. 5.000 i morti causati dalle carrette del mare.”

 

Racconta poi di un incontro avuto con uno scafista attualmente recluso nel carcere di Bicocca: “solo in una delle traversate organizzate da lui sono stati 12 i morti.”. Restando in tema “carceri”, la sig.ra Elvira legge altri dati secondo cui “il 97% dei detenuti stranieri nelle carceri italiane è irregolare. Il 36% degli stranieri denunciati è minore di 14 anni e la maggioranza è di origine serbomontenegrina.”

 

Ma come interviene lo Stato italiano per contrastare il fenomeno dell’immigrazione clandestina? Esistono tre modalità di azione: la prima è il respingimento (59.965 i respinti nel 2004), la seconda è l’espulsione (16.000 gli espulsi sempre nel 2004) ed infine la terza è l’accompagnamento forzato (sono 29 gli Stati che hanno un accordo bilaterale con l’Italia in materia di riammissione dei clandestini). Tale politica di interventi, non solo – dati alla mano – risulta improduttiva, ma allo Stato il mantenimento di un clandestino nei centri di accoglienza costa 60€ al giorno. “Lo stato di irregolarità facilita le devianze – sostiene la sig.ra Elvira – poi c’è anche da considerare l’indebitamento di queste persone che si ritrovano nella mani degli strozzini per pagarsi il viaggio della speranza.” Ecco perché è gente debole, sono gli invisibili della società.

 

Intanto due mesi fa, in Germania, è entrata in vigore una legge che punisce chi dà assistenza umanitaria agli irregolari. Ma non occorre spostarsi di molto. Le assurdità accadono anche a Catania, dove uno straniero irregolare arriva a pagare 100€ al mese per un posto letto in un ambiente costituito da due sole stanze e dove ad abitarci ci sono altre sette persone, per di più senza servizi igienici, né cucina.

 

Importante personalità, intervenuta al dibattito, è stata il giudice Felice Lima che ha parlato di immigrazione raccontando episodi di “ordinaria follia” dove i protagonisti sono i nostri stessi concittadini catanesi. Non è raro notare sguardi poco amichevoli o atteggiamenti di intolleranza verso gente di colore o asiatica al mercato di Catania. (NdR)

 

Il giudice esordisce con una metafora davvero calzante. Non facciamo parte, secondo lui, di una società, ma di un branco. L’atteggiamento di chi non vuole vedere le brutture del mondo che gli stanno attorno è lo stesso di quello di un gruppo di gazzelle che continuano a brucare l’erba mentre un loro simile è inseguito da un leone. Mancavano poche ore al giorno della memoria dell’olocausto e il giudice ci è andato pesante: “Stiamo riproponendo schemi nazisti, ma lo neghiamo persino a noi stessi. (…) E’ un imbroglio dire che Hitler ha ucciso 6 milioni di ebrei. Sono stati i tedeschi. Come è potuto succedere allora che tanti bravi tedeschi, per la maggioranza cattolici, abbiano fatto questo? O non ci si accorge di quello che si fa, o si finge di non accorgersene. Oppure si cerca di dare una giustificazione razionale a quello che si fa. Come probabilmente ha fatto il conducente del treno che deportava gli ebrei verso i campi di concentramento, dicendo a se stesso che in fin dei conti stava solo guidando un treno. (…) Anche a Catania stanno succedendo cose che ci rende simili a quei tedeschi.”

 

Tra i tanti episodi che il giudice Lima racconta ce n’è uno che desta preoccupazione: “… una motovedetta ha inseguito una carretta del mare dalle 15 alle 19 dopodiché il mare si è ingrossato facendo affondare l’imbarcazione che portava 109 passeggeri. Solo 9 i sopravvissuti, portati in salvo non dalla motovedetta, ma da un peschereccio. (…) Nessun processo militare è stato mai avviato. (…)”

 

La cosa forse che più ha sconvolto dell’incontro è stata venire a conoscenza del fatto che gli accordi tra Italia e Libia in materia di emigrazione sono segreti. “Perché mai?” Su domanda esplicita del giudice, gli è stato risposto che “l’Italia ha fatto dono alla Libia di 10.000 sacchi per cadaveri, alcuni apparecchi per il riconoscimento degli stessi e generi letterecci.” Aberrante. (NdR) In cambio la Libia è tenuta ad accettare i connazionali espulsi dall’Italia.

 

La discussione verte poi su un altro punto importante: la questione morale. Perché la gente si pone problemi morali nell’aiutare un immigrato clandestino? Una spiegazione potrebbe venire dal fatto che questo tipo di atteggiamento è visto come cattivo, illegale. Il giudice Lima ricorda allora che “…lo stato di diritto nasce con la rivoluzione francese per estendere i diritti a tutti. Adesso si tratta solo di tutelare i privilegi che già si posseggono.”

 

Arrivano anche le voci di altri volontari. Parla Gloria, dello sportello lavoro del Centro Astaldi. “Il nostro vuole essere un osservatorio piccolo ma privilegiato perché si batte in prima linea. Molte sono le ragazze con livelli di istruzione medio-alti che dall’est vengono in Italia a fare le colf, le badanti. Da 15.000 richieste di personale di questo tipo dell’anno scorso si è passati alle attuali 45.000, il triplo.” E così si esprime sulla Bossi-Fini: “Un orrore.” Non risparmia neanche critiche verso la gente comune: “Il mito dell’italiano come ospitale, del siciliano caloroso, della generosità che raggiunge il suo culmine nelle raccolte Telethon… è tutto una balla. La gente viene in cerca di calore e muore di freddo, proprio qui a Catania.”

 

Interviene anche un’altra volontaria, stavolta dell’associazione Penelope che oltre a illustrare la sua esperienza sul campo, presenta il progetto “Nuvole” che comprende assistenza verso i più deboli in termini di ascolto, consulenza legale gratuita, accompagnamento ai servizi socio-sanitari, accoglienza, inserimento lavorativo, numero verde, disbrigo pratiche e piani di protezione sociale. In passato l’associazione ha avviato un altro progetto, per altro ancora in corso, denominato non a caso “Fragile”, per la difesa di donne vittime di violenza. “Una cosa che spesso non sanno gli immigrati – ci dice la ragazza – è che anche senza permesso di soggiorno possono usufruire dei servizi sanitari in virtù di un protocollo specifico che esiste.”

Saro Di Grazia che collabora con La ronda della solidarietà e con il già citato Centro Astalli, accentua i toni del dibattito: “Dopo tutte queste belle parole, vediamo ora come fare a evitare altre battute di caccia del leone. Bisogna arrabbiarsi! La giustizia sociale va esercitata anche nei confronti degli stranieri, soggetti più deboli.”

L’incontro è finito dopo un’ora e mezza di belle parole e buoni propositi. E’ compito certo delle istituzioni statali trovare una soluzione che non “mercifichi” l’immigrante clandestino, come qualunque altro essere umano, ma intanto sono le persone comuni che ogni giorno si fanno carico delle altrui sofferenze.

 

Chiudo con un pensiero dello scrittore Claudio Camarca che nel corso di una trasmissione su La7 nel giorno della Memoria ha detto: “… non amo usare la parola clandestino per un uomo che nuota soltanto al di là di un confine e viene per questo definito delinquente…”

 

 

Link:

Leggi il testo della Bossi-Fini

Il diritto d’asilo è consentito a tutti gli stranieri dalla nostra Costituzione

Il periodico on line sulle leggi in materia di immigrazione

Il sito dell’associazione Penelope 


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