Gli imprenditori siciliani pensano all’economia o alla politica? Il ruolo di Confindustria Sicilia…

LE IMPRESE SICILIANE NON ASSUMONO NEANCHE CON GLI INCENTIVI. MENTRE QUEGLI INDUSTRIALI, AL GOVERNO, NON RAPPRESENTANO IL REALE TESSUTO PRODUTTIVO DELL’ISOLA. E SI VEDE…

Dal professor Mario Centorrino, economista ed ex assessore regionale dell’Istruzione e alla Formazione Professione, e da Piero David,  ex Coordinatore della Segreteria Tecnica dello stesso assessorato, riceviamo e volentieri pubblichiamo un interessante spunto di riflessione sul ruolo di Confindustria in Sicilia e, più in generale, sulla paralisi del mercato del lavoro nell’Isola:

“La Confindustria Sicilia, da anni, ricopre un ruolo di protagonismo nella politica siciliana affiancando, con suoi componenti e con parlamentari ad essa strettamente legati, il governo nei suoi processi decisionali che riguardano l’economia della Regione.

Tre fattori vengono invocati per giustificare questa “influenza”: intanto “l’immagine” a livello nazionale che Confindustria Sicilia ha saputo conquistarsi con le sue decise scelte contro la mafia ed il racket in particolare. Poi, la “tecnicalità” posseduta dall’organizzazione. In terzo luogo, il vuoto della politica che autorizza altri soggetti a riempirlo.

Ora, il presupposto di questi tre fattori è che, intanto, Confindustria Sicilia sia autenticamente rappresentativa delle imprese siciliane; in secondo luogo, che la sua azione sia sempre ispirata agli interessi della collettività e non a quello dei suoi aderenti; in terzo luogo, che eserciti, ove venga data occasione, interventi decisivi sul piano dello sviluppo e dell’occupazione. A prima vista, nessuno di questi tre presupposti è realizzato.

Non conosciamo dati ufficiali sulla rappresentatività di Confindustria Sicilia calcolata in rapporto al numero delle imprese siciliane (oggi nella regione le società di capitale, che mediamente hanno nove addetti, sono il 12% di quelle attive, che ammontano a 379 mila).

E’ possibile ipotizzarla nel parametro del 3% tenendo conto di una tendenza al progressivo depauperamento del sistema della rappresentanza industriale in Sicilia (ma lo stesso vale per le altre regioni) che si traduce in una consistente riduzione delle quote associative. Sono state già accorpate in un’unica sede Enna, Agrigento e Caltanissetta, ed il personale della sede di Palermo opera con un contratto part-time.

Una riforma di Confindustria nazionale (il cosiddetto documento Pesenti) propone di ridurre a due le sedi di Confindustria Sicilia e, in alternativa, di creare un’unica associazione imprenditoriale siculo-calabra.

Sul secondo presupposto, recenti polemiche (vedi requisitoria politica dell’Assessore Marino) mettono in dubbio il rapporto tra l’azione degli industriali siciliani e l’interesse della collettività. Con riferimento al terzo, stando ai dati disponibili, nel caso del bonus assunzioni under 30 (decontribuzione fino a diecimila euro per i contratti a tempo indeterminato stipulati con giovani disoccupati) la quota di utilizzo del bonus rispetto ai fondi teoricamente disponibili è la più bassa d’Italia (12,8%, equivalente a 478 assunzioni, senza alcuna lamentela per l’assenza di un’offerta di lavoro più qualificata), superiore soltanto a quella della Valle d’Aosta (10,5%).

Il che vuol dire, o che in Sicilia, contrariamente a quanto dicono le rilevazioni statistiche, non c’è domanda di lavoro, o, assai più probabile, che le imprese siciliane oggi non sono in condizione di (o non vogliono) assumere, neanche in presenza di un consistente incentivo (i cui relativi fondi inutilizzati saranno dirottati a regioni, come la Lombardia e l’Emilia Romagna, che viceversa li hanno esauriti).

Rinviando ad altri ragionamenti le spiegazioni di questa sostanziale paralisi del mercato del lavoro in Sicilia, rispetto anche ad altre regioni del Sud, si impongono tre considerazioni: il potere di Confindustria nella regia dell’economia non è al momento giustificato da significativi parametri economici; se le imprese siciliane non assumono, neanche incentivate a farlo, qualcuno questo problema dovrebbe porselo almeno a livello politico; come si può rimproverare la formazione professionale (al netto degli ipotetici scandali e presunti imbrogli che ne hanno caratterizzato, apparentemente solo dal 2010, una sua parte) di non produrre posti di lavoro”?

Mario Centorrino

Piero David

 

Riforma Pesenti: addio Confindustria Sicilia?
Il Fatto: “Confindustria Sicilia occupa il potere in nome della legalità”

 


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